“Lo spettacolo si chiama Armageddon, e parla della fine dell’umanità secondo me. Perché ci sono tanti modi. Siamo sull’orlo di un precipizio. Potrà dipendere dal riscaldamento globale, dall’aumento della pandemia, dalla guerra nucleare. In pratica dalla nostra stessa stupidità”, queste le parole utilizzate da Ricky Gervais per introdurre il suo nuovo spettacolo, Ricky Gervais – Armageddon, disponibile su Netflix dal 25 dicembre 2023. Partendo da alcuni ragionamenti di matrice socio-linguistica e morale, il comico nativo di Reading cerca di fare il punto su alcune attitudini tipicamente umane appartenenti alla nostra contemporaneità, riflettendo sulla lingua e su tutto ciò che le parole trascinano con sé e riescono a trasmettere a contatto con più letture e una trasformazione temporale che le ha coinvolte in maniera sfaccettata e specifica.
Ancora una volta, la commedia diventa un mezzo attraverso con cui parlare direttamente Al e Del pubblico nelle mani di Ricky Gervais, imprimendo uno stile che resta coerente con il percorso che il comico ha portato avanti fino ad oggi, lavorando con ciò che conosciamo e traslandolo attraverso una comicità dirompente e cattivissima (già che ci siete non perdete le serie Netflix di gennaio 2024).
Ricky Gervais: una comicità senza filtri
Guardando Ricky Gervais – Armageddon una domanda diventa quasi obbligatoria: qual è il ruolo che la comicità, ad oggi, continua ad avere nella società contemporanea? Il pubblico, ovviamente, non è lo stesso di ieri, e il tempo ha portato a una serie di trasformazioni sociali influenti sulla stessa sensibilità delle persone che oggigiorno combattono e credono in quello che vivono quotidianamente.
Il lavoro di Gervais, però, si è sempre posto con un’attitudine profondamente provocatoria e senza filtri o scrupoli di sorta, ispirando uno stile che si scontra coi perbenismi del caso, costruendo battute sfrontate in grado di affrontare e inglobare anche gli elementi più negativi della società di ogni tempo. Una voce senza filtri che, forse oggi ancor più di ieri, si ritrova a fare i conti con il cosiddetto “politically correct”, su un campo da gioco che potrebbe non ammettere alcuni spunti comici. Così, con Ricky Gervais – Armageddon, ci si ritrova proiettati in uno show dalle caratteristiche più tipiche, in termini strutturali, della stand-up comedy, rielaborandone la voce in un percorso caustico e cinico in cui nessuno viene mai escluso dalle battute in gioco, in un dipinto che pare voler ritrarre ogni essere umano. Che si tratti di “woke”, di razzismo, di perbenismo o di atteggiamenti ignobili e riprovevoli, Ricky Gervais riesce ancora una volta a trovare una chiave di lettura che trasforma le ombre dei nostri tempi in maschere su cui si scherza e al tempo stesso riflette.
È proprio questa una delle capacità più interessanti del suo modo di fare commedia, trascinando il pubblico sul posto e a casa lungo un sentiero in cui gli accadimenti contemporanei diventano il motore pulsante di cui non sempre è facilissimo parlare, celando dentro di sé un mondo in continua evoluzione difficile da comprendere in toto. Partendo da ciò, il black humor più spietato si trasforma in un discorso senza filtri o limiti, capace di ispirare una particolare consapevolezza ben oltre la dimensione della commedia e delle risate, per poi scavare nel profondo di alcuni atteggiamenti negati e condannati dalle stesse persone che adesso ne ridono.
Austerità e oscurità
Ricky Gervais – Armageddon, come avvenuto anche con gli altri spettacoli presenti su Netflix (SuperNature e Humanity), conferma ancora una volta la verve irraggiungibile di un comico che vuole parlare di quello che vede e sente tutti i giorni, cercando di ampliare le possibilità di un discorso variegandone tematiche e bersagli, per poi tentare pure di esorcizzare le polemiche ricevute nello spettacolo precedente di Ricky Gervais.
Il lavoro sociale, quindi, resta fondamentale nella comprensione di una cattiveria senza filtri pronta a veicolare qualcosa che riguarda l’umanità e le sue incoerenze e ipocrisie contemporanee. In netto contrasto con la natura poliedrica del discorso, lo spettacolo si compone di elementi scenici estremamente minimalisti che affidano la propria carica creativa esclusivamente nelle mani dello stesso Gervais, sul palco da solo e senza nessun costrutto di sorta (sonoro o figurativo).
L’austerità della messa in scena, però, si sposa alla perfezione con la carica emotiva, cinica, morale e spietata delle parole, trasformando uno sfondo dai colori cremisi in una sorta di monito apparentemente connesso con le ombre tematiche alla base di Ricky Gervais – Armageddon. La scorrettezza più spietata diventa il materiale primario di un itinerario nelle ideologie contemporanee, il tutto con un piglio che, ancora una volta, concentra la propria potenza comunicativa sviluppandosi da una “leggerezza” strettamente connessa con le letture personalissime dello stesso Gervais, in relazione alle cose che pensa e partorisce. Uno scontro senza esclusione di colpi alimenta il nuovo spettacolo su Netflix, aggiornandosi con un movimento concettuale ancora una volta tematico e mutevole, difficile da impacchettare adeguatamente, ma comunque vicinissimo agli spettatori che si lasceranno coinvolgere.
Ecco che il lavoro della commedia diventa chiarissimo negli intenti di Ricky Gervais – Armageddon, proponendo uno show dalle radici provocatorie che cerca nella reazione del prossimo qualcosa di intimo e personale, trasformando le incoerenze della nostra esistenza in un viaggio in cui è lo stesso comico a ridere di sé stesso e con il pubblico, coinvolgendo in momenti di conscia e inconscia crudeltà che guardano direttamente a quel baratro di incoerenze che ci trasciniamo tutti dentro ogni giorno. In questo, Ricky Gervais – Armageddon risulta nuovamente coerente e convincente coi lavori passati, in quella voce dai tratti sia satirici che cinici che ispira quel tipo di risate che ti fanno riflettere sulla tua vita, accompagnando le trovate brillanti di Gervais con un’amarezza di fondo dirompente dall’inizio alla fine che non esclude mai nessuno.
Fonte : Everyeye