Cineastri, la scienza nel cinema: Oppenheimer e oltre

Quante volte vi è capitato di guardare un film e dire “ma no dai questo è impossibile figurati se potrebbero farlo nella realtà”. E non solo per quanto riguarda la fantascienza (dalla più plausibile a quella più ardita) ma anche per lungometraggi che partono da solide basi scientifiche. Ecco perché ci sono l’astrofisico Luca Perri e il divulgatore scientifico Adrian Fartade, autori del podcast Cineastri che è arrivato alla sua seconda stagione su Audible, pronti a raccontarvi un film diverso a puntata dal punto di vista scientifico, con la grande domanda di cui sopra: “Quanto c’è di scientificamente vero in tutto questo?”. Noi abbiamo avuto la bellissima opportunità di intervistarli e farci raccontare un po’ del podcast e del loro approccio al cinema, cercando di toccare diversi punti tra scienza e settima arte. Ecco cosa ci hanno svelato.

Cineastri di Luca Perri e Adrian Fartade: una breve guida

Everyeye.it: Cominciamo immaginando che chi legge non conosce Cineastri: come è nato il progetto?

Luca Perri: Io e Adrian siamo divulgatori a tema spazio tendenzialmente, siamo appassionati di cinema e già separatamente facevamo delle recensioni scientifiche dei film che avevamo visto. Adrian lo faceva sul suo canale YouTube Link4Universe, io lo facevo negli eventi dal vivo. Siccome contemporaneamente collaboravamo su tanti altri progetti tra cui dei podcast Audible, a un certo punto ci siamo detti perché non facciamo le recensioni scientifiche assieme. Anche perché solitamente io e Adrian siamo come Sandra e Raimondo Vianello su determinate questioni, cioè io sono quello cinico, sempre pessimista, Adrian è invece ottimista, vede il buono in ogni dove e quindi abbiamo detto: portiamo questa nostra visione assieme. Per esempio nella seconda stagione abbiamo selezionato film chiesti dal pubblico, che siccome ci vuole male ci ha chiesto dei film orripilanti, tipo Geostorm del 2017 o Moonfall di Roland Emmerich.

Siccome la prima stagione è andata molto bene, abbiamo deciso di fare la seconda raccogliendo quelli che sono i feedback e le richieste da parte del pubblico. Allargando anche lo sguardo però, perché eravamo partiti dalla fantascienza pura nella prima stagione, nella seconda abbiamo anche film storici come Oppenheimer o Apollo 13 oppure il fantasy come Il Signore degli Anelli.

Adrian Fartade: Ci siamo sempre trovati molto bene e anche nel tempo libero discutiamo tantissimo di film, perciò quando siamo arrivati a parlare di nuovi progetti è venuto fuori naturalmente. La cosa che abbiamo notato subito è che c’erano molti più film di quanti avremmo mai potuto mettere in una sola serie. Noi eravamo pronti per parlare di tutti quanti ma abbiamo dovuto scremare tantissimo. Ci sono almeno 30 lungometraggi scartati per questa stagione.

Nemesi fantascientifiche e differenze tra stagioni

Everyeye.it: Nella seconda stagione avete anche parlato di Moonfall, film che il fisico Neil DeGrasse Tyson reputa il peggiore di sempre scientificamente parlando. È anche la vostra nemesi?

Adrian Fartade: Entrambi abbiamo delle nemesi di film. Per Luca è Gravity di Alfonso Cuaron, per me è Armageddon. Nel mio caso quindi Moonfall è per alcune cose peggiore, ma credo che non avendo mai avuto la presenza culturale, il successo con il pubblico di un film come Armageddon oppure come Gravity è stato visto e dimenticato molto in fretta. Per cui è peggio comunque in termini di impatto, di fraintendimenti, riguardo come funzionano le cose, un film di grande successo. Sul piatto della bilancia per me pesa molto di più un film come Gravity o Armageddon rispetto a Moonfall o altri film. (Qua nel dubbio vi lasciamo la nostra recensione di Moonfall).

Everyeye.it: Cosa avete cambiato rispetto alla prima stagione di Cineastri?

