Tecnologie quantistiche, il futuro in Italia

Trieste – La notizia di fondo è che l’Italia ha intenzione di continuare a fare sul serio, tanto nella ricerca quanto nell’industria, con le tecnologie quantistiche, ossia quelle che sfruttano le peculiarità della fisica quantistica (su atomi, elettroni o fotoni) per dare concretezza ad applicazioni innovative. Al di là delle tecnicalità sullo sviluppo e delle differenze d’approccio che senz’altro ci sono tra centri e imprese di vario genere, il messaggio che è emerso lo venerdì 19 gennaio dal primo evento rivolto alle aziende organizzato dall’Istituto nazionale per le scienze e tecnologie quantistiche (il Nqsti) è chiaro: ci sono i fondi, ci sono le competenze e c’è la volontà politica di insistere nella direzione del ventaglio di soluzioni high tech che stanno sotto il cappello di quantistiche, e che spaziano dai computer ai sensori, dai simulatori fino all’ambito della comunicazione. Con applicazioni che includono la biomedicina, la cybersicurezza, l’internet delle cose e ovviamente il calcolo ad alte prestazioni.

Non a caso per l’appuntamento inaugurale si è scelta la città di Trieste, dove hanno sede 3 delle 20 istituzioni che compongono Nqsti (la Sissa, che ha materialmente ospitato il convegno, l’Ictp e l’Università), poi è stato concesso il patrocinio da Confindustria Friuli Venezia Giulia, oltre che dal Quantum computing and simulation center, e tra gli speaker hanno partecipato anche esperti di due colossi quali Leonardo e Google. Come anticipato, sono sostanziosi – ma necessari alla competitività – i finanziamenti: 116 milioni di euro in tre anni tramite il NextGenerationEu nell’ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), di cui 23 milioni di euro dedicati alle attività di outreach e alle aziende. Tra gli altri numeri, spicca quello delle persone impegnate in gruppi di ricerca dedicati, che solo nella componente pubblica superano quota 300.

Non c’è solo il computer quantistico

Se la prospettiva di un calcolatore che opera con qubit (l’analogo quantistico del bit) è senza dubbio quella più affascinante ed evocativa, l’attesissimo computer quantistico è la più disruptive ma anche la meno prossima tra le applicazioni che riguardano la quantistica. “Alcune tecnologie quantistiche, tra cui quelle della comunicazione come i sistemi di quantum key distribution, sono già veri e propri prodotti commerciali. Poi alcuni sensori quantistici e altre declinazioni per il biomedicale hanno dato dimostrazione di funzionare sul campo, e ci sono sistemi di quantum imaging già funzionanti”, ha spiegato Francesco Cataliotti, direttore dell’Istituto nazionale di ottica Cnr-Ino e referente dello spoke di Nqsti dedicato all’approccio tramite fotoni. “Altre tecnologie negli stessi ambiti sono più indietro, ovviamente, altrimenti non avremmo bisogno di mettere in campo tutto questo sforzo di ricerca”, ha aggiunto.

A questo si uniscono anche le cosiddette soluzioni quantum inspired, con lo sviluppo di nuovi modelli computazionali su cui per esempio è molto attiva Leonardo, in parallelo alle altre tecnologie quantistiche non computazionali. Ancora, c’è tutto il mondo delle tecnologie classiche che servono per fare effettivamente funzionare i computer quantistici, sperimentali o meno che siano: tra queste spicca Quantum Machines, specializzata nell’elettronica di controllo necessaria per gestire i qubit in termini di performance e affidabilità, mentre Quandela ha come core business le soluzioni e i servizi per computer quantistici sperimentali, oltre ai simulatori in cloud. “Ormai tra gli addetti ai lavori è diventato evidente che il vantaggio dei computer quantistici arriverà dall’integrazione di macchine quantistiche Qpu, ossia le quantum processing unit, combinate insieme a macchine classiche come le Cpu e le Gpu”, ha spiegato Lorenzo Leandro, product marketing manager di Quantum Machines. “La quantum transformation che sta per arrivare ha una complessità tale che le aziende devo essere accompagnate in questo processo”, ha aggiunto Niccolo Somaschi, co-fondatore e ad di Quandela.

Prospettive di computazione quantistica

Nonostante il rincorrersi di annunci e di pubblicazioni scientifiche – ha fatto notizia qualche settimana fa il traguardo dei mille qubit raggiunto da Ibm e raccontato dalla rivista Nature – paiono invece meno definite le prospettive sul computer quantistico propriamente inteso. Dal tavolo di discussione che ha provato a trovare una mediazione tra i vari stakeholder è emerso che potrebbero servire grossomodo altri 10 anni per l’arrivo di quell’attesissima killer application capace di dare alla computazione quantistica un vantaggio competitivo (rispetto all’approccio computazionale classico) tale da un lato da giustificarne l’effettiva adozione e dall’altro di garantire un adeguato ritorno degli investimenti. Ma gli anni potrebbero essere anche 20, o magari solo 5, oppure al traguardo si potrebbe non arrivare affatto.

Fonte : Wired