Dopo la notizia della partecipazione di 12 dipendenti dell’Unrwa all’attacco di Hamas alla Striscia di Gaza del 7 ottobre, diversi Paesi occidentali hanno annunciato di aver sospeso i finanziamenti all’Agenzia delle Nazioni unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa). Tra questi ci sono Regno Unito, Australia, Canada, Finlandia e Stati Uniti. L’Italia lo aveva già fatto dopo l’inizio della guerra tra Israele e Hamas, come ricordato dal ministro degli Esteri Antonio Tajani.
Il Governo italiano ha sospeso finanziamenti @UNRWA dopo l’atroce attacco di Hamas contro Israele del 7 ottobre. Paesi Alleati hanno recentemente preso stessa decisione. Siamo impegnati nell’assistenza umanitaria alla popolazione palestinese, tutelando la sicurezza di Israele.
— Antonio Tajani (@Antonio_Tajani) 27 gennaio 2024
Storicamente, l’Italia è tra i maggiori donatori in Palestina, con fondi che hanno finanziato progetti vitali per la popolazione che da decenni si trova in un territorio continuanemente in conflitto.
I fondi dell’Italia alla Palestina: a quanto ammontano
L’Italia è presente in Palestina dal 1985, con finanziamenti del governo e organizzazioni della società civile che agiscono direttamente sul campo, specie nella Striscia di Gaza. Secondo i dati più aggiornati dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo, negli ultimi 38 anni l’Italia ha investito circa 450 milioni di euro in programmi di cooperazione allo sviluppo e aiuto umanitario per la popolazione palestinese in Cisgiordania, Gerusalemme Est e Gaza. Nel 2023 sono state impegnate risorse per 27,8 milioni di euro che hanno finanziato 39 progetti.
Nel 2022 sono stati invece stanziati oltre 22 milioni di euro e tra i beneficiari c’è anche l’Unrwa. Ad esempio nel 2021 sono stati stanziati 2 milioni di euro a favore di un progetto di sicurezza alimentare per distribuire cibo a oltre 30mila famiglie. L’Italia agisce con gli altri Stati europei ed è il primo Paese donatore per due settori, salute e parità di genere ed emancipazione femminile. In generale, gli aiuti della comunità internazionale sono vitali per i territori palestinesi: le Ong sostengono che 8 persone su 10 dipendono dai programmi di sviluppo e dalle donazioni.
E proprio le organizzazioni della società civile lavorano sul campo a fianco delle agenzie governative. In generale, l’Unione europea è il principale fornitore di assistenza esterna ai palestinesi attraverso la strategia comune europea 2021-2024, dotata di circa 1,2 miliardi di € a titolo indicativo, 691 milioni dei quali sono già stati adottati
Che cosa finanzia l’Italia in Palestina
In un territorio che vive di emergenza da decenni gli aiuti umanitari si adeguano agli andamenti dei conflitti. Ad esempio nel 2014, dopo 51 giorni di offensiva militare israeliana contro la Striscia di Gaza decine di migliaia di abitazioni sono state distrutte o danneggiate, causando lo sfollamento tra luglio e agosto di 100mila residenti. All’epoca, l’Agenzia per la cooperazione italiana ha partecipato alla ristrutturazione di 280 unità abitative e all’intera ricostruzione del quartiere di edilizia pubblica popolare di Al Nada.
Dall’Italia 8 milioni di euro per la guerra dell’acqua ma a Gaza è rimasta solo quella salata
Più di recente sono stati attivati altri progetti e la maggior parte riguarda temi legati all’emergenza, all’istruzione e alla sanità. Nel 2023 gli interventi più importanti riguardano il “Rafforzamento integrato del sistema sanitario palestinese” (4 milioni di euro), i diritti umani e l’uguaglianza di genere e il rafforzamento del programma Post emergenza Palestina (Pop). Dal 7 ottobre è tutto fermo.
Che cosa è l’Unrwa e cosa fa in Palestina
L’Unrwa è l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi. L’acronimo sta per “United Nations Relief and Works Agency for Palestine Refugees in the Near East”, cioè “Agenzia delle Nazioni unite per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi nel vicino oriente”, responsabile dei rifugiati palestinesi in Cisgiordania, striscia di Gaza, Giordania, Libano e Siria.
L’Unrwa si occupa di coordinare servizi umanitari e di sviluppo umano nell’area, come l’istruzione primaria e professionale, l’assistenza sanitaria di base, i servizi sociali e di soccorso, il miglioramento delle infrastrutture e dei campi, la microfinanza e la risposta alle emergenze, anche in situazioni di conflitto armato.
L’accusa riguarda alcuni dipendenti, che potrebbero essere stati coinvolti negli attacchi del 7 ottobre. Tuttavia, né l’Onu né gli Stati Uniti hanno approfondito fornendo ulteriori dettagli. Il Dipartimento di Stato americano ha parlato di 12 dipendenti accusati e licenziati – l’Unrwa non ha fornito un numero – ma non è chiaro che tipo di lavoro svolgessero.
L’Olp ha fatto appello ai Paesi che hanno congelato i finanziamenti all’Unrwa di rivedere la loro posizione, visto che questa scelta “comporta un rischio politico e per gli aiuti”. Lo ha detto su X Hussein al Sheikh, segretario generale dell’Olp e alto funzionario dell’Autorità nazionale palestinese. “Questa decisione – ha ammonito – comporta un rischio politico. Gli stati sono invitati a ritirare immediatamente la loro decisione”.
Fonte : Today