Influenza e virus sinciziale nei bambini, il virologo: “Fate attenzione a questi sintomi”

Nella settimana tra Natale e Capodanno sono finiti a letto più un milione di italiani. Un dato record che ha portato gli esperti a definire la stagione influenzale di quest’anno la peggiore degli ultimi 15 anni. Stagione che però sembra arrivata al giro di boa. Secondo l’ultimo bollettino (con data 5 gennaio 2024) della sorveglianza RespiVirNet (monitoraggio gestito dall’Istituto superiore di sanità) sembra ormai raggiunto il famigerato picco: i casi si apprestano a diminuire ma non a scomparire soprattutto tra i più piccoli, come sottolinea anche il prof. Carlo Federico Perno, responsabile di Microbiologia e diagnostica di immunologia presso l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù. “Le previsioni – spiega a Today Perno – sono di un calo molto lento. La stagione si preannuncia piuttosto lunga. Al Bambin Gesù registriamo circa un 300 accessi ogni giorno al pronto soccorso. Più della metà sono per patologie respiratorie, e una quota di questi finisce ricoverato a volte anche in terapia intensiva”.

A mettere sotto pressione i pronto soccorso pediatrici è la circolazione contemporanea del virus influenzale, del virus sinciziale (che colpisce soprattutto i più piccoli sotto l’anno dell’età) e del Covid, ma anche di altri virus e batteri. “Quest’anno – spiega Perno – abbiamo notato una circolazione massiva di una dozzina di virus respiratori insieme a numerosi batteri, ma anche una recrudescenza di questi. Per questo i bambini si ammalano in continuazione. Tra di essi c’è il virus influenzale che quest’anno è particolarmente presente negli adulti e nei bambini. Mentre a minacciare i più piccoli, soprattutto sotto l’anno d’età, è il virus sinciziale che causa la bronchiolite. Oltre a questo abbiamo anche notato una recrudescenza di infezioni batteriche che colpiscono da soli o si sovrappongono alle infezioni virali”. Quali sono i sintomi “sentinella” cui prestare attenzione? E quando è il caso di portare il piccolo al Pronto soccorso? Ne abbiamo parlato con Carlo Federico Perno.

Prof. Perno, come mai quest’anno l’influenza sta colpendo in maniera più aggressiva? E a cosa è dovuta questa recrudescenza dei virus e batteri in circolazione?

“Che l’influenza sia più aggressiva in realtà è nella natura di questo virus. Basti pensare alla Spagnola o all’Asiatica. Ci sono dei virus come quello dell’influenza che cambiano ogni anno: ci sono anni in cui è più aggressivo e anni in cui lo è meno. Quest’anno sembra più aggressivo del solito. Sul perché quest’anno notiamo una recrudescenza dei virus in circolazione abbiamo formulato alcune ipotesi: secondo la prima, il motivo è legato al fatto che per tre anni, grazie all’uso delle mascherine  abbiamo controllato il Covid, ma di fatto anche tutti gli altri patogeni che colpiscono a livello respiratorio. Il nostro organismo ha bisogno naturalmente di incontrare nemici (germi) per rafforzarsi. Durante il Covid, il nostro organismo non li ha incontrati e quindi non si è allenato a combatterli, e questo ha reso il sistema immunitario del nostro albero respiratorio meno pronto a rispondere agli attacchi. Il nostro organismo deve allenarsi contro il nemico, se non lo fa il nemico lo prende alla sprovvista”.

Qual è invece la seconda ipotesi?

“L’altra ipotesi riguarda il clima: se da un lato le temperature sempre più calde favoriscono una circolazione sempre piu’ massiva di virus e batteri, dall’altro il freddo abbassa le difese immunitarie. Ecco perché nella stagione invernale si verifica un aumento delle infezioni”.

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Quali sono i sintomi cui prestare attenzione? Quando bisogna portare il piccolo in ospedale?

