Aborto, il convegno della Lega alla Camera è un attacco ai diritti delle donne

Un convegno organizzato dalla Lega alla Camera dei Deputati ha messo in discussione il diritto all’aborto, sancito dalla legge 194 del 1978. L’evento, tenutosi martedì 23 gennaio a Montecitorio, ha visto la partecipazione di due esponenti del Centro Studi Machiavelli, un think tank di area sovranista vicino al ministro dell’Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara. I relatori hanno espresso posizioni contrarie alla legge 194, definendola “non necessariamente morale” e “una soluzione pratica” che viola i diritti del padre e degenera il ruolo materno. Hanno inoltre negato la legittimità dell’aborto anche nei casi di violenza sessuale, sostenendo che si tratti di un diritto solo “in senso lato”, paragonabile a quello di “uccidere, rubare, ferire”.

La conferenza sponsorizzata dalla Lega alla Camera

Come riferisce Repubblica, il convegno, intitolato Biopoetica, ha presentato la rivista omonima del Centro Studi Machiavelli, dove si trovano scritti di critica filosofica all’aborto e all’eutanasia. Tra gli autori, Marco Malaguti e Maria Alessandra Varone, i due relatori dell’evento, che ha presentato tesi ostili alla legge 194. Malaguti, nato nel 1988, si occupa di “rivalutazione del nichilismo e della grande filosofia romantica tedesca”, mentre Varone, classe 1998, è dottoranda in Filosofia a Roma Tre. Secondo quanto emerge dalla stampa, entrambi hanno espresso idee fortemente contrarie all’aborto e hanno sostenuto che il padre dovrebbe avere lo stesso potere decisionale della madre sul destino del feto e che l’aborto sarebbe una forma di anarchia e anomia, simile all’Inferno di Faust.

Secondo quanto scritto da Repubblica, l’iniziativa è stata sostenuta dalla Lega, che ha messo a disposizione la sala conferenze della Camera, grazie al deputato Simone Billi, salviniano e membro della Commissione Esteri. Billi, che collabora con il Centro Studi Machiavelli, ha dichiarato di “supportare l’iniziativa”, pur non essendo presente per “un impegno a Strasburgo”.

La protesta dell’opposizione

La reazione delle opposizioni non si è fatta attendere. “Dopo Pillon arriva Billi. A destra cambiano i volti ma non i programmi: non si fermano la propaganda contro i diritti delle donne e le affermazioni aberranti. Allora ripetiamolo: l’aborto è un diritto sancito dalla legge, con buona pace degli esponenti leghisti”, scrive su X la senatrice del Partito democratico Ylenia Zambito. Anche la capogruppo dem a Montecitorio, Chiara Braga, ha dichiarato in proposito: “Non vi permetteremo di fare dell’Italia un paese del Medioevo e della barbarie civile e umana. L’aborto è un diritto anche per le vostre compagne, anche per le vostre figlie. È inaccettabile che venga negato in Parlamento e da un partito di governo. Meloni, da donna, cosa dice?”.

Le affermazioni hanno suscitato polemiche e critiche, anche da parte dello stesso Billi, che ha dichiarato di non condividere quanto detto dai relatori e di sostenere la libertà di scelta delle donne, soprattutto in caso di violenza.

Il convegno è un attacco ai diritti delle donne

La conferenza sponsorizzata dalla Lega alla Camera è stata un attacco ai diritti fondamentali delle donne. Le tesi negavano la libertà e l’autodeterminazione delle donne sul loro corpo e sulla loro vita, sostenendo una visione retrograda e oscurantista della società. La conferenza è l’ultimo episodio di una retorica di destra sempre più anti-abortista e pronta a negare i diritti conquistati. In questo filone si inseriscono altre misure, di tipo politico, di forte impatto. Come il taglio ai fondi per la prevenzione della violenza contro le donne (dai 17 milioni di euro stanziati dal governo Draghi per il 2022 siamo passati a 5 milioni per il 2023); l’assenza totale di una legge che contrasti le discriminazioni nei confronti della comunità lgbtqia+; la limitazione degli spazi di protesta; la criminalizzazione dell’attivismo; i tentativi di mitigare il reato di tortura; l’ostilità verso le organizzazioni che forniscono assistenza ai migranti e si occupano di soccorso in mare.

Il governo Meloni è stato autore di attacchi diretti ai diritti delle donne. Dalla proposta di legge per rendere reato universale la maternità surrogata alla presentazione di un disegno di legge antiabortista da parte del senatore di Fratelli d’Italia Roberto Menia il cui punto focale era riconoscere la soggettività giuridica agli embrioni dal momento del concepimento, fino alla convenzione per creare la cosiddetta “stanza per l’ascolto”, nell’ospedale Sant’Anna di Torino, il cui scopo è fare pressioni psicologiche sulle donne per convincerle a non abortire, convenzione firmata anche dalla federazione regionale del Movimento per la Vita, associazione anti-abortista di ispirazione cattolica e sostenuta dall’assessore regionale alle Politiche sociali Maurizio Marrone di Fratelli d’Italia.

Fonte : Wired