È fatta? No, a quanto pare. Perché dopo un mese di viaggi, il 25 gennaio, mi ritrovo a essere in blacklist. Secondo un agente, il problema di avere due tessere è che avrei potuto cedere una delle due a un’altra persona. Non si capisce come: su una c’è un abbonamento non ancora attivo, dato che scatta da febbraio, oltre che foto, nome e cognome. Comunque, non le posso avere. È scritto nel contratto che no, vostro onore, non ho letto fino a questa clausola. Ogni logica si infrange contro il muro della burocrazia. Inutile spiegare che la transazione per acquistare l’abbonamento è andata a buon fine. Che ho sempre viaggiato in regola. E che la tessera mi servirebbe per andare al lavoro anche nei prossimi giorni. Niente. Devono ritirarmi l’oggetto incriminato, la card che scotta. Ormai è in blacklist, è stato scoperto. L’algoritmo ha lanciato l’allarme in tutta Atm e i controllori hanno le mani legate. E lo so bene, cari agenti: non scrivete certo voi le regole, tocca a voi farle applicare e subire le lamentazioni dei passeggeri (anche io, sono sincero, ho manifestato una certa irritazione).
Ora, prima di raccontarvi il finale (perché sì, non è ancora finita, ma il meglio lo lascio in fondo), un appello ad Atm. Cara Atm, lo so che gestire il trasporto pubblico a Milano non è facile, che dopo il Covid costa caro esercitare il servizio e che stai facendo molto per migliorare flotta, mezzi, sistemi e servizi a clienti. Lo so perché sono un regolare abbonato da decenni e i cambiamenti li ho visti e provati. Tuttavia questa storia dimostra che si può fare meglio: rendere le tessere flessibili (ha senso stampare una card doppia quando chi compra è la stessa persona?), far parlare meglio i sistemi informatici (in modo da risolvere a monte l’esistenza di cloni), consentire agli agenti di sbloccare le tessere dalle blacklist, dopo che hanno accertato che non si stava compiendo nessuna infrazione. È, nel suo piccolo, il tipico caso in cui la decisione automatica della macchina manda tutto in tilt.
Morale della favola, tessera ritirata. Ma niente paura: “Domani può andare a ritirarla in un Atm point”. Già, perché secondo l’agente dopo che la tessera viene ricontrollata, può essere restituita, con tanto di abbonamento, all’utente. Dal giorno dopo, però. Ventiquattro ore che immagino saranno risolutive per accertare i crimini a carico della tesserina blacklistata. In tutto ciò mi sono beccato un verbale di infrazione che mi costa 57 euro se pago entro 5 giorni, 73,7 entro 60 e 172 oltre i 60. E quando arrivo in redazione, con mezz’ora di ritardo, chi è che mi dà il benvenuto con una email? Ma sempre lei, certo, Atm. Quella che non sa che sono finito in blacklist. E che mi scrive: “Ricordati di rinnovare l’abbonamento”.
Fonte : Wired