Ogni anno attendo trepidante l’approvazione della legge di bilancio nella speranza che ci siano importanti novità sul riscatto della laurea, visto che l’età della pensione sta diventando sempre più lontana (siamo arrivati a 67) e che di contributi ne ho pochi a causa delle varie borse di studio e contratti co.co.co delle primissime esperienze lavorative.
Anche quest’anno sono rimasta delusa. Si era parlato della possibilità di inserire in manovra fondi per facilitare il riscatto della laurea ma poi più nulla. Così ho deciso di farlo lo stesso, ma dopo i conteggi mi sono resa conto che è un lusso riservato solo a pochissime persone e poi chissà se conviene davvero. Vediamo perché.
Perché il riscatto della laurea è importante
I requisiti per chiedere il riscatto della laurea li ho tutti, non mi resta che sapere quanto dovrò pagare all’Inps per trasformare i 4 anni di università – dal 1997 al 2001 – in anni contributivi per farli valere poi sul calcolo della pensione. In poche parole verranno conteggiati come se avessi lavorato, questo vuol dire che raggiungerò prima la pensione e con importi più alti sull’assegno. Peccato che non posso aggiungere gli anni fuori corso, ma ne comprendo le motivazioni.
Sul sito dell’Inps c’è un simulatore che mi ha aiutato a fare i conti altrimenti sarei dovuta andare in un patronato o da un professionista. Cosa che consiglio vivamente di fare a chi ha iniziato gli studi e/o il lavoro prima del 1996, perché con il passaggio dal sistema retributivo al contributivo si complica tutto. Il mio caso è molto semplice così come le domande a cui mi chiede di rispondere il simulatore: quanto è durato il corso di studi, quando ho iniziato, qual è la retribuzione lorda degli ultimi 12 mesi, insomma niente di insormontabile. Sì, ma quanto dovrò pagare?
Riscattare gli anni della laurea è un lusso
Continuo a spingere pulsanti ed ecco che alla fine appaiono due importi esorbitanti, poco meno di quanto spenderei per acquistare un box auto a Roma. Dopo lo choc iniziale provo a capire se devo prendere in considerazione il calcolo ordinario, che prevede un costo di riscatto pari a 29.040 euro, oppure il regime agevolato da 23.110 euro (vedi l’immagine qui sotto).
Scopro che quest’ultima possibilità (molto più conveniente) consente di pagare una cifra fissa invece che una percentuale sulla base del reddito e che può essere scelta solo da chi ha:
- meno di 18 anni versati prima del 31 dicembre 1995;
- almeno 15 anni di contributi versati al momento della richiesta di riscatto;
- almeno 5 anni nel periodo contributivo, dal 1996 in poi.
Fortunatamente è il mio caso, che bello risparmierò quasi 6mila euro, ma sono consapevole che questa scelta porterà meno benefici sull’importo dell’assegno. Secondo i calcoli dell’Inps nel lontano 2047 riceverò una pensione di vecchiaia di 24.300 euro a fronte dei 22.540 a cui avrei diritto senza riscatto, mentre con quello ordinario la somma annua salirebbe a 24.750 euro (vedi immagine sotto). Se deciderò di riscattare la laurea con il regime agevolato il mio assegno previdenziale si gonfierà di 1.760 euro l’anno, vale a dire circa 146 euro in più al mese. Non male, ma dovrò dire addio alla Renault Captur o alla Dacia Spring elettrica su cui avevo messo gli occhi, perché la cifra da pagare è più o meno la stessa.
Importi rateizzabili fino a 10 anni
Ma dove li trovo 23mila euro? Buone notizie, per chi non può pagare in un’unica soluzione c’è la rateizzazione: si va da 12 fino a 120 mesi (10 anni) con rate mensili da 193 fino a 1.925 euro.
C’è un altro vantaggio da considerare, il recupero fiscale sul 730, con i costi del riscatto che possono essere dedotti interamente dal reddito imponibile, senza limiti. Questo significa che l’anno prossimo il totale su cui pagherò le tasse sarà dato dal reddito complessivo meno i 2.316 euro che ho pagato per il riscatto della laurea (193 euro al mese per 12 mesi).
Ma tra mutuo, bollette, spese varie e un’auto nuova da comprare come faccio a permettermi una rata da quasi 200 euro al mese per 10 anni con uno stipendio che non aumenta nemmeno al ritmo dell’inflazione? Non riesco neppure a pensare a una pensione integrativa, unica soluzione al momento consigliata dagli esperti per non passare una vecchiaia in povertà. Ma poi siamo davvero sicuri che questi 4 anni di contributi mi faranno andare in pensione prima?
Il riscatto della laurea conviene davvero?
Gli anni contributivi che ho riscattato con la laurea a cosa serviranno? Ad anticipare la pensione se ho già raggiunto il requisito anagrafico ma non quello contributivo oppure a incrementare l’assegno se mi manca solo il traguardo dell’età. E per lasciare il lavoro prima dei 67 anni? Non si hanno certezze in tal senso, visto che la tanto attesa riforma delle pensioni promessa dal governo Meloni – quella strutturale – non è stata approvata e che non ho idea di come cambieranno le norme in futuro.
Credo fermamente che dovendo sborsare una somma così elevata il vantaggio debba essere certo, quindi i dubbi aumentano. A questo punto inizio a pensare che il riscatto sia più per le persone adulte che per i giovani lavoratori, insomma ha una certa valenza solo se mi consente di raggiungere subito la pensione altrimenti comporta rischi altissimi. A questo punto mi conviene aspettare ed eventualmente riscattare gli anni della laurea a ridosso della pensione, ma solo quelli di cui avrò bisogno per raggiungere il requisito contributivo.
Oppure mi conviene continuare a sperare nel riscatto della laurea gratis invocato da molti, tanto in 23 anni tutto può succedere. Spero solo che la premier Giorgia Meloni si ricordi quando nel 2018 sui social scriveva: “Riscattare gli anni di laurea a fini pensionistici è diventato ormai un lusso per pochi, un lungo percorso fatto di prestiti e di impegni della liquidazione. E così, ben pochi decidono di usufruirne anche perché è diventato impossibile o quasi, accedere al mondo del lavoro in giovane età e avere quella disponibilità economica necessaria per farlo. Per questo motivo Fratelli d’Italia ha presentato una proposta di legge per tagliare i costi del riscatto e mettere fine ad una vera DISCRIMINAZIONE GENERAZIONALE”.
Fonte : Today