Colombo, Chiesa e attivisti chiedono di aver voce nel dibattito sullo Unity Bill

La legge sull’unità nazionale nasce per promuovere l’armonia etnica, religiosa e sociale 14 anni dopo la fine della guerra civile, ma dal comitato sono rimasti esclusi rappresentanti dell’Ufficio per le persone scomparse, dell’Ufficio per la giustizia riparativa  e della Commissione per la verità, l’unità e la riconciliazione. Il responsabile dell’ufficio per i diritti della diocesi di Kandy: “La riconciliazione nazionale non può essere imposta dall’alto”. 

Colombo (AsiaNews) – La Chiesa cattolica dello Sri Lanka si è unita a diverse organizzazioni per i diritti umani nel proporre al governo di Colombo un dibattito più ampio, che coinvolga tutti i gruppi etnici e religiosi, su un progetto della legge che mira all’unità nazionale e alla riconciliazione, proposta dall’Ufficio per l’unità e la riconciliazione nazionale (Onur) con un obiettivo: promuovere l’armonia etnica, religiosa e sociale 14 anni dopo la fine della guerra civile. La richiesta è di un maggior dibattito su quello che è stato battezzato come lo Unity Bill: “La riconciliazione nazionale – dice padre Nandana Manatunga, direttore dell’Ufficio per i diritti umani (Hro) della diocesi di Kandy – non può essere attuata dall’alto verso il basso. Deve trattarsi di un processo volontario che coinvolga tutte le comunità etniche e religiose. È necessario coinvolgere la società civile e i rappresentanti politici eletti nella discussione”. 

L’Onur intanto ha il compito di formulare raccomandazioni cruciali al governo e alle autorità competenti sul raggiungimento dell’unità nazionale, della riconciliazione e di una pace duratura nella nazione insulare. “Sfortunatamente, vista la potenziale importanza di questa nuova istituzione, sembra che il governo la sottovaluti così come i politici e i medesimi redattori della legge”, ha aggiunto padre Manatunga.

Il rischio è che questa stessa legge ostacoli il processo di riconciliazione. Sia i singalesi che i tamil nel nord e nell’est non si considerano un’unica nazione, il che alimenta la sfiducia reciproca e il deragliamento dell’Unity Bill.

In totale sono 25 le organizzazioni della società civile, comprese diverse associazioni e uffici della Chiesa cattolica dello Sri Lanka, che hanno sottoposto una petizione chiedendo un più ampio coinvolgimento: “Esortiamo il governo a impegnarsi con i partiti politici dell’opposizione, in particolare quelli che rappresentano le comunità etniche e religiose minoritarie, nonché con la società civile, per stabilire un consenso multipartitico che comprenda valori pluralistici sulla strada per rendere questo un vero processo di riconciliazione per l’unità nazionale”, scrivono gli enti firmatari nella petizione sottoscritta a inizio gennaio.

La Chiesa e gli attivisti per i diritti umani hanno espresso preoccupazione anche riguardo al processo di selezione dei membri del consiglio dell’Onur: “Le nomine dovrebbero essere multipartitiche e rappresentare la diversità della nostra nazione. Inoltre il mandato a tempo indeterminato del presidente è sconsigliabile. Abbiamo bisogno di figure inclusive per una visione unitaria”, hanno affermato. È stato proposto al governo di includere i rappresentanti dell’Ufficio per le persone scomparse, dell’Ufficio per la giustizia riparativa, del Segretariato delle ong e della Commissione per la verità, l’unità e la riconciliazione nel consiglio dell’Onur. 

Il Center for Policy Alternatives (Cpa) ha affermato che il dibattito parlamentare sul disegno di legge coincide con le preoccupazioni sul nazionalismo etnico espresso da porzioni crescenti nel Paese: “Le vittime sono scettiche, temono che il disegno di legge possa imporre la narrazione del governo, mettendo potenzialmente a tacere le voci alternative. Una vera unità nazionale richiede sforzi più significativi”, ha affermato il Cpa.

Fonte : Asia