L’11 gennaio 2024 sarà proiettato per la prima volta al Cinema Arlecchino di Milano Benvenuti In Galera, di Michele Rho. Documentario sul primo ristorante all’interno di un carcere, quello di Bollate, dove lavorano i detenuti della struttura penitenziaria. Aperto nel 2015, InGalera è un ristorante voluto fortemente da Silvia Polleri da sempre impegnata nella ristorazione e nel sociale nonché madre del regista. “Il documentario parte dal racconto del ristorante per poi spostarsi sulle vite dei detenuti che qui lavorano. Un film che dal cibo pone l’attenzione sui concetti di detenzione, dignità e speranza” spiega a CiboToday Rho parlando del lavoro che l’ha visto impegnato per tre anni. Benvenuti In Galera è infatti è uno spaccato crudo ma anche pieno di riflessioni su tematiche molto spesso lasciate nell’ombra.
Benvenuti In Galera: il documentario che parte da un sistema che lega cibo e inclusione sociale
Benvenuti In Galera porta la cinepresa all’interno di un luogo unico in Italia, primo ristorante dove a lavorare sono i detenuti del carcere di Bollate, a Milano. “Non è stato facile girare, ci sono state molte interruzioni a causa del Covid e ho dovuto ottenere permessi per entrare all’interno della struttura” ci spiega Michele Rho che grazie alla collaborazione dei diversi direttori che si sono susseguiti a Bollate è riuscito a portare a termine il suo lavoro. “Questa è una storia che ho sempre conosciuto bene. Mia madre, Silvia Polleri, nonché protagonista del documentario, è colei che ha dato vita 8 anni fa a questo progetto partendo da diverse esperienze pregresse”, infatti Polleri lavora da 20 anni nel settore del catering, partendo dall’istituzione della Cooperativa Sociale ABC La sapienza in Tavola. Un servizio di catering professionale e di qualità nato del 2012 dove sono inseriti i detenuti di Bollate e ai quali si offre anche formazione alberghiera quinquennale grazie alla collaborazione con l’Istituto Paolo Frisi. Poi la nascita del ristorante InGalera, che Michele Rho ha seguito dall’interno negli ultimi anni.
InGalera: come funziona il ristorante del carcere di Bollate
“Il ristorante tecnicamente si trova all’esterno del carcere di Bollate e non nella sua parte detentiva per motivi di sicurezza. Questo permette a chiunque di poterci mangiare senza dover lasciare nessun documento d’identità” ci spiega il regista. “È gestito dalla cooperativa ABC in cui lavorano i detenuti del carcere, ed è nato al fine di eliminare lo stigma su certi argomenti”, primo tra tutti la possibilità di vedere queste persone sotto una luce diversa. Appena entrati nel carcere di Bollate si viene accompagnati da alcuni steward al ristorante, dove ad attendervi ci saranno gli ospiti della struttura penitenziaria. Il locale è moderno e accogliente e la cucina è gestita da chef Davide (niente cognomi), che prima della condanna ha studiato alla scuola professionale di Gualtiero Marchesi. Con lui una brigata di 3 o 4 persone, un maître e i camerieri. Solo il sommelier è esterno perché deve maneggiare gli ordini e perché i detenuti non possono avere a che fare con gli alcolici. A lavorare i detenuti cui è permesso svolgere attività lavorative all’esterno senza scorta. Tutti hanno uno stipendio, con una normale busta paga.
“Mia madre che gestisce anche il ristorante ha diversi problemi con il personale perché ovviamente tutto dipende dalla vita giudiziaria delle persone. Molti vengono trasferiti e non è facile dare continuità al lavoro. Una grande sfida”, continua Michele Rho. Da InGalera – che si trova non lontano dai nuovi quartieri in sviluppo come MIND, Cascina Merlata o Certosa – si mangia sia a pranzo che a cena, con possibilità di scegliere anche un menu degustazione. Mondeghili con crema allo zabaione (14€), truffle di capra e papavero (13€), pappardelle al capriolo (17€), risotto al nero (18€), filetto di manzo alla Voronoff (30€) o tentacolo di polo (26€). A pranzo c’è anche un menu fisso a 15€: primo, secondo del giorno, acqua e caffè.
L’uscita l’11 gennaio al Cinema Arlecchino di Milano e la distribuzione indipendente
Il documentario uscirà dall’11 gennaio al Cinema Arlecchino di Milano e rimarrà per alcune settimane. “Il film ha una distribuzione indipendente, gestisco tutto io, e vorrei che circolasse anche nelle scuole e negli altri carceri d’Italia” ci racconta Michele Rho che nella sua vita ha studiato regia teatrale alla Paolo Grassi di Milano e poi ha continuato gli studi alla Columbia University di New York. La sua durata è di 73 minuti e il messaggio per Michele Rho è fondamentale: “Non si parla mai di colpa, non si indaga mai sul motivo per cui queste persone sono dentro. Si vuole umanizzare il detenuto e il cibo diventa un veicolo di speranza e libertà”.
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Fonte : Today