Stunt Pilots atterrano a Santeria Toscana di Milano per il loro salto nel vuoto

Stunt pilot significa pilota acrobatico: è questo il nome che si sono dati Zo (Lorenzo Caio Sarti), Moonet (Simone Colombaretti) e Farina (Emanuele Farina) quando, in piena pandemia, hanno scelto di passare dall’anarchia delle jam, contesto in cui si sono conosciuti, alla maggiore formalità di una band. Una band che rimane comunque anarchica, per il suo modo speciale di trovare una strada tra il mainstream

tradizionalmente apprezzato a un rock puro che spesso, in Italia, ha solo imitazioni conformiste. Gli Stunt Pilots hanno scelto Milano per dare avvio al loro minitour, data che ha registrato rapidamente un sold out e che verrà replicata il 2 febbraio sempre alla Santeria Toscana 31; poi c’è Roma l’1 febbraio. Si chiama (the TAKEOFF) ERA la prima presentazione ufficiale post XFactor. Takeoff, cioè decollo. Ma più che una partenza, il concerto ci è sembrato più un arrivo su un altro pianeta.

DOLCEDORMIRE E L’IMBARCO

Come fossimo su un vero aereo, l’idea è data anche dalla scenografia, che vede solo delle ventole sul fondo del palco, gli Stunt accolgono il loro pubblico con una voce che richiama quella del pilota dalla cabina. Ma prima, l’imbarco: a occuparsene è Dolcedormire, all’anagrafe Simone Trotta: oscilla tra hyperpop, post-punk e rap, facendosi portavoce di uno stile molto poco valorizzato nei nostri ambienti

musicali troppo conservatori. È il sogno del viaggio, l’illusione di quello che sarà, una dimensione onirica in cui i pensieri sfumano. Dolcedormire è la dimostrazione che la musica elettronica può ancora fare tanto.

Il VOLO
L’inizio è soft: siamo alla fase di rullaggio, si accendono i motori e ci prepariamo per lasciare terra con I Wanna Lie (In Bed With You), tratta da Dirty Laundry, EP del 2023, e How Will I Know, cover realizzata in principio per X Factor (GUARDA LO SPECIALE), che si distacca da Whitney Houston per ricalcare alcune perle del glam rock e del funk. Poi, acceleriamo. Decolliamo su sound più dinamici per arrivare tra le nuvole, da Nessuno mi può giudicare a Cherries, da Confetti, che vede l’arrivo sul palco di Juice Judah, a Imma Stunt, il brano più amato dal pubblico. Nella fase di crociera siamo totalmente a nostro agio: possiamo rilassarci, urlare, se vogliamo, o emozionarci su 7 Years, cover dei Lukas Graham. Ci sono anche due inediti, Popstar, Rockstar, Trapstar e Sellout, che ci accompagna nella discesa. L’atterraggio è la consapevolezza di

avercela fatta: Kiss, da dove tutto è iniziato (è la cover portata alle audition), e Imma Stunt, manifesto musicale con cui gli Stunt hanno conquistato tutti durante il talent show che li ha resi noti al grande pubblico. Farina scherza durante il concerto sulla prevalenza di canzoni in una lingua diversa dall’italiano: “Vi piace l’inglese, allora! Ditelo all’industria!”. La sua sembra essere una provocazione rivolta alle limitazioni spesso

imposte dal mondo della discografia, che fa fatica a ragionare fuori dalle logiche di mercato e fare un salto nel vuoto verso il nuovo. Quello stesso salto che gli Stunt Pilots hanno fatto, riuscendo a trasmettere un’energia che era già chiaramente percepibile attraverso uno schermo nel corso dell’esperienza a XFactorGli Stunt sono una conferma, ma noi avevamo già capito tutto.

Fonte : Sky Tg24