Chiara Ferragni e Fedez, le news sui Ferragnez
Dopo lo scandalo pandoro benefico Pink Christmas Chiara Ferragni è ufficialmente indagata per truffa aggravata dalla Procura di Milano, insieme alla patron dell’azienda dolciaria Alessandra Balocco. Ma cosa può succedere adesso? E cosa rischia l’imprenditrice digitale?
Intervista a Paolo Di Fresco
Avvocato penalista del Foro di Milano
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Dopo la maxi multa dell’Antitrust per “pratica commerciale scorretta” sul caso pandoro Balocco, proseguono le indagini della Procura di Milano. E segnano oggi una svolta importantissima: l’apertura di un fascicolo per truffa aggravata dalla minorata difesa dei consumatori (in quanto commessa con il sistema informatico) nei confronti della influencer Chiara Ferragni, ora ufficialmente indagata insieme alla patron dell’azienda dolciaria Alessandra Balocco.
Una notizia che arriva nello stesso giorno in cui la Guardia di Finanza ha effettuato una perquisizione proprio all’interno della Balocco: qui i finanzieri cercavano le prove della comunicazione tra l’imprenditrice digitale e i vertici dell’azienda con sede in Piemonte. Nell’informativa depositata stamattina al procuratore aggiunto Eugenio Fusco sarebbero infatti state valorizzate una serie di email tra lo staff di Chiara Ferragni e quello della società piemontese a proposito del pandoro benefico Pink Christmas sponsorizzato dall’imprenditrice digitale, che ne aveva promosso l’acquisto sostenendo che parte dei ricavi sarebbero stati devoluti all’ospedale Regina Margherita di Torino – mentre, in realtà, la donazione (da 50mila euro, contro il milione di euro guadagnato dall’operazione commerciale) era stata effettuata mesi prima dalla sola Balocco.
L’ipotesi di reato, così, è quella di truffa aggravata e non più di frode in commercio, come si ipotizzava nelle scorse settimane. Ma di che reato si tratta, e cosa può succedere adesso?
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L’imprenditrice digitale è indagata per truffa aggravata. Cosa cambia innanzitutto rispetto all’accusa di frode in commercio inizialmente prospettata?
La frode in commercio consiste nella consegna all’acquirente di un bene diverso da quello pattuito: un’ipotesi questa, che evidentemente non sembra adattarsi al caso Ferragni. Gli inquirenti, dunque, avranno optato per la truffa ritenendo che questo reato sia, almeno in linea teorica, più aderente ai fatti. Ciò, a quanto pare, anche alla luce di alcune mail scambiate tra la Balocco e le società che gestiscono l’immagine e la comunicazione di Chiara Ferragni.
Cosa, all’interno di queste mail, potrebbe aver fatto cambiare idea agli inquirenti milanesi?
Non lo sappiamo con certezza, ma è probabile che il contenuto delle mail suggerisca che la campagna pubblicitaria ingannevole sia stata architettata da Ferragni o dai suoi collaboratori. Si tratta allora di stabilire se, in concreto, sussistano quegli artifici e raggiri, cioè le condotte ingannatorie, che integrano il delitto di truffa.
Cos’è quindi il reato di truffa, e quando si configura?
La truffa è un reato contro il patrimonio che sussiste quando taluno, mediante artifici e raggiri, induca un altro a compiere un atto di disposizione patrimoniale danneggiandolo e procurando a sé stesso un profitto illecito. Detto altrimenti: il truffatore induce in errore la persona offesa che, ingannata, agisce contro il proprio interesse patrimoniale favorendo il colpevole.
Cosa si rischia?
La truffa, almeno nella sua configurazione basilare, è punita con la reclusione da tre mesi a tre anni e una multa da euro 51 a 1032 euro.
E la truffa aggravata?
In tal caso, secondo la giurisprudenza più recente, il venditore sfrutta a suo vantaggio la distanza con l’acquirente, che non può fare un controllo preventivo sul prodotto ed è, in un certo senso, costretto a subire le conseguenze della condotta del truffatore. In questo caso, è prevista la pena della reclusione da uno e a cinque anni e della multa da euro 309 a euro 1.549.
Si tratterebbe di truffa aggravata dalla minorata difesa dei consumatori, in quanto commessa principalmente con il sistema informatico (ossia sui social).
La minorata difesa è dell’acquirente online che si trova in una posizione di svantaggio, non potendo verificare l’identità del venditore e la qualità effettiva del prodotto. In questo caso l’aggravante, insomma, si lega al fatto che la contrattazione è l’acquisto del bene avvengono a distanza, senza un incontro personale.
Il reato di truffa si configura anche in assenza di querele?
No, se si tratta di una truffa semplice. In caso di truffa aggravata invece, come vediamo, il reato è procedibile d’ufficio.
In ogni caso non si può escludere che nei prossimi giorni gli acquirenti del pandoro, d’intesa con le associazioni dei consumatori, depositino una querela contro Ferragni.
La querela, se fondata, consentirebbe alla Procura di Milano di iscrivere l’influencer e i suoi collaboratori nel registro degli indagati anche per il solo reato di truffa semplice (non aggravata cioè dalla minorata difesa) e di approfondire gli accertamenti investigativi diretti ad accertare, tra le altre cose, se e in che misura le società di Ferragni abbiano incassato profitti illeciti dalla vendita ingannevole di pandori e altri prodotti.
Dopo il balzo in avanti del procuratore di Milano, che fine faranno le varie inchieste delle altre Procure d’Italia come Cuneo, Trento e Prato? Sono destinate a confluire in un’unica indagine a Milano?
Sì, è probabile. Ma sarà necessario attendere anche le eventuali querele per capire dove esattamente sia stata consumata la truffa, cioè dove abbiano avuto luogo la perdita patrimoniale della persona offesa e il conseguente arricchimento dell’autore del reato.
In questo caso ci sono le basi, per gli elementi di cui disponiamo al momento, per una condanna?
È presto per dirlo, della vicenda sappiamo ancora troppo poco. Allo stesso tempo, è difficile ipotizzare quale potrà essere l’esito delle indagini e, se del caso, di un eventuale processo… certo è che, se dovesse emergere l’esistenza di un collaudato sistema truffaldino, il rischio di un processo penale sarebbe alto.
Fonte : Fanpage