Come stabilito all’articolo 3 dalla Costituzione italiana, tutti i cittadini “hanno pari dignità sociale”. Questo principio permette a tutte le persone di partecipare alla vita pubblica del paese, a prescindere dalla loro condizione fisica, economica o sociale. In base a tale principio il 9 gennaio 2004 il Parlamento italiano approva la cosiddetta legge Stanca (dal cognome del proponente Lucio Stanca, all’epoca ministro per l’Innovazione e le tecnologie): un provvedimento che impone alla pubblica amministrazione di rendere fruibili i propri servizi digitali anche da parte di persone con disabilità.
Consentire l’accessibilità significa fornire gli strumenti per una facile fruizione dei contenuti web da parte di persone che possono avere disabilità visiva (ciechi o ipovedenti), uditiva o cognitiva. Linguaggio semplice, traduzioni in simultanea, descrizione audio delle immagini e impaginazioni semplificate sono alcuni elementi di un servizio accessibile. Che poi è un bene per tutta la collettività. Il ventesimo anniversario dell’approvazione della legge è stato celebrato con un evento, La Legge Stanca vent’anni dopo, organizzato dalla Fondazione pensiero solido.
L’evento
Insieme allo stesso Lucio Stanca, all’evento hanno preso parte alcuni politici (la ministra per le Disabilità Alessandra Locatelli; il ministro per la Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo; il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’Innovazione tecnologica Alessio Butti; la senatrice e coordinatrice dell’Intergruppo parlamentare disabilità Giusy Versace) e lavoratori della pubblica amministrazione e del privato impegnati nello sviluppo di servizi digitali accessibili. Gli interventi si sono concentrati sul lavoro ancora da svolgere nel campo dell’accessibilità. Un ecosistema digitale realmente inclusivo – che va dalla realizzazione di strumenti adeguati nel supportare le persone con disabilità nel percorso di studi allo sviluppo di app della pubblica amministrazione per svolgere pratiche burocratiche progettate per tutti – sembra infatti ancora lontano.
Un grande ostacolo alla realizzazione del progetto è la scarsa conoscenza del tema. Come detto da Sauro Cesaretti, presidente di Accessibility days, una manifestazione dedicata: “Bisogna formare cittadini consapevoli dell’esistenza e dell’importanza dell’accessibilità”. Il problema sembra dunque di tipo culturale. La mancanza di una consapevolezza collettiva è denunciata anche dal consigliere dell’Istituto nazionale valutazione ausili e tecnologie (Invat) Sabato De Rosa quando parla del “fastidio” che mostrano le entità pubbliche e private “quando si parla loro di accessibilità”.
Fonte : Wired