Dite la verità, se pensate ai professori che avete avuto durante le superiori ne trovate quasi sicuramente uno che odiavate, con il quale non andavate mai d’accordo e che in maniera inflessibile e senza empatia tiranneggiava la classe. Uno che forse malsopportava i suoi studenti, visti solo come stolto gregge a cui abbaiare lezioni. È da qui che parte The Holdovers, nuovo film di Alexander Payne con un duo di protagonisti fenomenale, che riporta oltre lo schermo ciò che accade di fuori: il veterano e sempre incredibile Paul Giamatti assieme al giovane Dominic Sessa, al suo debutto assoluto (e che debutto). Qua tutto quello che dovete sapere su The Holdovers in uscita il 18 gennaio.
Per sparigliare le carte c’è Da’Vine Joy Randolph, cuoca del college che fa da diorama alla vicenda in un gelido Natale solitario. A posizionare le sue statuette mobili con tutta la cura possibile invece c’è Alexander Payne, che dimostra ancora una volta come il suo sia davvero un cinema di piccole rivoluzioni, che vorremmo combattere anche noi. E infatti Paul Giamatti è pazzo di Alexander Payne.
The Holdovers: quelli che restano indietro
Il personaggio per cui Paul Giamatti ha vinto il Golden Globe è un’insegnante di Storia alla Barton Academy, scuola del New England che negli anni ’70 è un’istituzione nel crescere figli di facoltosi membri della società. Un volto respingente, a cominciare dallo strabismo per cui viene preso in giro dagli studenti, su cui tiranneggia spietatamente, trovandosi spesso di fronte a figli di papà senza arte né parte.
Alexander Payne ci mette già contro di lui, riportandoci ai nostri ricordi peggiori di voti bassi, verifiche da recuperare e vacanze passate sotto i libri. The Holdovers infatti prende le mosse da questo: studenti che devono restare a scuola (dotata di dormitori, mensa e tutto l’occorrente) perché i genitori li hanno lasciati lì durante il periodo natalizio. Decisamente oltre i nostri ricordi più infausti. Alexander Payne però comincia a intarsiare un micromondo fatto di diorami apparentemente immobili: la mensa, la sala da pranzo, il dormitorio, resi vivi da personaggi che tentano di rimanere aggrappati a loro stessi, fallendo miseramente. Ed è qui che spunta l’Angus di un fenomenale Dominic Sessa: attore decisamente da tenere d’occhio, capace di reggere primi piani estenuanti e con un volto che fa già cinema da solo. Ecco, solo. Angus deve rimanere lì per tutte le vacanze di Natale con la sua nemesi.
Piccole cose e grandi fuochi
Negli sguardi di disgusto di Angus verso il Paul Hunham di Paul Giamatti c’è già tantissimo cinema. The Holdovers inizia così un piccolo racconto di formazione a due corsie: il giovane sveglio che deve trovare il proprio posto e l’anziano professore che nel suo è ormai troppo comodo, come uno scranno lontano dal quale lancia strali e su cui è convinto di stare bene.
Nessuno sta davvero bene in The Holdovers, anzi, ci sono continui lampi di umanità spezzate che si calpestano a vicenda perché ormai incapaci di guardare dove mettono i piedi. Alexander Payne però è lì per farci sedere accanto a loro, come a voler dischiudere un amore combattente verso chi viene lasciato indietro dalla vita. C’è tutto il suo cinema in The Holdovers, c’è la sua caustica lotta quotidiana per accettare i propri difetti e comprendersi l’un l’altro, e ritorna il tema di quello splendido monologo sul Pinot Nero di Sideways, uno dei grandissimi film del regista: “Solo chi si prende davvero il tempo di comprendere il potenziale del Pinot sa farlo rendere al massimo della sua espressione.” Sembra quasi che Payne abbia traslato la lezione sul vino del personaggio di Paul Giamatti in Sideways (che in realtà stava parlando di sé stesso) al personaggio di Paul Giamatti in The Holdovers, che sotto la buccia trascurata nasconde un amore sconfinato per l’insegnamento, reso acido da anni di impossibile empatia con gli studenti e il resto del suo piccolo mondo.
Trovarsi con gli altri
È proprio quando Paul pensa di essersi salvato da solo che si rende conto dello sbaglio fatto, dei brandelli persi e di quanto ancora può imparare, lui che cita Cicerone a memoria e fa paragoni con le guerre puniche per descrivere eventi di tutti i giorni. The Holdovers è la quotidianità inusuale che ci fa cogliere l’inaspettato, pronto a rivoluzionarci la vita anche solo con un gesto verso qualcun altro, persino il nostro peggior nemico. C’è lo sfondo di un’America fortemente divisa tra giovani promettenti ma poveri che muoiono in guerra e figli di papà senza alcuna velleità che vivono tranquilli nella loro ignorante bambagia.
Payne non offre una soluzione, ma ci dà conforto, senza dimenticare la vena dramedy che tanto ha saputo donarci con il suo cinema. E forse è qui che sta tutto The Holdovers, nello stringersi tra chi viene lasciato indietro ma resiste, nella forza di affrontare le tragedie senza mai perdere la vena ironica, piccola ancora di una vita in continua tempesta. E negli occhi pieni di comprensione verso chi non avremmo mai nemmeno pensato di chiamare amico. Che però ha deciso di non andarsene con il suo segreto, svelandoci qual era il modo giusto per guardarlo.
Fonte : Everyeye