Luca Perri: Abbiamo in realtà mantenuto più o meno l’idea della scorsa stagione, togliendo le puntate speciali da due ore e mezza: ci siamo costretti a essere un po’ più sintetici. Devo dire però che abbiamo mantenuto lo stesso sguardo perché non era costruito nella prima stagione. A parte il narrare i dati tecnici del film a inizio puntata, banalmente aprendo Wikipedia e leggendo durata, regista, eccetera, per il resto abbiamo giusto una scaletta molto vaga dei punti che andremo a toccare, perché quello che riportiamo nelle puntate è esattamente quello che faremmo io e Adrian quando ci incontriamo al bar per la colazione e narriamo il nostro disagio, perché abbiamo visto un film che non ci è piaciuto o ci ha fatto particolarmente male dal punto di vista scientifico.

La scienza di Oppenheimer

Everyeye.it: Visto che il 2023 è stato anche l’anno di Oppenheimer, che avete affrontato in una delle vostre puntate, secondo voi il linguaggio scientifico che c’è nel film ha contribuito al suo successo? Magari proprio per le persone che non sanno nulla a livello tecnico di quello che viene raccontato.

Luca Perri: Io dico che quantomeno non ha non contribuito, cioè frase arzigogolata per dire che il 90% degli errori che ci sono di scienza nei film sono legati solitamente alla non voglia di prestare attenzione alle cose. In una produzione come Oppenheimer, avere un fisico sul set che ti corregge le frasi dei personaggi non ti costa nulla, anche perché se trovi uno appassionato te lo fa gratis, letteralmente. Avere quell’attenzione in più secondo me fa sì che magari in una nicchia di persone, come possono essere i fisici, il passaparola sia più entusiasta rispetto a un film di fantascienza normale. Perciò non so se ha cambiato le sorti su grande scala del film, quello che posso dire è che sicuramente ha aggiunto un passaparola positivo a un costo anche non solo economico, proprio di impegno di risorse che è inesistente.

Se si apportasse, secondo me, la stessa accuratezza, decenza, mi sento di dire, in molti film in cui appunto ci sono errori per il semplice gusto di farli, perché alle volte sono anche insensati ai fini della trama quegli errori, quindi non sono licenze cinematografiche, sono proprio trascuratezza, secondo me aumenterebbe il valore del film, per il semplice fatto che si chiama fantascienza, quindi un po’ di scienza almeno dovrebbe averla. Spesso si dice che allora se è fantascienza vale tutto, non è vero, perché così come in un film nessuno dice “se avrei”, perché dà fastidio ed è la violazione di una norma, non capisco perché se sparo una scemenza completa dal punto di vista fisico debba andare bene.

Così come la frase “non è un documentario”, spesso ci viene detta anche in maniera più o meno scherzosa e io rispondo “non è mica l’Accademia della Crusca, ma “se avrei” ti darebbe fastidio. Quello che io ho apprezzato di Oppenheimer è che quantomeno avevano un fisico sul film che diceva “questa frase ha senso, questa no, eccetera”.

Adrian Fartade: Io sono d ‘accordo, aggiungerei soltanto che mi piacerebbe che ci fosse anche uno storico sul set oltre al fisico. Tipo sul set di Napoleon, per fare un esempio: la persona che ha dato inizio all’egittologia che bombarda le piramidi. Come vedere un film su Galileo in cui Galileo, quando gli chiedono “allora cosa ci fai vedere con il cannocchiale” lui dice “non me frega niente dei cannocchiali”, e lo butta giù dalla finestra. Per tornare al discorso di prima, Oppenheimer credo che abbia avuto così tanto successo perché c’era il nome di Nolan dietro, non credo che il fatto che fosse accurato scientificamente ha cambiato molto a box office, credo che avrebbe fatto gli stessi introiti a prescindere.

Quindi tanto di capello che hanno avuto la premura di trattarlo con rispetto dal punto di vista scientifico, specialmente perché molte delle persone coinvolte nel film non sono più vive ma i loro parenti sì: vederli trattati con rispetto è stata una premura che mi è piaciuta molto. Però quei dialoghi tra Einstein e Oppenheimer non sono mai successi. Ha fatto anche molto sorridere Oppenheimer che va a chiedere a Einstein di ricontrollare i calcoli matematici, visto che nella comunità scientifica tutti sapevano che Einstein odiava farli.

