La prima esecuzione con l’azoto: gli appelli per salvare Kenneth Smith

Lo stato dell’Alabama, nel Sud degli Usa, sta per diventare il primo al mondo a sperimentare la condanna a morte tramite l’ipossia da azoto. Un controverso metodo, approvato anche in Mississippi e in Oklahoma, che finora non era mai stato messo in pratica. Almeno fino a giovedì 25 gennaio 2024, data in cui è prevista l’esecuzione di Kenneth Eugene Smith, 59enne condannato a morte per l’omicidio di una donna di 45 anni, Elizabeth Sennett, avvenuto nel 1988 su commissione del marito, un agricoltore sommerso dai debiti che intendeva incassare il premio dell’assicurazione e che poi si è tolto la vita. Nelle ultime settimane il caso è finito al centro del dibattito sulla stampa, sia statunitense che internazionale, proprio in merito a questa pratica, evitata anche dai veterinari come forma di eutanasia per gli animali, e considerata alla stessa stregua della tortura da diverse organizzazioni che difendono i diritti umani.

Kenneth Smith e l’esecuzione fallita

Il caso di Smith fece discutere fin dal momento del processo. La giuria votò 11 voti a 1 per dare l’ergastolo all’imputato, ma il giudice annullò la decisione e decise per la pena capitale, tentata nel 2022. Un primo tentativo con l’iniezione letale che però non è andato a buon fine. In quell’occasione l’equipe medica che doveva occuparsi della procedura, non è stata in grado di individuare le vene dove iniettare il veleno e il detenuto è rimasto per ore legato alla barella, prima di fare ritorno nella sua cella. Dopo il primo tentativo fallito, l’Alabama ha optato per il metodo alternativo, l’ipossia di azoto.

Come funziona l’ipossia da azoto

Ma come funziona questo metodo di esecuzione? Lo stato dell’Alabama ha reso noti alcuni dettagli della procedura contenuta in un protocollo di oltre 40 pagine. Il procedimento prevede che il condannato indossi una maschera attraverso cui respirare soltanto azoto: in questo modo la persona viene privata dell’ossigeno, fino al decesso, che avviene per soffocamento. L’azoto viene somministrato per almeno 15 minuti o per 5 minuti dal momento in cui viene registrata l’assenza di battito cardiaco. Secondo le autorità dell’Alabama il detenuto dovrebbe perdere conoscenza nel giro di pochi secondi e morire dopo qualche minuto, senza provare sofferenze. Tutto in teoria ovviamente, visto che questo metodo non è mai stato testato prima. I dubbi sono molti

l protocollo di oltre 40 pagine prevede che il condannato indossi una maschera attraverso cui respiri solo azoto, privandolo quindi dell’ossigeno fino al soffocamento. “Ho paura che le cose vadano male”, ha confessato il condannato dopo il monito di alcuni esperti, secondo cui la maschera prevista rischia di avere perdite provocando atroci sofferenze. Tutto in teoria ovviamente, visto che questo metodo non è mai stato testato prima. I dubbi sono molti: la mascherina potrebbe non aderire perfettamente, prolungando l’agonia del condannato o lasciandolo in stato vegetativo. Secondo Amnesty International “l’esecuzione tramite un metodo mai provato potrebbe essere estremamente dolorosa e costituire tortura o altro trattamento o punizione crudele, inumana e degradante, in violazione di norme internazionali ratificate dagli Usa”.

I tentativi di salvare Smith

I legali di Smith hanno tentato di bloccare la procedura a più riprese. A novembre la Corte suprema dell’Alabama aveva autorizzato l’esecuzione, e la decisione era stata confermata il 10 gennaio scorso da un giudice federale. Gli avvocati hanno fatto nuovamente appello, venerdì scorso c’è stata una prima udienza, ma la sentenza non è ancora stata emessa. È possibile che il caso arrivi fino alla Corte suprema degli Stati Uniti, ma in passato difficilmente i giudici hanno fermato una condanna a morte in tempi così brevi e con la data dell’esecuzione così vicina. Anche il detenuto ha manifestato più volte i suoi timori, sentendosi usato come una cavia da laboratorio: “Ho paura che le cose vadano male”, aveva confessato Smith dopo la decisione dei giudici di optare per l’ipossia da azoto. Uno dei principali pericoli, come detto, è rappresentato dalla mancata aderenza della maschera, che provocherebbe delle perdite e di conseguenza una lunga e atroce agonia per il condannato. 

Nel frattempo si moltiplicano gli appelli per evitare l’esecuzione. Amnesty International ha chiesto alla governatrice dell’Alabama di esercitare “il suo potere di clemenza per fermare la condanna e di collaborare con gli organi legislativi dello stato perché sia approvata ed entri poi in vigore la proposta di legge 27, sulla retroattività dell’annullamento della prassi per cui Smith venne condannato a morte e di cui potrebbe beneficiare un altro detenuto in attesa di esecuzione, Rocky Myers”. Anche Ravina Shamdasani, portavoce dell’Ohchr, l’ufficio dei diritti umani dell’Onu, si è scagliata contro questa pratica, paragonandola alla tortura: “La pena di morte è in contrasto con il diritto fondamentale alla vita. Non vi è prova che dissuada dal crimine, e crea un rischio inaccettabile di giustiziare persone innocenti. Piuttosto che inventare nuovi modi per attuare la pena di morte, esortiamo tutti gli Stati a mettere in atto una moratoria sulla sua applicazione, come passo verso l’abolizione universale. Smith ha avanzato, con prove periziali, che un’esecuzione mediante asfissia da gas, nel suo caso, comporta rischi particolari di dolore e sofferenza. Inoltre – ha concluso Shamdasani – potrebbe violare i trattati internazionali sui diritti civili e il divieto di tortura e altri trattamenti o punizioni crudeli, inumani o degradanti”.

Anche dalla comunità di Sant’Egidio è arrivato un appello per salvare la vita a Smith: “Questa nuova esecuzione con l’uso dell’azoto potrebbe fissare un nuovo standard di disumanità nel mondo, e in particolare per lo stato dell’Alabama – ha spiegato Mario Marazziti, cofondatore della World Coalition Against the Death Penalty -. Proprio in questo Stato partirono le grandi campagne per la conquista dei diritti civili negli anni ’60 guidate da Martin Luther King. Qui ci fu lo sciopero dei bus dopo la protesta di Rosa Parks, la marcia di Selma. Bisogna evitare che l’Alabama si macchi di una vergogna indelebile, entrando nella storia per questo barbaro primato. Come accadde allora, anche ora, se la governatrice non dovesse salvare in extremis la vita di Kenneth, l’Italia, l’Europa, ma anche le imprese dovrebbero protestare, disincentivando il turismo, gli investimenti, insomma indebolendo i rapporti economici con questo Stato”. “Se ci sarà questa esecuzione – ha aggiunto Marazziti – il mondo occidentale dovrebbe ripensare dove investire in America, “perché ogni soldo italiano o europeo impiegato in Alabama andrà a vantaggio di un sistema che ritiene tale esecuzione un fatto normale. E tutto ciò va contro le politiche italiane ed europee per fermare la pena di morte nel mondo”.

Un tema sempre d’attualità negli Stati Uniti, dove le esecuzioni sono diminuiti negli ultimi decenni. Dal picco di 98 condanne a morte eseguite nel 1999, siamo passati alle 24 dello scorso anno. Secondo i sondaggi pubblicati sui quotidiani statunitensi, una buona fetta di americani è ancora a favore della condanna a morte. Una pratica che Biden, a differenza di Trump, vorrebbe abolire.

Fonte : Today