Conflitto Israelo-Palestinese
Francesca Albanese, relatrice speciale dell’Onu per i diritti umani in Palestina: “La pulizia etnica è una realtà, è successo già nel ’47 e nel ’67”. Catastrofe umanitaria: “9 famiglie su 10 non bevono e non mangiano nulla per oltre 24 ore”.
Intervista a Francesca Albanese
Relatrice speciale dell’ONU per i diritti umani nei territori palestinesi
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Le Nazioni Unite ci hanno da sempre abituato ad un linguaggio ponderato, spesso anche in contrasto con le immagini di guerra e violenza che arrivano dal mondo, ma Francesca Albanese, relatrice speciale dell’ONU per i diritti umani nei territori palestinesi, non usa mezzi termini. In questa intervista con Fanpage.it descrive, numeri e dati alla mano, la situazione di Gaza in tutta la sua drammatica brutalità. Una “catastrofe“, come abbiamo più volte letto nei rapporti delle Nazioni Unite degli ultimi mesi, ma è davvero impressionante la sequela di numeri sulla situazione a Gaza descritti da Albanese, che si appresta a preparare il suo prossimo rapporto per l’ONU che sarà consegnato nel marzo prossimo. L’autrice del volume “J’accuse”, ha parlato anche di quelli che secondo lei sono gli obiettivi reali dell’offensiva israeliana. “Si tratta di pulizia etnica” ci spiega, e sottolinea come “la deportazione forzata di una popolazione, è un crimine contro l’umanità“.
Gli ultimi dati dell’ONU ci dicono che a Gaza è stato ucciso l’1% della popolazione a seguito dell’attacco voluto da Netanyahu, qual è la situazione oggi?
La situazione è quella che non sarebbe possibile non avere dopo quasi 100 giorni di bombardamenti violentissimi, nei quali Israele ha lanciato su una striscia di terra che è di appena 365 Km quadrati, non lo dimentichiamo, 6000 bombe a settimana in media. Alcune di queste superano i 200 kg e hanno una capacità di distruzione di un’area grande come diversi campi da calcio. Oltre il 60% delle infrastrutture di Gaza è distrutto, interi quartieri residenziali sono stati rasi al suolo, hanno distrutto scuole, moschee, ospedali, panetterie, i luoghi in cui si produceva l’unico cibo possibile. Quasi tutti i 40 ospedali di Gaza non sono più operativi se non come rifugio per la popolazione sfollata, che è pari a 1 milione e 900 mila persone. Non ci sono medicine, carburante, acqua e cibo, i medici operano alla luce delle torce dei cellulari ricaricati con i pannelli solari. Ogni giorno almeno 3 bambini vengono amputati di una gamba o due.
Secondo alcuni analisti l’obiettivo di Netanyahu è quello di deportare la popolazione di Gaza, secondo lei è mai possibile che possa essere davvero questo l’obiettivo?
L’obiettivo di questo assalto è la pulizia etnica. In tempi di guerra Israele porta avanti sfollamenti forzati della popolazione, deportazioni, ce ne fu un’altra nel 1967, con 350 mila persone che furono sfollate ed a cui non è mai stato consentito di rientrare, la pulizia etnica è una realtà. E’ la storia della “nackba” che si ripete, anche nel 1947 cominciò così. A Gaza effettivamente ci sono stati già dai primi giorni elementi che lasciavano trasparire questa intenzione, c’erano delle figure nel governo o vicine al governo, che parlavano di “soluzione egiziana”. Dobbiamo ricordare che lo sfollamento forzato, la deportazione, è crimine contro l’umanità. I palestinesi si vedono derubati delle loro terre e delle loro case giorno dopo giorno, a Gaza c’è stata anche una ricostruzione di pezzi di terra con nuovi insediamenti di coloni. Oggi direi che larga parte dell’opinione pubblica israeliana sostiene che i palestinesi “se ne devono andare” perché non è possibile vivere vicini. Ci sono stati contatti tra Netanyahu e i governi di Congo e Rwanda affinché accolgano la migrazione volontaria da Gaza.
