Anche dai generali birmani armi ‘di ritorno’ a Mosca

L’esercito russo ha chiesto la restituzione di parte del fiume di materiale bellico fornito al Myanmar in questi anni, oggi necessario per la “vittoria” in Ucraina. Forniture a cui Naypyidaw ha aggiunto anche mine e proiettili di mortaio di produzione locale, apparsi in alcuni video diffusi dai russi.

Mosca (AsiaNews) – Nella guerra contro l’Ucraina la Russia ridefinisce gli schieramenti dell’ordine mondiale, e si stringe agli alleati più disponibili, non solo con le parole, ma anche con i fatti. I “Paesi fratelli” della Russia di Putin sono anche quelli più emarginati dalla comunità internazionale, e condividono con Mosca il risentimento provocato dalle sanzioni e dalle condanne per azioni inaccettabili a livello mondiale. Così l’Iran fornisce ai russi i droni d’assalto, la Corea del nord ci mette i missili e le munizioni, e anche Paesi meno capaci di sostenere i piani militari, come il Venezuela e il Nicaragua, offrono la piena solidarietà e partecipano attivamente al tentativo del Cremlino di giustificare assalti e invasioni come “difesa dall’aggressione dell’Occidente”.

In questo gruppo rientra a pieno titolo anche il Myanmar con la sua giunta militare, che ha preso accordi con Mosca per rimandare una parte delle forniture militari ricevute dai russi stessi, aggiungendo anche le mine di produzione locale. Si rinnova “l’amicizia delle armi” che già esisteva tra la Birmania e l’Unione Sovietica, illustrata in un classico documentario sovietico del 1955 in cui si raccontava della visita di Nikita Khruščev nell’allora capitale Yangon, mostrando l’entusiasmo per le armi scambiate con il premier U Nu.

Il nome Myanmar venne imposto dai militari dopo il sanguinoso colpo di Stato del 1988, in cui vi furono dure repressioni contro le proteste pacifiche della popolazione, che chiedeva una svolta verso la democrazia. Le forze armate birmane erano ben rifornite di carri armati e mezzi corazzati, e ogni tipo di armamento fornito dai russi. Dopo la fine dell’Urss, il principale partner militare divenne la Cina, che pretendeva in cambio l’accesso al mercato locale per le ditte cinesi, oltre alla totale censura su ogni notizia relativa alla personalità del Dalai Lama, ciò che costituiva un grande rammarico per i buddisti birmani.

I generali di Naypyidaw, dove fu spostata la capitale nel 2005, erano anche poco soddisfatti della qualità non sempre eccellente delle forniture belliche di Pechino, e cominciarono a rivolgersi anche ad altri Paesi come Israele, Serbia e India. Iniziò anche una produzione in proprio di mezzi corazzati, con l’aiuto di specialisti dell’Ucraina, finché si è riallacciata la storica amicizia bellica con la Russia, con l’invio da parte del nuovo presidente Vladimir Putin di aerei Mig-29 ed elicotteri Mi-35 e Mi-17. La giunta inviava i propri ufficiali a specializzarsi nelle accademie militari russe, e le fabbriche di armi della Russia misero in produzione forniture sempre più corpose per il lontano Paese asiatico. Tra il 2001 e il 2021, secondo le cifre ufficiali, il Myanmar ha pagato a Mosca 1,7 miliardi di dollari per i contratti di armi.

Dopo la nuova presa del potere nel 2021, il capo del governo militare Min Aung Hlaing concesse una delle prime interviste al giornale russo Moskovskij Komsomolets, lodando le politiche putiniane e promettendo di sostenere “l’eterna amicizia” di russi e birmani. Il leader della giunta è da sempre un vero russofilo, e pochi mesi dopo si recò in visita di Stato a Mosca, dove fu ricevuto con grandi onori dal ministro degli esteri Lavrov e della difesa Šojgu, anche se non dal presidente Putin, che allora non poteva ancora mettersi alla pari con un usurpatore. Ora lo stesso Putin ha superato Min nella fama negativa, dopo la condanna dell’Aja come criminale di guerra.

I due si sono così potuti incontrare al Forum economico di Vladivostok a settembre 2022, per parlare di “democrazia”, e lo zar di Mosca ha assicurato il sostegno del Cremlino alle elezioni del Myanmar, secondo i comunicati ufficiali. In realtà, dopo quell’incontro i russi hanno inviato a Naypyidaw altre armi per 276 milioni di dollari, il doppio di quanti inviati nello stesso periodo dalla Cina. Probabilmente Putin già allora chiese al generale di tenersi pronto a restituire una parte delle consegne, come sta avvenendo in questi giorni anche dall’India, per affrontare la sfida della “vittoria” militare da proclamare insieme al trionfo elettorale. I proiettili da mortaio birmani sono apparsi nei video recenti, diffusi dagli stessi russi, delle posizioni di attacco in Ucraina. Anche in Myanmar, del resto, non mancano le occasioni per alimentare gli scontri di guerra civile, e i russi sono più che pronti a restituire i favori.

Fonte : Asia