Caso vuole che sia stato distribuito in streaming nello stesso giorno di un film concettualmente molto simile – se volete sapere di cosa stiamo parlando recuperate la nostra recensione di Lift – e date le eguali premesse non deve sorprendere il medesimo successo sulle rispettive piattaforme. Laddove l’action comedy con protagonista Kevin Hart ha scalato le classifiche di Netflix, lo stesso ha fatto Gioco di ruolo agguantando in pianta stabile la top 10 di Amazon Prime Video, nella quale si promette di rimanere per diverso tempo.
Anche in quest’occasione ci troviamo di fronte ad un titolo che parodia uno dei filoni più amati del genere d’azione: se nel “rivale” era l’heist-movie, qui sono le pellicole a tema spionistico ad essere prese a esempio, con un ribaltamento dei ruoli uomo/donna che ormai non sorprende più nessuno, in quanto già spesso adottato dal cinema contemporaneo con alterne fortune. Ecco perciò che Gioco di ruolo sembra più una sorta di veicolo per la carriera sul grande schermo di Kaley Cuoco, volto simbolo della serie cult The Big Bang Theory, che qui figura non a caso anche nelle vesti di produttrice.
Gioco di ruolo: identità violate
La bionda attrice, giunta alla soglia dei quarant’anni, tenta quindi di lasciarsi alle spalle quel ruolo che l’ha resa così celebre e si mette al servizio di uno spy-movie leggero leggero, dove tutto ruoto intorno a lei, avendo come sparring partner David Oyelowo. La storia vede appunto protagonista la coppia formata da Emma e Dave Brackett, genitori di due splendidi bambini (il maggiore frutto del precedente matrimonio di lui): peccato che l’uomo ignori che sua moglie è in realtà un’infallibile sicaria e che i suoi spostamenti all’estero per lavoro coincidano in realtà con omicidi di obiettivi sensibili, affidatigli di volta in volta dal suo contatto indiano Raj.
La coppia sta attraversando un periodo di momentanea crisi, dovuta anche al fatto che lei – di ritorno da un incarico delittuoso – si sia dimenticata la data del loro anniversario. Nel tentativo di rinfocolare la passione perduta, i coniugi decidono di organizzare una serata nella quale fingeranno di non conoscersi e si ritroveranno “casualmente” come due sconosciuti al bancone del bar di un prestigioso hotel. Peccato che lì Emma venga notata da Bob Kellerman, un collega a conoscenza della sua vera identità, e da quel momento la sua copertura venga compromessa per sempre, trascinandola insieme alla sua famiglia in un complotto internazionale sempre più pericoloso, dove si troverà a fare i conti con il suo tragico passato.
Spara che ti passa
Esordio in lingua inglese del regista francese Thomas Vincent, Gioco di ruolo non sarebbe nemmeno poi così malvagio se non peccasse di una totale mancanza di originalità: i cento minuti di visione sono infatti un frullato di cose già viste e riviste, non soltanto nelle dinamiche più prettamente di genere ma anche nell’anima comica e nella gestione familiare dei personaggi principali, tra crisi di coppia e improvvisa riappacificazione proprio nel momento del bisogno.
Come se non bastasse la sceneggiatura poggia su soluzioni spesso inverosimili, come quando il personaggio di Dave, pur gravemente ferito e con un’emorragia in corso, si riprende improvvisamente da una scena all’altra per essere pronto e scattante quando necessario; allo stesso modo i legami che legano Emma all’effettiva villain del racconto – una glaciale Connie Nielsen – richiamano alla logica del mentore/padrone che Nikita ed emule hanno raccontato più volte e in maniera assai migliore.
Allo stesso tempo le battute e le gag non sono mai realmente convincenti: basti pensare che il marito assume lo pseudonimo di Jack Dawson, come il personaggio interpretato da Leonardo Di Caprio in Titanic (1997), mentre le scene di azione dura e pura si affidano a un dinamismo coreografico relativamente banale, che difficilmente impressionerà uno spettatore ormai abituato alle logiche di John Wick o Atomica Bionda.
Sprecato anche Bill Nighy in un cameo troppo breve, ma ciò nonostante nel suo ridotto minutaggio risulta la nota più lieta di un cast altrimenti altalenante, schiavo di una sceneggiatura che cerca di vincere facile senza neanche un minimo di impegno.
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Fonte : Everyeye