Luca Perri: Tra l’altro Oppenheimer da quel punto di vista era molto più bravo di Einstein probabilmente, ma comunque sono licenze cinematografiche, dovevano anche sintetizzare spesso interi processi, perché l’analisi per capire se il dare fuoco all’intera atmosfera fosse plausibile o no è durata un sacco di tempo. Quindi ci sta che per sintetizzarlo tu inventi una scena, così come per lanciare la morale, cioè la parte finale con Einstein e Oppenheimer che si incontravano al laghetto che non è mai esistita. Parti da cose reali, Einstein e Oppenheimer collaboravano, si sentivano, si incontravano, e crei una scena che deve far passare un messaggio.

Quella non è una forzatura particolarmente fastidiosa, perché comunque ha un suo scopo ai fini della trama. Quando invece ci sono errori che non hanno neanche uno scopo ai fini della trama mi danno fastidio, sono solo errori di sbadataggine o di noncuranza. (Se volete vi lasciamo anche l’articolo sui personaggi di Oppenheimer nella realtà).

Confronti di coppia e serie tv

Everyeye.it: Invece una puntata che vi ha messo un po’ in difficoltà, anche a livello vostro di confronto.

Luca Perri: A parte la sofferenza di analizzare Moonfall, secondo me è stata più particolare una puntata come quella di Avatar o Dune, in cui il discorso non era solo sulla scienza, ma anche sulla costruzione dei mondi. Perché analizzare un singolo dettaglio in realtà può essere più o meno complicato, ma è fattibile. Analizzare un mondo è più complesso anche perché rientrano dei discorsi culturali all’interno del mondo che viene creato e quindi devi analizzare anche le culture che ci vivono. Devi guardare con occhi razionali una cosa che appunto non è necessariamente razionale. Quindi è difficile alle volte dare un voto di plausibilità, un voto di realismo a una cultura inventata da zero.

Adrian Fartade: Avrei detto Dune anch’io, anche perché era una trama scritta in un periodo storico diverso, che si porta dietro un sacco di carico di quel momento e quindi c’erano tanti argomenti estremamente complessi in cui era difficile entrare in poco tempo, specialmente concentrandoci solo sulla scienza. Anche perché Dune in realtà, un po’ come lo è Star Wars (Lucas ha preso moltissimo da Dune) è una space opera molto più vicina al fantasy che alla scienza in qualsiasi modo, quindi non è che in Dune c ‘è realmente un bisogno di spiegare scientificamente niente.

La spezia è magia, è pieno di maghe, parche, eccetera per cui non volevamo pestare piedi visto che non sarebbe il nostro territorio occuparci della parte storico-politica del film. Solo che in Dune tutto quello che c’è è fatto per quello, la storia dello smontare l’idea del salvatore, del messia che tutte le popolazioni aspettavano, quindi quello è stato difficile però alla fine abbiamo parlato di un sacco di cose: i macchinari per volare, le tute per trattenere l’umidità e quanto sono credibili, come sono fatti i mondi.

Everyeye.it: Avete mai pensato di spostare il discorso anche sulle serie tv in futuro?

Luca Perri: Ne abbiamo parlato e in realtà il problema è proprio questo: sul film tu puoi analizzare singole sequenze senza troppi problemi. Su una serie tv, soprattutto se sono serie di tante stagioni, non è detto che il pubblico le abbia viste tutte. Quindi è vero che c’è gente che ascolta Cineastri senza aver visto il film di riferimento, però ecco, a me viene in mente, non so, La casa di carta. C’è tantissima scienza sbagliata ne La casa di carta, però penso principalmente alla scena in cui nella terza stagione vanno a mettere una bomba nella cassaforte allagata. E

cco il sub che mette la bomba sarebbe morto, è inutile che si ripari dietro ai lingotti d’oro eccetera. Però se uno non ha visto quella scena è un problema, perché io sto facendo tutto un discorso basato su un singolo dettaglio all’interno di una serie di diverse stagioni, ogni stagione ha una trama diversa. Ci sono serie che permettono anche di fare discorsi molto interessanti, una che piace a entrambi è The Expanse, che forse è quella fatta meglio di fantascienza degli ultimi periodi, ci sono comunque delle complicazioni in più nell’affrontare la serialità. Però in realtà è un progetto che è lì, non è scartato.

