Il rischio escalation è sempre più reale. Stati Uniti e Regno Unito hanno sferrato un attacco in Yemen e hanno colpito la capitale Sanaa e altre città. Obiettivo gli Houthi, il gruppo sciita sostenuto dall’Iran. E’ una risposta alle aggressioni alle navi commerciali che transitano nel Mar Rosso, l’arteria da cui passa il 12% del commercio mondiale. Altro fronte dell’infinita guerra di Gaza: infatti i miliziani hanno sfidato il monito a non intralciare il commercio internazionale sul Mar Rosso, una rotta chiave tra Europa e Asia, in supporto alla causa palestinese. L’Iran ha già sequestrato una petroliera nel Golfo di Oman per rappresaglia.
C’è la partecipazione di alcuni alleati di Usa e Regno Unito, tra cui Paesi Bassi, Australia, Canada e Bahrein, che dovrebbero fornire logistica, intelligence e altro supporto. Gli attacchi, ha spiegato la Cnn, sono stati condotti in particolare con aerei da combattimento e missili Tomahawk. Oltre una dozzina di obiettivi Houthi sono stati colpiti da missili lanciati da cielo, terra e mare (con il sottomarino Uss Florida) e sono stati scelti per indebolire la capacità degli Houthi di attaccare le navi nel Mar Rosso. Funzionari Houthi hanno avvertito che Stati Uniti e Regno Unito “pagheranno un prezzo pesante” per questa “palese aggressione”. Anche Teheran ha fermamente condannato in queste ore “la violazione della sovranità e dell’integrità territoriale dello Yemen”.
Cosa sta succedendo in Yemen
Parla di “attacchi contro una serie di obiettivi nello Yemen utilizzati dai ribelli Houthi per mettere a repentaglio la libertà di navigazione in uno dei corsi d’acqua più vitali del mondo” il presidente Usa Joe Biden in una nota, spiegando che non esiterà “a prendere ulteriori misure per proteggere il nostro popolo e il libero flusso del commercio internazionale, se necessario”.
“Questi attacchi – sottolinea Biden – sono la risposta diretta agli attacchi Houthi senza precedenti contro navi internazionali nel Mar Rosso, compreso l’uso di missili balistici antinave per la prima volta nella storia. Questi attacchi hanno messo in pericolo il personale statunitense, i marinai civili e i nostri partner, il commercio e minacciato la libertà di navigazione. Più di 50 nazioni sono state colpite da 27 attacchi al trasporto marittimo commerciale internazionale. Equipaggi provenienti da più di 20 Paesi sono stati minacciati o presi in ostaggio in atti di pirateria. Più di 2.000 navi sono state costrette a deviare per migliaia di miglia per evitare il Mar Rosso, il che può causare settimane di ritardi nei tempi di spedizione dei prodotti. E il 9 gennaio, gli Houthi hanno lanciato il loro più grande attacco fino ad oggi, prendendo di mira direttamente le navi americane”.
“Difendere il trasporto marittimo internazionale”
“La risposta della comunità internazionale a questi attacchi sconsiderati – prosegue – è stata unita e risoluta. Il mese scorso, gli Stati Uniti hanno lanciato l’operazione Prosperity Guardian, una coalizione di oltre 20 nazioni impegnate a difendere il trasporto marittimo internazionale e a scoraggiare gli attacchi Houthi nel Mar Rosso. Ci siamo inoltre uniti a più di 40 nazioni nel condannare le minacce degli Houthi. La settimana scorsa, insieme a 13 alleati e partner, abbiamo lanciato un avvertimento inequivocabile che i ribelli Houthi avrebbero subito conseguenze se i loro attacchi non fossero cessati. E ieri, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato una risoluzione che chiede agli Houthi di porre fine agli attacchi contro le navi mercantili e commerciali”.
“L’azione difensiva di oggi fa seguito a questa vasta campagna diplomatica e ai crescenti attacchi dei ribelli Houthi contro le navi commerciali. Questi attacchi mirati sono un chiaro messaggio che gli Stati Uniti e i nostri partner non tollereranno attacchi al nostro personale né permetteranno ad attori ostili di mettere in pericolo la libertà di navigazione in una delle rotte commerciali più critiche del mondo”, conclude il presidente Usa.
Il primo ministro britannico Rishi Sunak ha comunicato che gli attacchi di queste ore sono “un’azione limitata, necessaria e proporzionata per legittima difesa”. Si segnalano attacchi, oltre che nella capitale Sanaa, nel porto di Hudaydah sul Mar Rosso, a Dhamar e nella roccaforte Houthi nord-occidentale di Saada. Di fatto, a inizio 2024, gli Houthi controllano gran parte dello Yemen.
Perché gli attacchi non dissuaderanno facilmente gli Houthi
Secondo Frank Gardner, giornalista della BBC esperto di questioni di sicurezza, Usa e Inghilterra sperano che gli attacchi aerei notturni sugli obiettivi Houthi servano a dissuaderli da ulteriori attacchi non provocati al trasporto marittimo globale: “Ma sembra improbabile. Gli Houthi, armati, addestrati e forniti di intelligence dall’Iran, sono riusciti a presentarsi con successo come difensori di Hamas e dei palestinesi e come avversari di Israele, cosa che ben si adatta all’opinione popolare araba. E non è una posizione a cui rinunceranno alla leggera. Quando nell’aprile 2015 i sauditi iniziarono la loro campagna aerea contro la presa illegale del potere nello Yemen da parte degli Houthi, si dicevano fiduciosi che la guerra sarebbe finita entro la fine dell’anno – continua Gardner – Quasi un decennio dopo, gli Houthi sono più saldamente radicati che mai. Ciò ha rafforzato il loro senso di sfida e invincibilità. Gli Stati Uniti e i loro alleati cercheranno di rendere questa campagna breve e incisiva con una perdita di vite umane minima. Gli Houthi potrebbero avere altri piani”, conclude.
Cosa cambia per l’Italia
L’Italia e l’Europa si interrogano su quanto farsi coinvolgere dalla missione a guida Usa che dal mese scorso è schierata contro i droni dei ribelli yemeniti. I report raccontano una realtà pesante, in prospettiva e nel presente, anche per l’Italia: dallo stretto di Suez e di Bab el-Mandeb passa il 40% del commercio marittimo italiano. Gli attacchi degli Houthi stanno facendo salire i costi. Se il traffico con l’Oriente si riduce, aumentano i ritardi, le rotte cambiano, anche la benzina costa molto di più. Insomma: inflazione.
Le conseguenze in Europa si vedono già, e ancor più ce ne saranno a breve. Il produttore di auto elettriche Tesla, ad esempio, ha dichiarato che sospenderà la produzione nella sua fabbrica fuori dalla capitale tedesca Berlino a causa dei ritardi nelle spedizioni causati dagli attacchi Houthi nel Mar Rosso. I ritardi hanno creato un “gap nelle catene di fornitura” che ha portato alla decisione di sospendere la produzione di veicoli – ad eccezione di alcune sottoaree – presso la Gigafactory di Berlino-Brandeburgo tra il 29 gennaio e l’11 febbraio, ha affermato Tesla in una nota giovedì, poco prima che Stati Uniti e Regno Unito effettuassero gli attacchi aerei. La fabbrica Tesla fuori Berlino impiega circa 11.500 persone e produce circa 250.000 veicoli all’anno.
Chi sono gli Houthi e perché stanno mettendo a rischio il commercio mondiale
Fonte : Today