Il detenuto dell’Alabama Kenneth Smith è stato giustiziato utilizzando per la prima volta al mondo l’inalazione di gas azoto, una procedura che provoca ipossia, ovvero una carenza di ossigeno a livello dei tessuti che, se prolungata, causa la morte: cosa sappiamo del metodo, in che modo viene eseguito e cosa è successo durante l’esecuzione.
Il detenuto Kenneth Eugene Smith, giustiziato in Alabama durante la prima esecuzione con il metodo dell’inalazione di gas azoto
È morto per asfissia, più precisamente per ipossia da azoto, il detenuto Kenneth Eugene Smith, giustiziato giovedì 25 gennaio 2024 in Alabama. La sua è stata la prima esecuzione al mondo utilizzando il metodo dell’inalazione di azoto, una procedura che è stata condotta con l’impiego di una maschera facciale attraverso cui il gas è stato fatto fluire per circa 15 minuti. Il decesso di Smith – condannato alla pena capitale nel 1996 per l’omicidio di una donna su commissione del marito nel 1988 e già sopravvissuto a un tentativo di esecuzione tramite iniezione letale nel 2022 – si è verificato come conseguenza dell’inalazione di un’alta concentrazione di azoto che ha determinato una carenza di ossigeno nell’organismo (ipossia).
Quando l’azoto diventa tossico e come avviene la morte per ipossia
L’ipossia da azoto è la condizione che si verifica in carenza di ossigeno a livello dei tessuti, danneggiando gli organi importanti, come cuore, cervello e fegato in pochi minuti. In particolare, si parla di ipossia istotossica quando la condizione è dovuta all’impossibilità dei tessuti di utilizzare l’ossigeno, come nel caso di un avvelenamento che, per l’esecuzione di Smith, è stata raggiunta attraverso l’inalazione di azoto gassoso (N2).
L’azoto gassoso che, come noto, costituisce circa il 78% dell’aria che respiriamo, risulta infatti pericoloso in relazione a un suo aumento di concentrazione e alla conseguente riduzione della percentuale di ossigeno, che nell’aria è pari a circa il 20%. Pertanto, in presenza di una sua maggiore concentrazione nell’aria – che non viene rilevata dall’olfatto perché si tratta di un gas inodore – l’azoto diventa tossico, causando appunto ipossia (una carenza parziale di ossigeno) e successivamente anossia (assenza totale di ossigeno).
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Quando prolungata, la mancanza di ossigeno provoca “incapacità di movimento, perdita di coscienza, convulsioni e morte” secondo l’US Chemical Safety and Hazard Investigation Board. I primi effetti, indica il Board, si osservano al di sotto del 19% di ossigeno, descritti come “impercettibili eventi avversi” e fino al 16% di ossigeno, a cui si registra un aumento della frequenza cardiaca e respiratoria, oltre a disturbi cognitivi e ridotta coordinazione. Ulteriori riduzioni dell’ossigeno vanno a determinare affaticamento e turbamento emotivo (concentrazioni inferiori al 14%), compromettendo la respirazione e causando danni cardiaci permanenti, nausea e vomito. In presenza di concentrazioni inferiori al 10%, insorgono incapacità di movimento, perdita di coscienza, convulsioni e morte.
Come si è svolta l’esecuzione e quanto è durata la procedura
Il metodo utilizzato in Alabama per l’esecuzione di Kenneth Smith si discosta dalla procedura che, in alcuni casi, si adotta in Europa per il suicidio assistito. Invece di utilizzare un cappuccio o il cosiddetto Sarco (il dispositivo per l’eutanasia) appositamente progettato, nell’esecuzione di Smith l’azoto è stato somministrato utilizzando una maschera facciale, secondo un protocollo messo a punto dallo stato dell’Alabama che, prima d’ora, non era mai stato sperimentato.
Si è dunque trattato della prima esecuzione con questo tipo di procedura, che è stata avviata alle 19:53 in Alabama (le 3:53 del mattino in Italia). Smith, legato a una barella, “è apparso cosciente per diversi minuti” hanno affermato i testimoni dei media in un rapporto congiunto. “Per circa due minuti successivi, tremava e si contorceva. Ciò è stato seguito da diversi minuti di respiri profondi sulla barella”.
In seguito “il suo respiro è rallentato fino a quando non è stato più percepibile” e, come precisato dal commissario del Dipartimento penitenziario dell’Alabama, John Hamm, “un medico ha dichiarato morto Smith alle 20:25 CT”. Alla domanda se il tremore e il contorcersi fossero la prova che Smith stesse soffrendo, Hamm ha risposto che “ inizialmente, (sembrava) che stesse trattenendo il respiro il più a lungo possibile […]. E poi sono circolate informazioni secondo cui ha lottato un po’ contro le sue limitazioni, ma ci sono stati alcuni movimenti involontari e un po’ di respiro agonico, quindi era tutto previsto, rientrando negli effetti collaterali che abbiamo visto o studiato sull’ipossia da azoto”. Per respiro agonico si intende un movimento involontario che si osserva nelle persone che stanno morendo.
Quali sono i rischi della procedura, contestata anche dall’Onu
Solo tre stati – Alabama, Oklahoma e Mississippi – hanno approvato l’uso dell’azoto per la pena capitale, ma unicamente l’Alabama si è data un protocollo specifico. All’inizio di questo mese, gli esperti delle Nazioni Unite hanno tuttavia contestato il metodo, esprimendo le loro preoccupazioni e definendo la procedura “un metodo di esecuzione non testato” che avrebbe sottoposto Smith a “un trattamento crudele, inumano o degradante o addirittura a una tortura” che può “provocare una morte dolorosa e umiliante”.
Gli esperti hanno inoltre osservato che le esecuzioni “che causano grave dolore o sofferenza, al di là dei danni inerenti alle sanzioni legali, probabilmente violano la Convenzione contro la tortura di cui gli Stati Uniti sono parte, e il Corpo di principi per la protezione di tutte le persone sotto qualsiasi forma di detenzione”.
Nessuno, prima dell’esecuzione di Smith, poteva dire con certezza cosa sarebbe successo. Le diverse possibilità hanno sollevato più preoccupazioni, incluso il timore che la somministrazione di azoto attraverso una maschera non fissata abbastanza saldamente avrebbe potuto causare convulsioni, oppure non assicurare una quantità di gas sufficiente a uccidere Smith, ma tale da provocare complicazioni o gravi danni cerebrali.
Ciò che è accaduto nella camera delle esecuzioni dell’Alabama giovedì notte costituisce ora un precedente, non solo per lo Stato americano, che è uno dei 27 in cui vige la pena di morte. Eppure, sei di questi stati – Arizona, California, Ohio, Oregon, Pennsylvania e Tennessee – hanno sospeso, negli ultimi dieci anni, le esecuzioni. Anche in Alabama, nel 2022, tutte le esecuzioni erano state temporaneamente sospese a seguito di una serie di tentativi falliti di iniezione letale, incluso quello di Smith, ma sono riprese nel luglio 2023. Ad oggi, sono oltre 2.300 le persone finite nel braccio della morte negli USA.
Fonte : Fanpage