L’influenza aviaria ha fatto una strage di elefanti marini

L’influenza aviaria è responsabile di uno sterminio di Focidi in Argentina. Oltre 17mila cuccioli, vale a dire il 95% dei nati lo scorso anno, sono stati trovati morti nella penisola argentina di Valdés a causa di un ceppo altamente virulento di H5N1. A riferirlo è uno studio pubblicato sulla rivista Marine Mammal Science, che continua così a sollevare le preoccupazioni sull’epidemia di influenza aviaria, ufficialmente confermata dal National Service for Agri-food Health and Quality (Senasa), e sul fatto che il virus sia mutato per essere trasmissibile da mammifero a mammifero.

La morte dei cuccioli

Il nuovo studio ha analizzato i dati provenienti da tre aree lungo la penisola di Valdés (per un totale di circa 300 chilometri di costa) sulla mortalità dei cuccioli di elefante marino del sud (Mirounga leonina) nel novembre 2023. Questi cuccioli nascono solitamente da settembre a novembre e rimangono con la madre per circa tre settimane. “Abbiamo scoperto che il 95% dei cuccioli nelle aree campione era morto alla fine del 2023 e sappiamo che nel 2022 ne sono nati circa 18 mila, quindi praticamente tutta la prole è andata perduta”, ha commentato a Live Science Claudio Campagna, ricercatore presso il Wildlife Conservation Society (Wcs) in Argentina e autore principale dello studio.

La trasmissione dell’aviaria

Sebbene sappiamo che i mammiferi vengano contagiati dall’influenza aviaria tramite il contatto con gli uccelli infetti, attraverso gli escrementi o le carcasse, gli scienziati stanno ora considerando l’idea che la trasmissione possa avvenire direttamente tra i mammiferi: gli autori del nuovo studio, infatti, hanno sottolineato come i cuccioli di foca vengano allattati principalmente dalle loro madri e difficilmente, quindi, possano essere entrati in contatto con materiale infetto. La trasmissione da mammifero a mammifero “è il modo in cui si può spiegare un numero così elevato di cuccioli morti”, ha affermato Campagna. Dato che lo stesso virus è responsabile di altri eventi di mortalità in Sud America, tra cui migliaia di leoni marini in Perù, Cile, Argentina, Uruguay e Brasile, continua l’esperto, è anche possibile che abbia effettuato il salto da mammifero a mammifero, passando così dalle colonie di leoni marini agli elefanti marini.

A rischio la biodiversità

La morte di massa dei cuccioli di elefante marino del sud potrebbe avere un impatto sulla popolazione negli anni a venire. Gli elefanti marini del sud impiegano in media dai tre ai sei anni per maturare sessualmente, il che significa che le colonie potrebbero dover affrontare un numero drasticamente ridotto tra il 2026 e il 2027, quando meno giovani foche potranno essere pronti per la stagione riproduttiva. Il Wcs, comunque, prevede di contare l’intera popolazione a settembre prossimo. “Allora avremo un numero più accurato di femmine rimaste”, ha concluso Campagna. “Speriamo ci sia una buona notizia e la mortalità non sarà così alta”.

L’epidemia di influenza aviaria

Mentre il virus continua a diffondersi tra le popolazioni di mammiferi, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) ha invitato i funzionari della sanità pubblica a prepararsi per una potenziale diffusione dell’H5N1 tra le persone. “Il valore R0, o il numero di persone infettate da una singola persona infetta, per il Covid inizialmente variava da 1,5 a 7. Per l’H5N1 tra gli uccelli, è intorno a 100”, spiegano gli esperti del Wcs. “È fondamentale adottare un approccio collaborativo per identificare i ceppi emergenti di influenza aviaria in tutto il mondo e per sostenere lo sviluppo di vaccini specifici e universali in grado di trattare rapidamente l’infezione nelle persone per prevenire un’altra pandemia”.

Fonte : Wired