Nonostante ciò sia teoricamente possibile, passare dalla definizione astratta al mondo fisico si sta dimostrando straordinariamente difficile. Costruire computer quantistici che risolvano problemi di valore commerciale richiede uno sforzo tecnologico immenso. Dopodiché, anche in presenza, un giorno, di un processore quantistico con un’elevatissima tolleranza agli errori, dubito che lo utilizzeremo per fogli di calcolo, proprio come non usiamo un supercomputer per tenere in memoria la lista della spesa. Con buona probabilità, non avremo bisogno di abbandonare JavaScript o Html/Css o Python, così come non ci recheremo al lavoro al mattino e accenderemo il nostro computer quantistico. Forse non lo useremo mai per carichi di lavoro di produzione non legati alla ricerca e sviluppo. Per questo vale la pena approfondire la metodologia utilizzata da Velu e Putra, perché questi 13.000 dollari devono pur venire da qualche parte.
Come li utilizzeremo?
Coloro che operano nella ricerca universitaria e gli operatori industriali saranno tra i primi a beneficiare di questa tecnologia. Nella comunità scientifica si manifesta un ampio consenso sull’ipotesi che le prime applicazioni si concentreranno sulla simulazione di sistemi fisici complessi, come la fisica delle particelle o la materia condensata, i modelli Fermi-Hubbard e il gas di elettroni liberi, per citare alcuni esempi. Non va dimenticato che le applicazioni di base richiedono centinaia di migliaia di qubit, e quelle davvero importanti arrivano a milioni e milioni di qubit. Visualizzare un computer quantistico come un supercomputer di grandi dimensioni localizzato in un centro dati costruito ad hoc, accessibile attraverso il cloud è sicuramente corretto, anche se l’analogia più appropriata per un computer quantistico è quella con un telescopio, e non con un calcolatore. Il telescopio non sostituisce il microscopio, la lente d’ingrandimento o l’occhio nudo. È uno strumento che può essere utilizzato per scrutare profondamente nel cielo.
Il computer quantistico è uno strumento che potrebbe essere (principalmente) utilizzato per risolvere problemi nella fisica quantistica. Qual è il valore generato da un telescopio? La curva di apprendimento associata all’introduzione dei telescopi potrebbe comportare perdite economiche? Quindi, quante persone avranno effettivamente bisogno di imparare a usare i computer quantistici là fuori? Se facciamo una valutazione su un intervallo di 10-15 anni, è concepibile che il collo di bottiglia non sia l’adozione o l’acquisizione di nuove competenze, ma l’immaturità della tecnologia stessa.
Molto lavoro dovrà essere dedicato ad adattare i problemi presi in analisi dall’hardware quantistico. In modo quasi ironico, i computer quantistici non avrebbero dovuto essere chiamati computer affatto, ma “generatori di correlazioni arbitrarie tra molte parti”. Inoltre, la digitalizzazione in termini di porte logiche e circuiti non segue un percorso esattamente naturale. Tuttavia, rappresenta il modello mentale di un dispositivo computazionale con cui siamo più familiari. Per concludere, la costruzione e lo sviluppo di computer quantistici è una bella maratona. Sicuramente ci saranno persone in grado di studiarne la capacità e proporre problemi da risolvere in modo vantaggioso – per risparmiare tempo, memoria, e forse energia. Quali sono questi problemi, è ancora poco chiaro, ma probabilmente si evolveranno insieme all’hardware man mano che questo verrà costruito. In fondo, la stessa co-evoluzione si è verificata storicamente per i computer tradizionali.
Fonte : Wired