Emanuele Nicastri è primario della divisione malattie infettive ad alta intensità di cura allo Spallanzani di Roma. È anche tra gli organizzatori del convegno presso lo stesso istituto dedicato alle Malattie tropicali neglette (Ntd), in occasione della Giornata Mondiale, il 30 gennaio. E per descrivere in che situazione si trovino oggi le malattie tropicali neglette non usa mezzi termini: “è un problema mostruoso”, confida a Wired Italia. Che riguarda, per rendere l’idea, un quinto della popolazione mondiale. Non di rado senza farmaci, senza efficaci sistemi di diagnosi, senza adeguati progetti di ricerca né finanziamenti, la cui gestione è per lo più nelle mani di agenzie internazionali e affidata all’esperienza dei singoli medici, ci racconta Nicastri.
È l’altra faccia del racconto sulle malattie neglette, che soprattutto prima dell’arrivo della pandemia ricorda l’Oms, erano in regressione, non solo in termini di riduzione delle persone interessate, ma anche in termini di eliminazione progressiva delle malattie dai diversi paesi, di controllo di vettori e trasmissione, di rinnovati impegni internazionali, prevenzione, nuovi schemi di trattamento e test diagnostici, con guadagni più o meno importanti a seconda delle malattie (qui il documento dettagliato con tutti i dati).
Cosa sono le malattie tropicali neglette e chi colpiscono
Per capire di cosa parliamo: le malattie neglette sono tante, se ne contano una ventina, e sono condizioni diversissime tra loro per manifestazioni ed eziologia. Alcune sono causate da virus, batteri, parassiti, funghi, tossine, come quelle che si trovano nel veleno dei serpenti. Fanno parte di questo gruppo malattie come la malattia di Chagas, la dengue, la lebbra, la rabbia, la filariosi linfatica, l’oncocercosi, le echinococcosi, la schistosomiasi, la scabbia e la leishmaniosi, la noma (stomatite gangrenosa, ufficialmente aggiunta da poco). Sono le malattie dei più poveri, ricorda l’Oms, di quelli che hanno scarse condizioni igienico sanitarie, non di rado coinvolti in conflitti. Sono comuni infatti soprattutto nel continente Africano e nel Sud-est Asiatico, ma anche diverse altre aree asiatiche e il Sudamerica sono interessate. Ma più in generale anche se il termine tropicale trae in inganno le malattie neglette sono un problema globale, che non risparmia anche il ricco Occidente, anche noi.
Conflitti e cambiamenti climatici favoriscono le malattie neglette
Solo lo scorso anno, Nicastri e alcuni colleghi italiani pubblicavano su Parasitology un articolo sul peso delle malattie neglette – endemiche o importate – presenti in Italia. Si parla soprattutto di echinococcosi, leishmaniosi, schistosomiasi, strongiloidosi, malattia di Chagas, cisticercosi, dengue, scabbia, e filariosi. Alcune stime dedotte dai tassi di ospedalizzazioni parlano di circa 1500 casi l’anno, di certo una sottostima assicurano gli esperti, che secondo alcuni potrebbe arrivare a circa 4000 casi l’anno. Ed è verosimile che in futuro si assista a un aumento dell’incidenza di queste condizioni: “Complici i cambiamenti climatici – spiega Nicastri – ma anche i conflitti, le carestie che determinano un aumento della mobilità individuale e di popolazione. E quando una popolazione si sposta lo fa con tutto il proprio carico di malattie. I cambiamenti climatici – va avanti Nicastri – è verosimile che si faranno sentire soprattutto su alcune arbovirosi (malattie virali trasmesse da artropodi, come accade per Chikungunya, Dengue e West Nile, dna) e malattie a trasmissione orofecale, con l’aumento della scarsità d’acqua”. D’altronde, già quest’anno, abbiamo avuto casi di trasmissione autoctona di Dengue in Italia, ricorda l’esperto.
Il problema dei farmaci e dei test
La situazione rimane a oggi complessa, non solo in termini di estensione del problema, ma anche per come viene affrontato, nella descrizione di Nicastro: “Prendiamo ad esempio la situazione per la malattia di Chagas: i farmaci contro questa malattia sono estremamente vecchi, con un numero elevato di effetti collaterali, sottoposti a un accesso regolato – la distribuzione è controllata dall’Oms – e la produzione è limitata. Senza considerare che non abbiamo farmaci formulati ad hoc per la popolazione pediatrica e i test sono inaffidabili. La ricerca sulla patologia, se non bastasse, è limitata, non interessa le aziende farmaceutiche e quella presente è legata solo al lavoro di agenzie internazionali”. La carenza di farmaci per le malattie neglette è un problema che può riguardare anche i paesi più ricchi, nell’esperienza che racconta Nicastri, che a volte spinge i medici a utilizzare farmaci off label, ovvero che hanno indicazioni per altre patologie, deducendo l’efficacia dalla letteratura scientifica.
“Possiamo contare su un’innovazione fantastica, che produce terapie complesse e costosissime, ma abbiamo problemi di produzione e rifornimento per farmaci che costano pochi euro – conclude – servono investimenti per affrontare il problema della produzione, così come quello della diagnostica, in alcuni casi relegata solo a laboratori attrezzati, e per trovare nuovi e vecchi farmaci”. E ancora, ottimizzarli, nell’efficacia e nel dosaggio e distribuirli tempestivamente. O sarà difficile centrare gli obiettivi dell’Oms, che entro il 2030 spera di ridurre del 90% il numero di persone interessate dalle malattie neglette rispetto al 2010: significa passare dagli oltre due miliardi che erano allora a circa 200 milioni. Oggi siamo al punto che sono 1,6 miliardi le persone interessate dalle malattie neglette.
Fonte : Wired