Renato Pozzetto si racconta per la prima volta in un’autobiografia con tanti divertenti aneddoti, incontri decisivi e avventure rocambolesche. La storia di una vita che “l’è bela!” diventata ora un libro: Ne uccide più la gola che la sciarpa, che esce il 30 gennaio per Rizzoli. “Ero al buio. C’era umidità./Silenzio./Poi, di colpo, qualcuno ha acceso la luce. Non so se dopo mi hanno lavato./Poi ho visto la mia mamma./Bella, bellissima./Era il 14 luglio 1940./ Era il giorno della mia nascita”, racconta.
A fare da sfondo al racconto dell’attore, comico, cabarettista, cantante, sceneggiatore, regista, tra i capiscuola del cabaret lombardo, non poteva che esserci la Milano dei locali off, del Bar Gattullo, del “Dogui” e dell’Ufficio Facce, delle osterie e dei circoli operai, dell’Oca d’Oro con gli anarchici ad affettar salame e le canzoni della mala. E la galleria d’arte notturna La Muffola da cui sono passati Lucio Fontana e Piero Manzoni, il Cab 64 e il Derby dove con Enzo Jannacci, Giorgio Gaber, Bruno Lauzi e tanti altri ha trovato casa tutto quel fermento surreale e giocoso del teatro-canzone che avrebbe fatto scuola.
C’è la Milano in cui due amici d’infanzia cominciano a suonare la chitarra e a cantare le canzoni popolari, danno vita al duo comico “Cochi e Renato” e portano quel surrealismo e quella vitalità dai cabaret alla tv, diventando una coppia indimenticabile. Separata, mai del tutto, dal clamoroso esordio di Pozzetto in Per amare Ofelia, l’inizio di una lunga e fortunata carriera cinematografica che lo porterà negli anni Ottanta a scrivere pagine di storia della commedia all’italiana. In Ne uccide più la gola che la sciarpa anche la passione per le automobili, gli elicotteri, le corse di F1. Cibo e vino, il Po da percorrere e ripercorrere in barca, gli affetti famigliari, registi grandi e piccoli, partner memorabili dentro e fuori dal set.
Fonte : Sky Tg24