Adrian Fartade: Io, per esempio, se dovessi scegliere un approccio per quanto riguarda le serie lo farei più che altro su quelli che vengono chiamati MacGuffin, cioè lo farei su singole cose delle serie. Io isolerei tre singoli elementi per ogni serie, contestualizzandoli e poi esplorandoli, tre io e tre Luca. Secondo me un format così può rendere le idee di una serie molto più complessa, ma allo stesso tempo permetterci di scegliere di parlare di quelle cose che possiamo decontestualizzare senza che questo comprometta nulla per chi non l’ha vista. L’obiettivo prossimo secondo me sarebbe anche analizzare videogiochi di fantascienza.

Il mostro da affrontare

Everyeye.it: Per chiudere, qual è la puntata che considerate un po’ il vostro “mostro”, cioè il film che ancora dovete fare perché è complicatissimo oppure che avete già fatto ma che avevate timore di affrontare.

Luca Perri: I miei due li abbiamo già fatti nella prima stagione, prima puntata e ultima puntata con speciali da due ore abbondanti, ed erano 2001 Odissea nello spazio e Interstellar. Il primo perché è considerato il film di fantascienza migliore mai girato, che sul piano del gusto personale posso anche essere d’accordo ma su quello scientifico proprio no. Interstellar invece era un mostro sacro principalmente perché fra gli sceneggiatori c’è Kip Thorne, premio Nobel per la fisica nel 2017. Che quindi ha infarcito letteralmente di cose interessanti dal punto di vista scientifico il film. Infatti quando poi io sento persone dire che Interstellar “è tutta una boiata dal punto di vista scientifico”… beh l’ha scritto un premio Nobel per la fisica, forse non è proprio tutto sbagliato. Tra l’altro quando Nolan lo ha interpellato per Tenet, Thorne ha detto “ok discutiamone fra noi ma non mettermi nei credits perché io con Tenet non voglio avere niente a che fare”.

Adrian Fartade: Se dovessi scegliere film singoli ti direi qualcosa come Akira o Ghost in the Shell, che sono filmoni enormi per me che mi occupo anche di filosofia. Argomenti giganteschi per quanto riguarda l’identità umana, non soltanto la parte di tecnologia e intelligenza artificiale, ma anche se noi siamo i nostri ricordi oppure se siamo noi che li costruiamo o sono loro che costruiscono noi.

Sono temi così grandi ed esplorati così visceralmente che è difficile parlarne a chi non ha visto il film, è difficile estrapolarli. Per me sono quelli i film che farei fatica ad affrontare ma che al contempo mi darebbero tantissima soddisfazione, sono convinto che farei un lavoro di cui sarei felice e per cui il pubblico sarebbe contento. Ma al tempo stesso sarebbero puntate a cui continuerei a pensare anche mesi dopo, ponendomi questioni del tipo “avrei dovuto dire questo, avrei potuto esplorare meglio questo, questo forse non l ‘ho detto bene”. Oppure c’è anche Star Wars, che prima o poi ci toccherà. Sia io che Luca lo sappiamo, rimandiamo l’inevitabile.

Everyeye.it
: Lì poi sarà tosta, anche perché il pubblico specifico è complicato e sensibile sul tema Star Wars.

Luca Perri: Sarò onesto e ti dirò che pensavo peggio. Io ho scritto un libro sulla scienza di Star Wars e avevo detto “adesso qua la fossa non la me la toglie nessuno”. Devo dire in realtà che se il fandom vede che comunque tu, anche quando smonti qualcosa, lo fai con affetto e scherzandoci sopra ma in maniera proprio affettuosa in realtà non ti critica. Se tu lo analizzi con un punto di vista che in fondo non cambia la percezione personale di quel film va bene. Star Wars alle persone piace o non piace perché fa sognare o non fa sognare, quindi che sia scientificamente giusto o no non importa niente. Magari gli interessa scoprirlo per curiosità, però non gli cambia l’approccio al film.

Fonte : Everyeye