Perché la distruzione di Gaza è (quasi) senza precedenti

In vent’anni di lavoro al World food programme (Wfp) dell’Onu, Arif Husain di emergenze umanitarie ne ha viste tante. “Sono stato in tutti i tipi di conflitti e di tutti i tipi di crisi”, ha raccontato al quotidiano statunitense New Yorker, ma quello che sta succedendo a Gaza è “senza precedenti”. Qui, dopo tre mesi di raid israeliani in risposta all’attentato di Hamas del 7 ottobre, circa 577mila persone, tra cui migliaia di bambini, si trovano ad affrontare quella che in gergo si chiama “fame catastrofica”, l’ultima e più drammatica fase di una emergenza umanitaria. Nel resto del mondo, sono 190mila le persone che vivono nella stessa condizione. “Ciò significa che l’ottanta per cento delle persone, ovvero quattro persone su cinque, che soffrono di carestia o di una forma di fame catastrofica” nel mondo “si trovano a Gaza in questo momento”, è l’amara statistica di Husain.

Una tragedia senza precedenti

Il capo economista del Wfp non è il solo a considerare la tragedia in corso nella Striscia come senza precedenti nella recente storia dei conflitti. Il quotidiano britannico The Guardian ha messo in fila i dati di diverse guerre e crisi umanitarie, giungendo alla stessa conclusione di Husain. Vale innanzitutto per il numero di vittime. 

Come già spiegato da Today, l’unica fonte che aggiorna costantemente la conta dei morti a Gaza è il ministero della Sanità della Striscia. Essendo gestito da Hamas, i suoi bollettini periodici sono stati visti con sospetto, ma alla prova dei fatti il ministero si è dimostrato finora una fonte attendibile. Già in un precedente conflitto tra Israele e Hamas, nel 2014, la sua stima delle vittime palestinesi aveva poi trovato riscontro nei resoconti dell’Onu e delle stesse autorità israeliane. E il mese scorso, è stato l’esercito di Tel Aviv, l’Idf, a fornire indirettamente una conferma della plausibilità dei dati forniti dalle autorità sanitarie palestinesi, sostenendo che i loro raid avevano provocato la morte di 5mila militanti di Hamas e circa il doppio di civili, per un totale di 15mila vittime. Più o meno quante all’epoca ne conteggiava il ministero della Sanità di Gaza. 

La conta delle vittime

Un mese dopo, il numero è salito, sempre secondo il ministero palestinese, a quasi 23mila morti. I feriti sarebbero più di 58mila. “Queste cifre non distinguono tra combattenti e civili, ma si stima che il 70% siano donne e bambini”, scrive il Guardian. Stando alle dichiarazioni di entrambe le parti, il quotidiano britannico ha calcolato che dall’inizio del conflitto nella Striscia sono state uccise in media circa 250 persone al giorno, di cui 160 civili. 

Chi conta le vittime di Gaza

“Si tratta di un ritmo molto più rapido rispetto ad altri conflitti recenti ampiamente comparabili – scrive ancora il Guardian – La coalizione guidata dagli Stati Uniti che combatteva lo Stato islamico a Raqqa (in Siria, ndr) ha ucciso 20 civili al giorno durante un’offensiva durata quattro mesi, ha riferito la Bbc, mentre la battaglia di nove mesi per Mosul tra le forze irachene appoggiate dagli Stati Uniti e l’Isis ha ucciso meno di 40 civili al giorno”. 

Gli sfollati 

Alla fine del 2023, secondo l’agenzia delle Nazioni Unite di soccorso palestinese (Unrwa), circa 1,9 milioni abitanti della Striscia sono stati costretti a lasciare le loro case. In base a queste cifre, i cosiddetti sfollati interni rappresentano l’85% della popolazione. “La più grande crisi di rifugiati degli ultimi anni è quella scoppiata durante la guerra civile in Siria – ricorda il Guardian – Su una popolazione prebellica di 22 milioni di persone, 14 milioni sono stati costretti a fuggire dalle proprie case”, ossia circa il 63% della popolazione. 

Quasi la metà degli sfollati palestinesi nella Striscia vive attualmente all’interno e nei dintorni dell’insediamento di Rafah, al confine meridionale, lì dove prima dell’inizio della guerra si contavano circa 280mila persone. Solo un migliaio di questi, secondo il Council on foreign relations, aveva avuto a inizio dicembre il permesso di lasciare Gaza attraverso il valico di Rafah verso l’Egitto.

I danni 

Secondo una stima dell’ufficio stampa del governo di Gaza, citata dall’Onu, circa mezzo milione di persone non ha una casa in cui tornare perché è stata distrutta dai raid di Israele. L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) afferma che 23 dei 36 ospedali della Striscia sono stati resi completamente inutilizzabili. Anche le scuole non sono state risparmiate: 104 edifici scolastici sono stati distrutti o resi inagibili. 

L’agenzia stampa internazionale Ap, sulla base di dai satellitari, ha dichiarato che il tasso di devastazione nella Striscia è stato peggiore sia della rasa al suolo di Aleppo in Siria, sia del bombardamento russo di Mariupol.

Secondo quanto ricostruito da Airwars, organizzazione no-profit che documenta le devastazioni dei conflitti, tra il 2014 e il 2017 la coalizione guidata dagli Stati Uniti contro l’Isis in Iraq ha effettuato circa 15mila raid aerei. L’esercito israeliano, secondo il Guardian, ne ha avrebbe portato a termine 22mila a Gaza in meno di tre mesi.

Fonte : Today