Fumata nera sul caso dell’ex Ilva. Nella giornata di oggi 8 gennaio era atteso un accordo per un aumento di capitale tra i due soci, lo Stato italiano e ArcelorMittal, la multinazionale franco-indiana che è l’azionista di maggioranza di Acciaierie d’Italia, l’impianto siderurgico di Taranto meglio conosciuto come ex Ilva. Ma così non è stato così. Nell’incontro con ArcelorMittal sull’ex Ilva di Taranto, “la delegazione del Governo ha proposto ai vertici dell’azienda la sottoscrizione dell’aumento di capitale sociale, pari a 320 milioni di euro, così da concorrere ad aumentare al 66 per cento la partecipazione del socio pubblico Invitalia, unitamente a quanto necessario per garantire la continuità produttiva”, si legge in una nota di Palazzo Chigi. La delegazione del governo – composta dai ministri dell’Economia Giancarlo Giorgetti, degli Affari Ue Raffaele Fitto, delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, del Lavoro Elvira Calderone – ha proposto ai vertici dell’azienda (era presente il Ceo Aditya Mittal) la sottoscrizione dell’aumento di capitale sociale, a cui avrebbero dovuto partecipare entrambi i soci, con lo Stato in misura maggiore.
Le difficoltà dell’ex Ilva
La proposta però non è stata accettata dalla multinazionale. Il Governo ha così dovuto prendere atto della indisponibilità di ArcelorMittal ad assumere impegni finanziari e di investimento, anche come socio di minoranza, e ha “incaricato Invitalia di assumere le decisioni conseguenti, attraverso il proprio team legale”. L’ex Ilva è posseduta per il 68 per cento da ArcelorMittal e per il restante 32 dallo Stato tramite Invitalia, la società che si occupa proprio degli investimenti dello Stato.
Rischia così di farsi nuovamente incerto il futuro del più grande gruppo siderurgico italiano, da mesi a caccia di liquidità: la società non aveva più le risorse per pagare i suoi debiti, mandare avanti la produzione e fare le manutenzioni necessarie, col risultato che la maggior parte dei suoi impianti si è gradualmente fermata. Per ripristinare la produzione e garantire il lavoro ai dipendenti serve un capitale che – secondo lo Stato italiano – la società indiana ArcelorMittal non è disposta a investire. La multinazionale franco-indiana aveva acquistato all’asta nel 2018 l’impianto siderurgico, prendendosi il difficile compito di risanare una società già molto compromessa da anni di indagini per danni ambientali. Il risanamento non è mai avvenuto e due anni dopo il passaggio dell’ex Ilva ad ArcelorMittal, nel 2020, il governo italiano aveva quindi deciso di intraprendere un percorso per diventarne il proprietario. Si è arrivati così a oggi, con una fumata nera al tavolo tra governo e la multinazionale franco-indiana.
Tuonano i sindacati, preoccupati per la continuità aziendale. Le organizzazioni sindacali saranno convocate a Palazzo Chigi per il pomeriggio di giovedì 11 gennaio. L’esito dell’incontro di oggi a Palazzo Chigi, per Fim, Fiom e Uilm conferma “la necessità di un controllo pubblico e la mancanza di volontà del socio privato di voler investire risorse sul futuro dell’ex Ilva”.
Fonte : Today