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Quindi trova fondamento la tesi della deportazione dei palestinesi di Gaza in Africa?
Si l’idea c’è, e i contatti ci sono stati.
In Cisgiordania da un punto di vista bellico c’è minore intensità, ma anche lì l’esercito israeliano sta compiendo delle operazioni militari, perché?
I coloni sono stati nuovamente armati, e sollecitati da dichiarazioni genocidiali come quelle del ministro Ben Gvir. Stanno facendo razzie, dei veri e propri pogrom a tutte le ore del giorno e della notte, soprattutto nei confronti della popolazione palestinese che vive in aree più remote e rurali.
Sono supportati dall’esercito?
Si certamente sono protetti dall’esercito.
Netanyahu sta attaccando le basi di Hezbollah in Libano, le chiedo come questo si possa conciliare con il diritto internazionale e se c’è il rischio di una escalation del conflitto in tutta la regione?
Sì c’è il rischio di una escalation del conflitto in tutta la regione, anche se la regione in questo momento è in ginocchio. Io spero che non ci sia una esclation militare perché quella popolazione non ne ha bisogno, è chiaro però che lanciare missili contro il territorio di uno Stato sovrano è un attacco che potrebbe provocare, nel caso specifico nel Libano, l’invocazione del diritto di autodifesa. Vede è questa l’incapacità e la schizofrenia del mondo occidentale, l’attacco di Hamas nei confronti di Israele del 7 ottobre, ma anche prima il lancio dei razzi, giustificano la guerra, ed il Libano e la Siria che si stanno prendendo frequentemente i missili israeliani? Questa non è la prima volta che Israele lancia missili contro un paese della stessa regione di questi tempi. Che dire? Dissonanza cognitiva.
Cosa sta succedendo ai valichi di confine dove gli aiuti umanitari dovrebbero provare ad entrare a Gaza?
Immagina che un giorno tutto ciò che possiedi, dalle lenzuola, ai libri, ai ricordi della tua infanzia, ai documenti che ti servono per dimostrare chi sei, tutto venga spazzato via e distrutto, non hai più niente e non hai neanche da mangiare. Non hai un tetto sulla testa, non hai di che vivere, dipendi dalla mano caritatevole delle Nazioni Unite. Ma come si fa a dare da mangiare a 1 milione e 900 mila persone nel momento in cui piovono bombe? Questo è il nocciolo del problema. E poi Israele non permette l’ingresso dei convogli umanitari necessari. L’8% della popolazione a Gaza, si intende quella del Sud perché il Nord è irraggiungibile, è completamente sotto il controllo militare israeliano che non consente di far entrare niente e nessuno, questo 8% della popolazione ottiene quello di cui ha bisogno, il minimo. Il 50% della popolazione è affamata, ci sono molte aree in cui 9 famiglie su 10 non bevono e non mangiano neanche una volta nell’arco temporale delle 24 ore, pensate anche alle donne incinte ed ai bambini. L’impatto di questa realtà inciderà su questo popolo per generazioni.
In tutto questo sembra che nell’opinione pubblica internazionale ci sia una assuefazione, il mondo resta a guardare?
Sì, io trovo che ci sia una mancanza di conoscenza, nel senso che non si conosce necessariamente il dato oggettivo nella sua profondità ma anche nel suo interconnettersi ad altri elementi, il dato storico non si capisce. Quindi magari si sente il numero di morti, ai quali ci si è ormai assuefatti, però non si spiega il contesto, quindi c’è una mancanza di conoscenza e una mancanza di comprensione. Anche perché certi media main stream, soprattutto in Italia ma non sono in Italia, hanno smesso di fare informazione preferendo una chiave propagandistica, e la popolazione fa fatica ad avere una visione d’insieme. Poi c’è una mancanza di azione, il nostro governo si è astenuto sulle risoluzioni per il cessate il fuoco. E’ una frattura immensa dal punto di vista morale enorme e la nostra umanità sta morendo a Gaza.
Quando sarà presentato il suo prossimo rapporto?
Il mio prossimo rapporto sarà presentato al consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite a Marzo, dovrebbe essere pubblico tra un mese.
Fonte : Fanpage