Mark Shinoda ha raccontato, durante un’intervista rilasciata al The Guardian, alcune delle sue riflessioni sul secondo album dei Linkin Park “MeteoraNell’intervista ha parlato del suo disagio per la crescente visibilità della band in quel periodo: “La fama non è mai stata una priorità. Ma è successo. Agli inizi cercavamo di mettere tutto il gruppo nelle foto. Se il fotografo faceva quello che voleva di solito fotografava solo Chester o me e Chester, ma noi volevamo che si capisse che la band era costituita da tutti noi, non solo dal cantante. Il fatto che i Linkin Park fossero ben conosciuti o ben considerati era una benedizione, ma mi sarebbe piaciuto che la band avesse successo senza essere riconoscibile? Probabilmente sì.”
Ha poi aggiunto come mai la sua carriera gli è sembrata ‘strana’: “L’aspetto della fama della mia carriera mi è sempre sembrato strano, tanto che nel 2008 e nel 2009 ho fatto una serie di quadri chiamati Glorious Excess dove ho dipinto alcuni soggetti come Michael Jackson e la principessa Diana. Ai tempi mi ritrovavo spesso su red carpet che condividevo con altre celebrità e pensavo: ‘Wow, è così strano. Che fenomeno strano.’ Era affascinante ma anche innaturale venire trattati in un certo modo solo perché la nostra musica era così popolare”.
Con la pubblicazione di A Thousand Suns nel 2011 la band ha ulteriormente acquisito notorietà. Chester Bennington sapeva che stavano diventando famosi, ma non erano delle “celebrità”. In un’intervista del 2011 il frontman aveva dichiarato che la band era del tutto intenzionata a fare musica e non a dedicarsi alla fama: “Il 99% dei fan sono fantastici. Siamo famosi, ma non siamo celebrità. Posso andare al supermercato o alle poste. Le persone dicono: ‘Lo avete scelto voi.’ In realtà noi abbiamo scelto di fare musica, non di esporre le nostre famiglie ai pazzi. Ora è tutto incentrato sulla musica. E abbiamo solo cominciato.”
Fonte : Virgin Radio