Google dice addio ai cookie su Chrome, ma per noi che cosa cambia?

Dallo scorso 4 gennaio, circa 30 milioni di persone nel mondo possono finalmente navigare online senza sentirsi chiedere ripetutamente se vogliono accettare i cookie, quali vogliono accettare, se sono soddisfatti delle loro scelte, non è che vuoi ripensarci?, sei sicuro che vada bene così? e varie ed eventuali.

Sono finalmente libere perché fanno parte dell’1% degli utenti di Chrome che Google ha selezionato per la fase di test della sua nuova Protezione anti-tracciamento. Nel corso della seconda metà del 2024, questa nuova funzionalità sarà estesa a chiunque utilizzi il browser di Mountain View, su cui i cookie saranno disabilitati per tutti.

Il cambiamento è oggettivamente epocale: i cookie hanno fatto parte della nostra vita online per 30 anni, usati sia per conservare le nostre credenziali di accesso ai vari siti, così da non doverle inserire ogni volta (sono i cosiddetti cookie di prima parte), ma anche per monitorare quello che facciamo sui vari siti (cookie di terze parti, li avevamo spiegati nel dettaglio qui).

L'occhio barrato che indica la nuova modalità senza cookie di Chrome

Niente cookie su Chrome: cosa cambia per le persone

Per ora, il cambiamento è reversibile ed è facile capire se si è nell’1% degli utenti sperimentali: al primo accesso a Chrome si viene accolti da un pop-up che informa della novità e in fondo alla barra dell’indirizzo compare un occhio barrato, a indicare appunto che non ci sarebbe nessuno a spiarci (o quasi, il condizionale è d’obbligo).

Google ha deciso di mutare approccio per due motivi, uno dichiarato e l’altro immaginabile e comprensibile. Il primo è tutelare la nostra privacy: “Continuiamo a investire in funzionalità che proteggano i dati delle persone e offrano maggiore controllo sul loro utilizzo”, hanno spiegato dall’azienda. Ma ovviamente Google non fa questa cosa solo per gentilezza nei nostri confronti: la fa anche per interesse, per avere maggiore controllo sulle nostre informazioni, e di conseguenza sul mercato pubblicitario.

Sì, perché non è che senza cookie la nostra attività online non verrà monitorata. Lo sarà lo stesso, anche se in modo più discreto. E rispettoso della privacy, in effetti. Semplificando, funzionerà così: non saranno più i vari siti a tracciarci attraverso i cookie di terze parti, ma lo farà direttamente Chrome. Google, cioè. Con una differenza significativa: i dati personali non usciranno (non dovrebbero uscire) dal dispositivo usato per la navigazione. Google poi potrà informare i siti e gli inserzionisti pubblicitari che la persona che naviga da quel computer, da quello smartphone o da quel tablet è (per esempio) un appassionato di abbigliamento, cavalli, cucina francese e telefonia. E i siti e gli inserzionisti potranno poi tarare le pubblicità di conseguenza. Senza però sapere mai a quale specifica persona corrispondano quelle informazioni. Questa è l’altra novità importante, perché impedisce fattivamente a terzi di conoscere il comportamento di navigazione dei singoli utenti.

Dal nostro punto di vista, questo è senza dubbio un miglioramento, anche se va detto che ci sono browser più efficaci di Chrome, se la priorità è la privacy: Safari (quello di Apple), Firefox e DuckDuckGo hanno da tempo bloccato i cookie di terze parti, però senza sostituirli con altri strumenti di tracciamento, per quanto più discreti.

Un esempio dei pop-up dei cookie con cui chiunque navighi online ha a che fare più volte al giorno
Le (limitate) possibilità di configurazione dei cookie, simili praticamente per ogni sito

Niente cookie su Chrome: cosa cambia per le aziende

Che le persone scelgano un altro browser e smettano di usare Chrome è probabilmente quello che vorrebbero le concessionarie di pubblicità, che sono quelle che subiranno il contraccolpo maggiore dal cambiamento legato ai cookie. Sarà difficile che accada, però: secondo statistiche recenti, Chrome è ampiamente il browser più utilizzato, con una quota del mercato globale superiore al 62%, Safari è a meno di un terzo, Edge ed Explorer stanno intorno al 5% e a tutti gli altri restano le briciole.

Perché abbiamo scritto che le aziende e le concessionarie di pubblicità “sono quelle che subiranno il contraccolpo maggiore dal cambiamento legato ai cookie”? Innanzi tutto, perché negli ultimi 3 decenni hanno costruito i loro business model e le loro attività appunto su questi strumenti e sulla profilazione dei potenziali clienti e dunque adesso dovranno rimettere tutto in discussione e cambiare approccio. Soprattutto, perché non potranno più raccogliere in autonomia i dati sui potenziali clienti: la rimozione dei cookie di terze parti da Chrome non rende totalmente private le ricerche online fatte dalle persone, ma impedisce alle aziende di vederle. E a chi dovranno rivolgersi gli inserzionisti pubblicitari per avere queste informazioni? A Google, che diventa l’unico interlocutore con cui parlare. E con cui fare accordi economici.

Niente cookie su Chrome: cosa cambia per Google

Se questa cosa fa pensare a un potenziale monopolio del mercato pubblicitario, il rischio decisamente c’è. Ed è un rischio di cui anche in Google sono consapevoli, tant’è che hanno spiegato che elimineranno i cookie per tutti gli utenti di Chrome nella seconda metà del 2024 “compatibilmente con la risoluzione di eventuali dubbi rimanenti relativi alla concorrenza” sollevati dalla CMA del Regno Unito, che è un po’ come come la nostra AgCm.

La CMA è fra l’altro l’unica authority ad avere fatto presenti alcune (tutto sommato blande) perplessità, mentre i corrispondenti enti in Unione europea e negli Stati Uniti sembrano al momento non avere obiezioni su questi cambiamenti. Lo hanno fatto altri, però: la no-profit Electronic Frontier Foundation ha ricordato online senza tanti giri di parole che Google starebbe “spacciando queste cose come vantaggiose per gli utenti”, ma che appunto questo cambiamento “limita il tracciamento in modo che venga effettuato solo da un unico potente soggetto, Chrome stesso, che poi può distribuire le sue conoscenze agli inserzionisti disposti a pagare. Questo è solo un altro passo nella trasformazione del browser da agente utente ad agente pubblicitario”.

EFF ha invitato le persone a scaricare e installare la loro Privacy Badger, un’estensione per Chrome che dovrebbe disabilitare proprio la nuova funzionalità, mentre da Google hanno sottolineato di aver “adottato un approccio responsabile per eliminare i cookie di terze parti in Chrome”, cioè “progettando nuovi strumenti (questi) per i siti che rappresentano i principali casi di utilizzo” e che “abbiamo concesso tempo agli sviluppatori per effettuare la transizione”. Di cui in effetti si parla ormai da oltre 3 anni.

@capoema

Fonte : Repubblica