Nel 2015 sembrava che da lì a 5 anni le nostre strade si sarebbero riempite di self-driving car. Nove anni dopo, l’intelligenza artificiale è sì salita in auto, ma soprattutto per sedersi dal lato del passeggero, come un secondo pilota. Di certo, non per sostituirsi al guidatore.
È arrivata a bordo per assistere nella guida sotto forma di Adas, gli Advanced Driver Assistance Systems che correggono o compensano i nostri errori e disattenzioni; poi per rispondere ai nostri comandi vocali riducendo le distrazioni e ora, grazie alla diffusione delle IA generative, anche per conversare, gestire istruzioni più complesse e personalizzare meglio le funzionalità e servizi disponibili.
Quest’anno al Consumer Electronics Show di Las Vegas è andato in scena un bagno di realtà per l’industria automotive: dopo anni di annunci roboanti seguiti da molti rinvii, la guida autonoma ha smesso di essere protagonista della kermesse, complici le difficoltà nello svilupparla incontrate dai costruttori. Basti pensare, per esempio, ai problemi incontrati da Cruise: la controllata GM che gestisce robotaxi ha dovuto sospendere le operazioni a San Francisco perché i suoi veicoli autonomi stentavano a navigare in ambienti estremamente complessi e venivano coinvolti in incidenti.
Poco male: se le auto non sanno ancora guidare da sole, almeno stanno imparando ad ascoltare e a conversare meglio: per intrattenere, ma anche per eseguire comandi vocali più articolati e i cui effetti vanno oltre l’abitacolo, interfacciandosi (per esempio) con la casa domotica.
Stando così le cose, non stupisce che Volkswagen abbia organizzato una conferenza stampa all’albergo Mandalay Bay solo per dire che integrerà la popolare ChatGPT nei sistemi di assistenza vocale delle sue auto. Non la versione originale, ma Cerence Chat Pro, cioè la versione dell’LLM di OpenAI adattata da Cerence, azienda americana specializzata nello sviluppare servizi AI-based per l’automotive. Il chatbot verrà integrato con un aggiornamento over-the-air in veicoli come la Tiguan, la Golf del 2025 e le full-electric della serie ID a partire dal secondo trimestre di quest’anno, in Europa e Nord America. Per fare cosa? Secondo l’azienda, in una prima fase l’assistente vocale aggiornato potrà controllare l’intrattenimento in auto e rispondere a domande di carattere generale. Poi si vedrà.
Un approccio interlocutoro, diciamo, e simile a quello tenuto da competitor come Stellantis (che non era al CES), BMW, Ford e Mercedes: esemplare proprio il caso di quest’ultima, che dopo aver trascorso gli ultimi anni a sviluppare in-house il suo assistente vocale, lo scorso luglio ha in parte capitolato contro lo strapotere improvviso di OpenAI, quando ha avviato la sperimentazione negli USA di un digital assistant basato su ChatGPT, con un bacino di utenti potenziale (la partecipazione è facoltativa) di oltre 900mila veicoli. Al CES, il produttore tedesco ha mostrato il nuovo sistema operativo MB.OS, con un Virtual Assistant rinnovato e anch’esso all’insegna dell’IA generativa.
Dal canto suo, BMW ha scelto il palco di Las Vegas per presentare un assistente vocale basato su Alexa, ma più evoluto di quella che attualmente popola le nostre case. Il debutto di questo assistente digitale potenziato avverrà nel corso dell’anno come test sulle auto con Sistema Operativo BMW 9, ma la cosa interessante è forse un’altra: la notizia contribuisce a definire uno scenario di guerra a distanza tra tecnologie di IA per la conquista di auto che sono sempre meno mezzi di trasporto e sempre più luoghi di intrattenimento. Una competizione che è tutta, ancora una volta, tra giganti tech e cui partecipa anche Google, i cui software per l’automotive sono integrati già sulle auto di costruttori come General Motors, Renault, Polestar, Volvo e Honda, ma che presto potrà contare anche sulla potenza e flessibilità della nuova IA generativa Gemini.
Intanto, si tessono alleanze per rendere casa e auto un unico ambiente da gestire con la sola voce: sempre a Las Vegas, Samsung ha presentato due partnership, una con Hyundai e una con Tesla, grazie alle quali gli utenti SmartThings avranno accesso a nuovi servizi Home-to-Car e Car-to-Home. Nel caso di Hyundai, le persone potranno utilizzare i comandi vocali per eseguire a distanza le funzioni dell’auto, come l’accensione anticipata del riscaldamento o l’apertura e la chiusura dei finestrini; allo stesso modo, sarà possibile aprire e chiudere automaticamente le porte del garage in base alla posizione dell’auto e regolare la temperatura degli ambienti domestici impartendo semplici comandi vocali. Nel caso di Tesla, la piattaforma SmartThings Energy si integra con diversi prodotti del costruttore americano, tra cui i veicoli elettrici, la batteria domestica Powerwall, l’inverter solare e la soluzione di ricarica EV Wall Connector.
Infine, nella corsa alla digitalizzazione totale dell’automobile, una menzione particolare va alla joint-venture fra Sony e Honda sotto il brand Afeela, che è un po’ il simbolo della rivoluzione in corso: nel 2023 un colosso dell’elettronica e uno dell’automotive si sono uniti per creare un’auto di concezione nuova, full-electric e software-defined, pensata per il futuro della mobilità e presentata al CES. Nel 2024 Afeela è tornata a Las Vegas con una berlina aggiornata in vari dettagli, ma che soprattutto è arrivata sul palco guidata con un joypad della PlayStation 5. Una performance resa possibile solo per quel palco, che non troveremo sull’auto finale che dovrebbe arrivare sui mercati nel 2026, ma che sottolinea quanto numerose e diverse siano le competenze e tecnologie che l’azienda sta riversando nel progetto: dai sensori video prodotti dalla divisione fotografica alle interfacce utente derivate dall’ambito videogiochi, ai sistemi di intrattenimento. Il tutto, ovviamente e immancabilmente, condito dalla solita e ormai onnipresente IA generativa.
Fonte : Repubblica