Eclissi totale di Sole, perché quella del 2024 sarà speciale

Nel pomeriggio dell’8 aprile prossimo, per diversi minuti, la Luna si frapporrà perfettamente tra la Terra e il Sole, oscurandolo completamente. In cielo andrà infatti in scena un’eclissi totale di Sole, evento astronomico abbastanza raro e molto interessante sia per gli scienziati, che avranno l’occasione di guardare le stelle del cielo diurno (in effetti fu proprio osservando un’eclissi totale di Sole che nel 1919 l’astronomo Arthur Eddington poté confermare per la prima volta la correttezza della teoria della relatività generale elaborata da Albert Einstein) che, naturalmente, per astrofili e appassionati d’ogni parte. Ecco, a questo proposito, togliamoci subito il dente: l’eclissi, purtroppo, sarà visibile solo dall’America settentrionale, anzi, per la precisione, solo da una stretta striscia di terra che attraversa diagonalmente il Messico, gli Stati Uniti centrali e occidentali e una piccola parte del Canada. Più o meno sono 31 milioni e mezzo i fortunati che risiedono nell’area, e a cui basterà “uscire dalle proprie case”, come ha recentemente ricordato Kelly Korreck, direttrice del programma Nasa dedicato all’eclissi. Noialtri, a meno di non sobbarcarci un volo transoceanico – i prezzi per gli alloggi nella zona di osservazione, tra l’altro, sono già schizzati –, dovremo accontentarci di seguire l’evento in streaming. Ma tant’è.

Perché sarà un momento unico

L’eclissi di quest’anno, per una serie di ragioni, sarà ancora più speciale delle altre. La prima l’abbiamo già raccontata: solitamente le eclissi solari totali, che avvengono (più o meno) ogni 18 mesi, sono visibili solo da regioni inaccessibili – molto spesso, per un’ovvia questione probabilistica, dal mezzo di qualche oceano – mentre quella dell’8 aprile andrà in scena in una delle aree più popolate al mondo. Ma c’è di più: l’ultima eclissi totale di Sole visibile dagli Stati Uniti, avvenuta nell’agosto 2017, aveva coinciso con un momento in cui l’attività solare era al minimo; quella di quest’anno, invece, coinciderà con il momento di massima attività della nostra stella. E gli scienziati si sono già detti molto interessati a un confronto tra i due eventi: “L’eclissi di aprile sarà molto diversa da quella del 2017 – ha detto a Scientific American Lisa Hupton, scienziata solare al Southwest Research Institute di Boulder, in Colorado – In questo caso, vista la maggiore attività solare, dovremmo essere in grado di osservare molto più in dettaglio la corona solare”. La forma della corona solare, infatti, cambia significativamente in funzione del ciclo della stella: in questo caso dovrebbe apparire più grande e avere molti più “pennacchi” rispetto a sette anni fa. L’osservazione della corona solare, tra l’altro, non è solo motivo di compiacimento estetico: quei pennacchi che emergono dal Sole possono infatti interferire con i satelliti per le telecomunicazioni e per la navigazione in orbita attorno al nostro pianeta, ed è dunque molto importante osservarli, descriverli e caratterizzarli in dettaglio.

“Nel corso di un’eclissi totale di Sole – ha detto Nouar Raouafi, astrofisico della Johns Hopkins University, parlando a una tavola rotonda della American Geophysical Unionnoi scienziati abbiamo l’occasione di eseguire esperimenti che non potrebbero essere eseguiti in altri momenti”. Dell’eclissi del 1919, probabilmente uno dei momenti scientifici più importanti del secolo scorso, abbiamo già parlato. Anche quest’anno – ancora di più – tutti gli strumenti a disposizione degli astrofisici saranno impegnati a studiare cosa accade durante l’oscuramento: verranno usati radar, palloni atmosferici, astronavi e jet. La Nasa ha inoltre intenzione di monitorare i cambiamenti della densità, della velocità del vento e della temperatura della ionosfera, ossia la parte superiore dell’atmosfera terrestre, durante l’intero evento; per di più, quest’anno, per la prima volta, la Nasa ha a disposizione ben due navicelle in orbita attorno al Sole, cosa che permetterà di combinare i dati raccolti a terra con quelli degli strumenti in volo e avere quindi ancora più informazioni. E ancora: la Nasa ha avviato, o promosso, decine di progetti di citizen science, invitando tutti gli appassionati a collaborare alla raccolta dati con i propri telescopi, telecamere e smartphone. Ricordando, naturalmente, di prendere tutte le precauzioni del caso.

Fonte : Wired