La scommessa sulle Laccadive dietro lo scontro tra le Maldive e l’India

Da quando a novembre è salito al potere il presidente Mohamed Muizzu, l’arcipelago dell’Oceano indiano si è avvicinato alla sfera di influenza cinese. I recenti post del primo ministro indiano Narendra Modi alle Lakshadweep sono stati letti come un modo per ridurre il turismo verso le Maldive. Ma da tempo Delhi sta lavorando per favorire lo sviluppo del proprio arcipelago. 

Milano (AsiaNews) – L’ultima visita del primo ministro indiano Narendra Modi alle isole Lakshadweep (Laccadive), vicino alle coste del Kerala, ha generato una disputa politica con le vicine Maldive, che si trovano poco più a sud e dall’anno scorso governate da un governo filo-cinese. “Sono ancora incantato dalla straordinaria bellezza delle isole e dall’incredibile calore della sua gente”, ha scritto su Instagram il premier indiano pubblicando una serie di foto di passeggiate in spiaggia e uscite di snorkeling. 

Da tempo l’India sta cercando di promuovere i propri atolli, 36 in tutto, una mossa che alcuni funzionari maldiviani hanno letto come finalizzata a ridurre il turismo indiano verso le Maldive. Secondo i dati più recenti, nel 2023 ci sono stati più 209mila ingressi di alle Maldive di indiani che coprono l’11% del mercato turistico delle isole. “Che pagliaccio. Il burattino di Israele – il 98% della popolazione maldiviana è musulmana – che si immerge con il giubbotto salvagente”, ha commentato su X (Twitter) Mariyam Shiuna, vice ministra del ministero per l’empowerment giovanile, l’informazione e le arti, seguita a ruota da altri due vice ministri che poi sono stati sospesi. Il governo di Malé ha risposto di essere a conoscenza dei commenti “dispregiativi” condivisi sui social ma anche sottolineato che si tratta di “opinioni personali”.

In pochissimo tempo sui social si è scatenata una contro campagna in difesa del governo indiano con gli hashtag #BoycottMaldives e #ChaloLakshadweep (“Andiamo alle Laccadive”). Personalità di Bollywood e del mondo di cricket si sono schierate in difesa del premier Modi, mentre il sito di viaggi indiano EaseMyTrip ha annunciato di aver sospeso le prenotazioni dei voli per le Maldive. Nel frattempo i voli per le Laccadive sono esauriti fino a marzo.

Ma si tratta in realtà di un successo frutto di anni di politiche di promozione. Mentre in passato arrivare alle Laccadive era complesso e laborioso (per il visto bisognava pagare 200 rupie attraverso lunghe procedure burocratiche e c’erano pochi collegamenti aerei), oggi si può ottenere il permesso di visita  online in massimo due giorni e Alliance Air (l’unica compagnia aerea che gestisce i voli) sta valutando di aumentare la propria flotta per garantire più di un collegamento quotidiano. Anche SpiceJet ha anche annunciato che lancerà i voli per l’arcipelago e il governo indiano sta valutando di sviluppare un nuovo aeroporto sulle isole Minicoy che potrebbe accogliere anche voli commerciali e militari. Al momento sul territorio insulare è presente una sola pista di atterraggio, quella di Agatti.

Inoltre, nonostante il partito al governo, il Bharatiya Janata Party (BJP), si sia più volte scagliato contro la popolazione di fede islamica dell’India, la popolazione musulmana delle Laccadive viene presentata come caratterizzata da una cultura unica e differente che si è sviluppata in maniera indipendente rispetto alla terraferma. Per gli studiosi, gli isolani delle Laccadive hanno legami etnici e linguistici con le popolazioni arabe, tamil, malayali e kannada. Secondo il professore di studi islamici Andrew W. Forbes, e “non ci possono essere dubbi sul fatto che i primi coloni delle isole Laccadive fossero marinai malabari, molto probabilmente naufraghi” e di fede indù. La conversione all’Islam sarebbe poi avvenuta in un lungo arco di tempo grazie ai contatti con i mercanti arabi. Nel XVI secolo, le isole passarono sotto il controllo del regno Arakkal di Kannur, l’unica dinastia musulmana ad aver governato in Kerala, sottolineano ancora gli accademici, secondo cui anche durante il dominio coloniale britannico l’arcipelago ha continuano a godere di una certa indipendenza grazie all’isolamento geografico. La società delle Laccadive presenta la peculiarità di essere matrilineare, una pratica che probabilmente deriva da antiche tradizioni del Kerala. “Forse da nessuna parte un sistema sociale apparirebbe così incompatibile con l’ideologia dell’Islam e richiederebbe così tanti aggiustamenti e accomodamenti come in una società matrilineare”, ha scritto l’antropologa Leela Dube, anche se secondo alcuni la pratica del matrilineismo stata è riscontrata anche tra altre popolazioni musulmane della regione dell’Oceano Indiano come in Mozambico, Indonesia, Malaysia e Tanzania.

Allo stesso tempo le Maldive, da quando a novembre è stato eletto il presidente Mohamed Muizzu, si sono sempre più avvicinate alla sfera di influenza cinese. Muizzu, in campagna elettorale, aveva promosso lo slogan “India Out”, promettendo la rimozione di decine di militari indiani di stanza sull’arcipelago. Il presidente maldiviano, inoltre, non è ancora andato in visita ufficiale a New Delhi, ma, al contrario, due giorni fa, dopo un tour diplomatico di cinque giorni, ha siglato 20 accordi con la Cina per favorire lo sviluppo delle proprie isole e accelerare la cooperazione all’interno della Belt and Road Initiative, il mega progetto infrastrutturale lanciato da Pechino nel 2013 per collegare l’Asia all’Europa.

Tra gli accordi principali c’è anche un memorandum d’intesa sulla cooperazione turistica tra Cina e Maldive. Muizzu aveva dichiarato che il suo governo intende diversificare il turismo: “La Cina era il nostro mercato numero uno prima del covid, e chiedo di intensificare gli sforzi affinché la Cina riconquisti questa posizione”, aveva detto, esprimendo anche “gratitudine per il ruolo significativo della Cina nel successo economico delle Maldive e per la generosa assistenza della Cina nell’edilizia sociale, nell’istruzione superiore e nello sviluppo delle infrastrutture”. Secondo i dati della Banca Mondiale, le Maldive devono alla Cina 1,37 miliardi di dollari, ovvero circa il 20% del suo debito pubblico. Il debito di Malé verso l’India ammonta invece a 123 miliardi di dollari.

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Fonte : Asia