AGI – Il 27 gennaio, il Giorno della Memoria che tradizionalmente dedica agli incontri con gli studenti, Lia Levi ha l’agenda piena di appuntamenti negli istituti superiori, a Roma, ad Orvieto, in Sicilia. Ma è animata soltanto da una grande certezza: “Non userò l’espressione ‘Mai più’, il mantra sugli orrori della Shoah, perché è stata profanata il 7 ottobre, quando quegli orrori si sono ripetuti con l’attacco terroristico di Hamas tra i civili nel sud di Israele”, chiarisce all’Agi la scrittrice 92enne, testimone della memoria ebraica.
Le sue sicurezze finiscono qui, spazzate via da una sensazione di grande incertezza: sulla reale utilità degli incontri andati in scena da quando nel 2000 l’Italia ha istituito la giornata nazionale che commemora le vittime dello sterminio nazista, sulle parole che utilizzerà e sulla disposizione d’animo dei suoi interlocutori: “C’è in me l’angoscioso timore che, accanto a insegnanti e ragazzi che si sono mossi sempre sulla mia stessa lunghezza (e continueranno a farlo) mi ritrovi altri ragazzi caricati dagli slogan di odio antiebraico orchestrato da Hamas“. Perché, sottolinea, “gli studenti che fino all’anno scorso si preparavano, si emozionavano e si commuovevano davanti ai racconti della Shoah ora partecipano ai cortei contro Israele sventolando le bandiere di Hamas, quell’Hamas che punta alla distruzione di Israele e dell’intero popolo ebraico”
Oggi Hamas viene visto da molti come un nuovo Zorro, che protegge i deboli (Lia Levi)
Levi è animata dagli stessi dubbi che, come tanti ebrei che a titolo personale hanno scelto di non partecipare a questo Giorno della Memoria, dichiarandolo sui social, l’avevano portata a chiedersi se fosse il caso di fare un passo indietro anche lei, prima di decidere di andare, “perché’ anche arrivare a formare una sola coscienza è importante“. “Voi non meritate il nostro dolore”, ha scritto pochi giorni sulle pagine di ‘Shalom’ nel numero monografico dedicato al Giorno della Memoria: “Mi riferivo a quelli che ‘dopo un attimo di raccapriccio appena appresa la notizia del 7 ottobre, hanno fatto riaffiorare i però, e i ‘ma’, addossando a Israele le vere colpe di quanto è accaduto – chiarisce – alle manifestazioni pro Hamas che hanno invaso le piazze, le scuole, le Università”.
Davanti alla sensibilità tradite dei testimoni della memoria come lei, “davanti al riaffiorare dell’antisemitismo in Italia, alle pietre d’inciampo profanate, alle scritte contro gli ebrei, alla Maratona della Memoria cancellata per motivi di sicurezza, agli uomini che per prudenza evitano di farsi vedere in giro con la chippà, il copricapo ebraico, all’accostamento tra Giorno della memoria e questione palestinese nel titolo del convegno dell’Anpi di Bagno a Ripoli del 27 gennaio, Levi si chiede anche se gli incontri con gli studenti a cui ha partecipato negli anni che hanno preceduto questo Giorno della Memoria post 7 ottobre, abbiano seguito la strada giusta: “I ragazzi si sono sicuramente emozionati in questi anni, ho visto anche tante lacrime. Ma quelle emozioni non si sono trasformate in coscienza e si sono volatilizzate per fare posto ad altre emozioni, oggi forse più’ di moda – analizza – quelle che li portano a partecipare ai cortei pro Palestina, e a gridare “Io sono con Hamas”.
Secondo la scrittrice i testimoni della memoria ora devono affrontare il problema con gli insegnanti “puntare a formare le coscienze, a stimolare ragionamenti, a spiegare la storia di Israele e quella di Hamas”. Ma questo accadrà sicuramente nel prossimo futuro, intanto c’è il Giorno della Memoria, che cosa dirà Levi agli studenti? “Se mi chiederanno di dire la mia sulla guerra Israele – Hamas ovviamente lo farò – chiarisce – a patto che non sia la prima domanda. Non ci sto a interpretare il ruolo dell’ebrea che si dissocia, sebbene anche noi ebrei vediamo gli errori politici del governo israeliano, ci ragioniamo sopra e ne scriviamo come stanno facendo del resto molti scrittori israeliani”.
La guerra, continua Levi “è sempre terribile e nessuno di noi riesce a emergere dall’angoscia di fronte alle tragiche immagini di civili innocenti martoriati che scorrono davanti ai nostri occhi. Ma questa condivisione dovrebbe trovare riscontro anche dall’altra parte. Invece è successo di colpo che il male del mondo e’ rappresentato solo dall’israeliano o, in modo più sbrigativo, dall’ebreo”.
Fonte : Agi