La doggy bag tra imbarazzo e “scomodità”: solo il 15% degli italiani la richiede

Aveva fatto un bel po’ di rumore la proposta di inizio gennaio per rendere la “doggy bag” obbligatoria nei ristoranti. Stando all’indagine condotta da Fipe Confcommercio e Comieco, però, potrebbero non essere in molti gli italiani ad accogliere questa pratica.

Dai numeri emerge infatti che nonostante il 74% degli italiani si dica favorevole alla possibilità di portare via il cibo non consumato, solo il 15,5% di loro chiede però effettivamente di portarlo a casa. Percentuale che scende all’11,8% quando si parla del vino rimasto nella bottiglia. Questo, secondo l’indagine, avverrebbe soprattutto a causa di “una forma di imbarazzo psicologico”; motivazione seguita da una supposta scomodità (19,5%) e da semplice indifferenza (18,3%).

L’indagine

I dati non sono del tutto negativi: tra i ristoratori, ben il 91% si dice comunque attrezzata per consentire l’asporto del cibo avanzato, e, “lato clienti”, il 22% afferma che la possibilità della doggy-bag è addirittura una variabile importante nella scelta del locale in cui mangiare. Al momento di richiederla, però, ancora in tanti sembrano tirarsi indietro.

I dati raccolti evidenziano segnali di cambiamento “ancora troppo timidi in un’epoca in cui l’attenzione agli sprechi, soprattutto alimentari, è sempre più alta e il 36% della spesa delle famiglie per prodotti alimentari transita fuori casa”, affermano la Federazione italiana Pubblici Esercizi, e il Consorzio Nazionale Recupero e Riciclo degli Imballaggi a base cellulosica. 

Nel presentare l’indagine, dal titolo “Spreco alimentare: al ristorante, la Doggy Bag si chiama rimpiattino”, Fipe e Comieco hanno rinnovato la collaborazione per progetto “Rimpiattino” (la versione italiana della “Doggy Bag”) che ha permesso la distribuzione ai ristoranti aderenti di specifici contenitori di carta per portare a casa il cibo e il vino non consumati a tavola. Presentata inoltre una nuova funzionalità dell’app “Sprecometro” che misura lo spreco alimentare fuori delle mura domestiche, nata dalla collaborazione tra Fipe e l’Osservatorio Waste Watcher International.   

Fonte : Today