“I bambini più a rischio sono quelli sotto l’anno di età, soprattutto neonati e bambini e ragazzi fragili (con altre patologie). In questi casi gli elementi cui prestare attenzione sono essenzialmente tre: quando il bambino non mangia più, quando è abbattuto, quando respira male. Quando sono presenti questi elementi, è fondamentale contattare il pediatra di base, ma se per qualche motivo non fosse disponibile, il Pronto soccorso è la destinazione naturale e urgente. Un pò di febbre, un pò di tosse, il naso che cola, sono sintomi che possono invece essere gestiti a casa con una buona terapia infiammatoria e antipiretica. Ma quando compaiono sintomi tipici di patologie polmonari, come l’abbassamento della capacità respiratoria, il bambino che non risponde e non mangia, bisogna chiamare il pediatra di base e andare subito in ospedale. Per i bambini più grandi, sopra l’anno, vale lo stesso principio, ovviamente con minore gravità, anche perché essendo più grandi sono in grado di riferire i sintomi”.

A quali infezioni virali o batteriche sono associati questi sintomi?

“Tutti i virus e batteri possono dare complicanze all’albero respiratorio inferiore, cioè i polmoni, come polmoniti e bronchioliti. Ci sono alcuni che lo fanno naturalmente: il virus respiratorio sinciziale lo fa quasi sempre, molto nei neonati; il virus influenzale può in tutti i fragili causare polmoniti o superinfezioni batteriche che possono dare una polmonite tardiva dopo l’influenza. Quindi può capitare che un bambino è stato influenzato, la febbre sparisce, ma dopo qualche giorno si trova a non respirare bene. Altri virus non respiratori (quindi non il virus sinciziale né il Covid) sono tendenzialmente più benigni, ma solo nei bambini sani, nei bambini che hanno altre patologie, anche questi possono essere pericolosi e dare complicanze”.

Quali sono i batteri che stanno colpendo i più piccoli?

“I batteri spesso non vengono identificati in maniera specifica. Tuttavia, a colpire di più in questo momento sappiamo che sonk i pneumococchi (della specie Streptococcus pneumoniae) che provocano polmoniti o meningiti. Ma ce ne sono anche altri, diversi e in numero significativo, tra cui la Bordetella, il batterio della Pertosse, che sta circolando nuovamente. Questi batteri a volte colpiscono da soli (infezioni primarie). Lo pneumococco ad esempio solitamente è primario, cioè da quasi subito una polmonite. Altre volte invece si impiantano su una precedente infezione virale (infezioni secondarie)”.

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Come fare prevenzione nei più piccoli? Ha ancora senso il vaccino influenzale?

“Certamente. Quello influenzale è un vaccino che funziona benissimo, è indicato fortemente per i fragili, i soggetti sopra i 65 anni e i più piccoli. Il vaccino per il Covid rimane un presidio importante, anche se in questo momento, per qualche ragione, non è molto utilizzato. Nei bambini è consigliato anche il vaccino contro lo pneumococco. Queste vaccinazioni prevengono il rischio di patologie gravi legate a questi germi. L’anno prossimo arriverà in Italia anche l’anticorpo monoclonale contro il virus respiratorio sinciziale, che svolge le funzioni di un vaccino: sarà somministrato tra ottobre e novembre con un’efficacia di 4/5 mesi per cui coprirà tutto il periodo invernale (periodo in cui circola maggiormente il virus). Insomma, le vaccinazioni rimangono un presidio importantissimo per la prevenzione”.

Altre raccomandazioni per prevenire il contagio?

“I bambini malati non devono andare a trovare le persone fragili, inclusi i nonni. Se non si può evitare che entrino in contatto con loro, bisogna che indossino la mascherina. Fare areare i locali è un’altra raccomandazione fondamentale: il contagio da una persona all’altra dipende dalla concentrazione del virus nell’ambiente. Se una persona sta in un ambiente chiuso e respira per un’intera giornata, quell’ambiente sarà saturo di virus, dunque la persona che vi entrerà potrà infettarsi facilmente. Mangiare bene e riposare sono altrettanto fondamentali. Non dimentichiamo che l’organismo quando è ben riposato risponde con più forza all’attacco dei germi”.

Fonte : Today