1. Niente videoschermi nei primi tre anni di vita
2. Smartphone dai 14 anni
3. Preadolescenza e adolescenza: mai dispositivi digitali la notte
4. Preadolescenza e adolescenza: attenzione alla quantità di tempo (dopo le due ore il cervello va in default)
5. Niente dispositivi digitali durante i pranzi in famiglia
6. Prevenire la dipendenza da videogiochi evitando l’uso libero non regolato (a qualsiasi età)
È l’appello che Daniele Novara, pedagogista e fondatore del Centro psicopedagogico per l’educazione e la gestione dei conflitti, fa a famiglie e scuola, ma anche alle istituzioni alle quali chiede una regolamentazione più restrittiva sul tema bambini/adolescenti e dispositivi digitali.
“L’uso smodato dello smartphone, proprio come le sostanze che causano dipendenze – commenta Novara – disattiva le aree cerebrali del controllo e si “aggancia” a quelle dopaminiche, ovvero del piacere. È tipico di questi strumenti, che non sono da demonizzare. Ma i cui rischi sono noti”.
Il ruolo della famiglia
Come possono affrontare i genitori, dal punto di vista educativo, questa realtà? Una delle prime osservazioni di Novara riguarda il divieto totale, sottolineando l’importanza di consentire ai bambini di imparare e esplorare, pur mantenendo una supervisione attiva. La sua prospettiva sfida l’idea di isolare i bambini dal mondo digitale, affermando che tutto ciò che non è pericoloso può essere appreso, proprio come imparare a nuotare o guidare uno scooter. “Il primo errore è pensare di proibire tutto, di tenere i bambini completamente lontani da questo mondo. I bambini hanno bisogno di imparare, e tutto quello che non è strettamente pericoloso si può e si deve imparare – spiega il pedagogista -. Ma è una questione di età: ogni cosa a suo tempo. I bambini piccoli devono stare in un contesto sensoriale, pratico concreto ed esperienziale e fruire di un linguaggio anche molto iperealistico lontano da quello digitale”. E dire che i bambini di oggi sembrano nascere con lo smartphone in mano: “Paradossalmente nei primi sei anni possono apparire svelti davanti a un touchscreen – continua l’esperto -, in realtà se pensiamo alla mente infantile vediamo che ha scarsa capacità di filtro e regolazione, è una mente ancora basata sull’immediatezza. Per questo loro sono perfetti come clienti digitali: si buttano e provano. In realtà è un loro ‘deficit’, la normale mancanza di corteccia prefrontale in infanzia, che li spinge in questa direzione”.
Il pedagogista richiama l’attenzione sulla mancanza di rispetto per l’età dei bambini, evidenziando come le capacità e le potenzialità dei bambini cambino notevolmente durante i primi 10 anni di vita. Adattare l’approccio educativo a queste fasi cruciali è fondamentale per garantire un ambiente di apprendimento sano.
“Una cosa a cui prestare molta attenzione, per esempio, è l’uso della tastiera in età infantile, che compromette i processi di leggo- scrittura. Una penna non è sostituibile, così come la lettura su carta, quindi bambini fino a scuola primaria devono stare lontani dalle tastiere e da video schermi che riducono le capacità linguistiche”, commenta Novara. Secondo uno studio realizzato nel 2019 da Panda Security, azienda che si occupa di sicurezza informatica, in collaborazione con American Academy of Pediatrics il telefonino sui bambini può causare dipendenza ritardare lo sviluppo celebrale e provocare problemi di salute e psicosociali.
“Ci sono stati anni in cui in Italia lo smartphone era diventato il regalo per la prima comunione – racconta Novara – fortunatamente sta succedendo sempre meno. Oggi anche in Italia si stanno diffondendo i gruppi “I Patti digitali”: genitori che danno lo smartphone ai loro figli solo a 14 anni, come vorrebbe la legge sulla privacy legata ai social network”.
“Conosciamo il numero impressionante di ragazzi ritirati in casa a giocare solo con i videogiochi dopo gli 11 anni – conclude il pedagogista -. Non vanno abituati, durante l’infanzia, in modo da poter regolare meglio l’eventuale videogioco in preadolescenza. In generale, va ricordata una regola basilare: mai l’utilizzo di questi dispositivi, nemmeno la televisione, durante le ore previste per il sonno. La stanza dove i bambini dormono deve essere libera da collegamenti tecnologici, digitali, da videoschermi e simili. Sappiamo come la cosiddetta “luce blu” di questi dispositivi possa anche creare dei disturbi neurofisiologici del sonno stesso. Più che altro, si tratta di tutelare il bisogno dei bambini di dormire un tempo adeguato”.
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Fonte : Repubblica