Neanche Terra Amara è riuscita a battere l’esordio della terza stagione di Doc: Nelle tue mani: ritornata in onda l’11 gennaio la fiction Rai ha fatto il 25%, mentre la soap turca in onda su Canale 5 si è fermata al 13,99%. Una resistenza non male, comunque, anche perché Mediaset l’ha mandata un po’ allo sbaraglio: nell’ambizioso tentativo di bloccare la concorrenza del medical con Luca Argentero, si era deciso infatti di lanciare nuovamente in prima serata il titolo turco che già fa faville nel pomeriggio e nella domenica sera di Canale 5, con picchi di due milioni di spettatori; traslocando addirittura la partita dei quarti di Coppa Italia Juventus-Frosinone su Italia 1 (che ha fatto comunque di più, il 14%). Insomma il dogma dell’infallibilità di Terra Amara viene un po’ meno ma non si può nascondere che questo sia uno dei successi più eclatanti sulla tv commerciale degli ultimi anni.
Non è del resto neanche il primo: in principio fu Il Segreto soap spagnola che dal 2013 ha fatto sfraceli anche in Italia, facendo comprendere ai dirigenti televisivi che queste serie un po’ low budget e dall’estetica vagamente retro-pauperista, col filtro seppia di Instagram perennemente acceso, la recitazione approssimativa e le trame melense ma complicatissime, erano la soluzione perfetta per occupare fasce di palinsesto strategiche senza spendere troppo in diritti a fronte di ingenti risultati in termini di pubblico. Pian piano il focus di questo tipo di operazioni di programmazione si sono spostate sui titoli turchi, come Bitter Sweet e Day Dreamer, che hanno fatto conoscere alle spettatrici italiane un bisteccone come Can Yaman. Ma solo Terra Amara, in qualche modo, è riuscita a ritornare ai fasti de Il Segreto, anche perché forse le è più vicina dal punto di vista tematico, essendo una specie de Il quarto stato di Pellizza da Volpedo in 3d e in salsa anatolica.
Topazio walked so Terra Amara could run
Perché di cosa parla, in sostanza, questo Terra Amara? Nella Turchia ancora isolazionista e rurale tra gli anni Settanta e Ottanta, i due fidanzati Züleyha e Yılmaz fuggono da Istanbul perché Yılmaz è stato costretto a uccidere l’uomo a cui il fratello di Züleyha l’aveva venduta per ripianare i propri debiti di gioco. Per salvaguardare il loto onore, una volta giunti a Çukurova, nella regione agricola di Adana, Züleyha e Yılmaz si fingono fratelli, anche se lei è rimasta incinta, e vengono accolti nella tenuta della signora Hünkar Yaman. Il destino dei due innamorati ovviamente sarà travagliato e li porterà a dividersi, lei sposata al figlio di Hünkar, Demir, e lui a Müjgan, una dottoressa di Instabul. Seguono ovviamente gravidanze, tradimenti, gelosie, crisi isteriche ma anche rapimenti, colpi di arma da fuoco, periodi in carcere e tutto ciò che si può immaginare per tenere vivo l’interesse di casalinghe, pensionati e universitari che alle due del pomeriggio sono di fronte al televisore.
Dal punto di vista del linguaggio televisivo non c’è nulla di nuovo: se i Forrester di Beautiful fossero nati ad Ankara qualche decennio prima saremmo giunti agli stessi risultati. E la passione del pubblico italiano per le soap esotiche è qualcosa che va molto indietro nel tempo: negli anni Ottanta la fortuna delle reti commerciali di Berlusconi, per esempio, è stata fatta dalle soap sudamericane. Topazio, Manuela, Anche i ricchi piangono, Milagros, La schiava Isaura erano già allora variazioni sul tema (donne che perdevano tutto, che s’innamoravano perdutamente, che scalavano la società, che subivano traumi, ma anche maschi fascinosi e incontrollabili, vecchie megere, criminali sotto mentite spoglie e via dicendo). Non siamo i soli, noi italiani, ad appassionarci a questi format che del resto sono tra i più inossidabili nelle storia della tv. Lo stesso Terra Amara è stato venduto in mezzo mondo, dalla Spagna alla Bosnia, dal Messico all’Uzbekistan, da Cipro al Paraguay.
Forse non potremo mai fare a meno di queste trame infinite e inverosimili, che sono un po’ sul piccolo schermo quelli che erano i feuilleton dell’Ottocento. Sono nel nostro Dna, come le storie che continuano potenzialmente all’infinito, le grande epopee dell’alto e del basso, la condensazione dei temi più universali e umani che ci siano (l’amore, i soldi, il sesso, il potere). Ma nonostante questo, non metteteli contro il calcio o i medici televisivi: lo scontro tra Titani potrebbe essere letale.
Fonte : Wired