Le cittadinanze onorarie ad Assange

Questa mattina la commissione per Roma capitale ha dato parere positivo alla proposta dell’ex sindaca Virginia Raggi di conferire la cittadinanza onoraria a Julian Assange. Un riconoscimento prestigioso che in passato è stato assegnato all’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, alla senatrice a vita Liliana Segre e al premio Oscar Paolo Sorrentino. La decisione finale spetta al consiglio comunale che presumibilmente dovrà prenderla prima del 20 febbraio. In quella data infatti l’Alta Corte britannica deciderà sull’appello presentato dai legali di Julian Assange che si oppongono alla sua estradizione negli Stati Uniti dove è accusato di spionaggio e lo attende una pena di 175 anni.

La cittadinanza onoraria di Roma, che segue quelle già assegnate di Napoli, Reggio Emilia, Bari e di un’altra dozzina di città italiane, è l’ultimo tentativo per farci guardare questa storia da una prospettiva diversa.

Secondo i promotori infatti il giornalista australiano Julian Assange non sarebbe una spia al servizio della Russia, come dicono gli americani, ma un martire della libertà di stampa (e infatti l’ordine dei giornalisti gli ha assegnato una tessera onoraria). La sua vicenda risale al 2010 e qualcuno potrebbe averla dimenticata ma fece molto scalpore: pubblicò su Wikileaks, la piattaforma web che aveva fondato, quasi mezzo milione di documenti riservati del governo americano sulle operazioni militari in Iraq e Afghanistan: gli Stati Uniti ne uscirono malissimo, c’erano le prove di autentiche nefandezze. Da allora Assange ha passato diversi anni in asilo presso l’ambasciata dell’Ecuador a Londra (dove era spiato persino nei gabinetti, si è saputo dopo); e quasi cinque anni in un carcere di massima sicurezza inglese, in isolamento e senza poter vedere la luce del sole. Trattato come un reietto dell’universo. Ci sono cose e rapporti della vita di Julian Assange che vanno chiarite, questo è vero; ma una democrazia non dovrebbe mai diventare brutta come i nemici che dice di voler combattere. La mossa di Roma e delle altre città italiane è il sassolino che potrebbe fermare un ingranaggio micidiale e farci tornare umani.

Fonte : Repubblica