Le parole del magistrato Francesca Nanni all’inaugurazione dell’anno giudiziario si ricollegano alla recente riapertura del caso della strage di Erba, per la quali sono stati condannati all’ergastolo Olindo Romano e Rosa Bazzi: “Le divisioni tra innocentisti e colpevolisti minano la qualità dei provvedimenti”
Rosa Bazzi e Olindo Romano
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“Quando in un processo mediatico l’opinione pubblica si divide fra innocentisti e colpevolisti su qualche clamorosa vicenda di cronaca, ciò in genere non avviene sulla base di elementi processuali a carico dell’imputato o a suo favore raccolti e valutati osservando specifiche norme, ma per impressioni di simpatia o antipatia o, peggio, per adesione ideologica ed il clima generale rischia di influenzare negativamente la qualità degli stessi provvedimenti giudiziari”. Sono le parole con le quali la procuratrice generale di Milano Francesca Nanni, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, si ricollega alla recente riapertura per il caso della strage di Erba.
“L’eccessiva pressione mediatica sicuramente complica il lavoro del magistrato e lo trascina in un ambiente dove sono necessari competenze e strumenti estranei alla sua formazione e alla sua stessa funzione”, dice la pg.
Qualche settimana fa la Corte d’Appello di Brescia ha infatti ammesso il ricorso di Olindo Romano e Rosa Bazzi, condannati all’ergastolo per l’omicidio di Raffaella Castagna, Youssef Marzouk, Paola Galli e Valeria Cherubini e per il tentato omicidio di Mario Frigerio, avvenuti l’11 dicembre 2006, fissando al 1° marzo l’udienza al termine della quale i giudici decideranno sull’istanza di revisione presentata dalle difese dei due coniugi e dal sostituto pg di Milano, Cuno Tarfusser, il magistrato che nei mesi scorsi ha chiesto la revisione del processo.
“La condizione indispensabile per lo svolgimento del delicatissimo compito dei magistrati” è “la libertà dai condizionamenti” ricorda la Nanni.
“In un periodo storico in cui la ricerca immediata di consenso, con sempre immanente rischio di improvviso ribaltamento delle posizioni, condiziona non solo la vita quotidiana ma anche le forme più articolate di organizzazione sociale, quelle economiche come quelle politiche, il pericolo è un senso di disorientamento, di confusione anche nel campo del diritto che rischia di intaccare il delicatissimo rapporto fra chi amministra giustizia e coloro in nome dei quali la stessa giustizia è amministrata con conseguenze assai gravi e che comunque vanno ben oltre le limitate aspettative dei singoli e delle varie categorie interessate”, ha aggiunto il magistrato.
Fonte : Fanpage