Le organizzazioni di monitoraggio hanno confermato un blocco dei social durante un evento virtuale del Pakistan Tehreek-e-Insaf (PTI). A inzio mese la Corte suprema ha costretto i candidati a presentarsi come indipendenti dopo aver vietato alla formazione politica l’uso del proprio simbolo. Anche ai giornalisti è stato chiesto di eliminare i riferimenti all’ex primo ministro, concedendo un vantaggio di fatto a Nawaz Sharif, secondo gli esperti.
Islamabad (Asianews/Agenzie) – Anche le manifestazioni politiche online dell’ex premier Imran Khan sono state bloccate dal governo ad interim che guiderà il Paese fino alle elezioni dell’8 febbraio. Secondo le autorità le recenti interruzioni di Internet sono state causate da problemi tecnici, ma anche diversi giornalisti, ha raccontato Al Jazeera, sono stati intimati di censurare le informazioni relative alla campagna elettorale del Pakistan Tehreek-e-Insaf (PTI), il partito da cui proviene l’ex stella del cricket 70enne.
Imran Khan ha lasciato la guida del Pakistan dopo un voto di sfiducia in Parlamento ad aprile 2022 e da allora ha continuato ad agitare la vita politica nazionale sostenendo che l’establishment – e in particolare l’esercito, che da sempre tira le file della politica – voglia ostacolarne la campagna elettorale.
L’organizzazione di monitoraggio NetBlocks sabato scorso ha scritto su X: “Confermato: le metriche in tempo reale mostrano un’interruzione su scala nazionale delle piattaforme di social media in tutto il Pakistan, tra cui X/Twitter, Facebook, Instagram e YouTube. Il fatto avviene mentre il partito politico del leader dell’opposizione Imran Khan, del PTI, lancia il suo secondo incontro virtuale”. Anche il 7 gennaio, quando il PTI aveva organizzato una raccolta fondi online, c’erano stati simili problemi nell’accesso ai social, che secondo gli esperti sono una delle ultime risorse sui il partito sta cercando di fare affidamento per raggiungere gli elettori: “Non c’è copertura del PTI sui media televisivi e quindi vengono lasciati i social media per diffondere il loro messaggio politico”, ha detto a Nikkei Asia Sabookh Syed, analista politico di Islamabad.
All’inizio del mese la Corte suprema ha proibito al PTI di utilizzare il proprio caratteristico simbolo con la mazza da cricket – un rimando alla precedente carriera di Khan e un elemento in realtà fondamentale in Pakistan considerato che una parte della popolazione delle aree rurali che andrà a votare è analfabeta – citando irregolarità nelle elezioni interne e costringendo i candidati a presentarsi di fatto come indipendenti e non come parte della formazione politica. Anche se il governo ad interim si è distanziato dalla decisione, gli osservatori sostengono che la mossa sia stata studiata per avvantaggiare ancora una volta il La maggior parte degli esperti ritiene che l’establishment ora favorisca la Lega musulmana del Pakistan (PML-N) dell’ex primo ministro Nawaz Sharif, che aveva lasciato il Paese a causa delle accuse di corruzione ma che è tornato in patria alla fine dello scorso anno.
Nelle ultime settimane agli esponenti del PTI (quelli che finora non sono stati arrestati o costretti a lasciare il partito con altri mezzi) sono stati negati anche i documenti di candidatura, respinti dalla Commissione elettorale. Ai giornalisti dei principali media di notizie pakistani è stato vietato di mostrare informazioni che riguardano il PTI: “Ci viene detto di non esporre nemmeno la bandiera del partito o il nome e di sottolineare che sono solo candidati indipendenti”, hanno spiegato in forma anonima.
Nonostante le autorità governative continuino a negare qualunque tipo di coinvolgimento, la repressione del dissenso e i brogli elettorali non sono una novità per il Pakistan e anche durante l’amministrazione di Imran Khan si erano registrate molestie e intimidazioni nei confronti degli esperti della comunicazione.
Secondo gli osservatori è probabile che blocchi di Internet si verificheranno anche durante il giorno delle votazioni, ma secondo diversi giornalisti farebbe poca differenza: “La copertura è completamente sbilanciata ora. Non c’è parità di condizioni” nella corsa alle elezioni.
Fonte : Asia