Ad essere colpiti da qualche forma di demenza sono oltre 55 milioni di persone nel mondo. Nel 60/70% dei casi si tratta del morbo di Alzheimer (AD), malattia che interessa solitamente i più anziani (dai 65 anni in su) ma che può avere anche un esordio giovanile (YOD o Young Onset Dementia). La YOD colpisce il 5-10% delle persone affette da demenza e può manifestarsi già dai 30 anni. Le cause della malattia non sono note, ma è ormai accertato che alcune anomalie genetiche ereditarie svolgono un ruolo importante. Circa il 5-15% dei casi ha infatti carattere ereditario. Un genitore portatore ha il 50% delle probabilità di trasmettere il gene anomalo a ogni figlio, pertanto la metà di questi figli svilupperà la malattia di Alzheimer prima dei 65 anni.
Se la maggior parte delle ricerche condotte sino ad ora si sono focalizzate sui fattori ereditari associati alla demenza giovanile, un nuovo studio, guidato dalla Maastricht University (Olanda), ha fatto luce per la prima volta sui fattori di rischio “modificabili” associati al rischio di YOD. “Questo è lo studio più ampio e robusto mai condotto nel suo genere – ha affermato l’epidemiologo David Llewellyn dell’Università di Exeter nel Regno Unito -. La cosa più interessante è che per la prima volta si rivela che potremmo essere in grado di agire per ridurre il rischio di questa condizione debilitante, prendendo di mira una serie di fattori diversi”. I risultati della ricerca sono stati pubblicati su JAMA Neurology.
I fattori di rischio associati alla demenza precoce
I ricercatori hanno analizzato i dati relativi a più di 360.000 persone tratti dell’UK Biobank. Durante il periodo di follow up di 8 anni hanno rilevato ogni anno 17 casi di demenza ad esordio precoce su 100.000 persone. La maggioranza dei ‘giovani’ colpiti aveva tra i 40 ed i 50 anni. I fattori di rischio associati sono risultati: il basso reddito, l’isolamento sociale, i disturbi dell’udito, l’ictus, il diabete, malattie cardiache e depressione. Anche la carenza di vitamina D e alti livelli di proteina C-reattiva (prodotta dal fegato in risposta all’infiammazione) comportano, secondo i ricercatori, un rischio maggiore, così come la presenza dell’APOE4 (variante ε4 del gene apolipoproteina E (APOE)), già collegato alla malattia di Alzheimer.
“La demenza ad esordio giovanile ha un impatto molto grave, perché le persone colpite di solito hanno ancora un lavoro, figli e una vita frenetica – ha affermato il neuroscienziato Stevie Hendriks dell’Università di Maastricht -. Spesso si presume che la causa sia genetica, ma per molte persone in realtà non sappiamo esattamente quale sia. Ecco perché abbiamo voluto indagare anche altri fattori di rischio in questo studio”.
La relazione “complessa” tra alcol e YOD
I ricercatori hanno esaminato anche la relazione tra alcol e YOD descrivendola come “complessa”. Mentre, infatti, l’abuso di alcol porta ad un aumento del rischio, il consumo da moderato a lieve è correlato a un rischio ridotto, probabilmente perché le persone di questo secondo gruppo sono generalmente più sane in generale (coloro che si astengono dall’alcol spesso lo fanno per motivi medici). Dall’analisi è emerso anche che livelli più elevati di istruzione formale e una minore fragilità fisica (misurata attraverso una maggiore forza di presa) erano associati a un rischio YOD inferiore. “Tutto ciò – hanno affermato i ricercatori – ci aiuta a colmare alcune delle lacune di conoscenza sulla YOD”.
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Anche la salute mentale gioca un ruolo importante
Oltre ai fattori fisici, anche la salute mentale gioca un ruolo importante nello sviluppo della YOD, compresa la prevenzione dello stress cronico, della solitudine e della depressione. “Sapevamo già dalla ricerca su persone che sviluppano demenza in età avanzata che esistono una serie di fattori di rischio modificabili – ha affermato il neuroepidemiologo Sebastian Köhler dell’Università di Maastricht nei Paesi Bassi -. Il fatto che questo sia evidente anche nella demenza ad esordio giovanile mi ha sorpreso e potrebbe offrire opportunità per ridurre il rischio anche in questo gruppo”.
Sebbene i risultati non dimostrino che la demenza sia causata da questi fattori, aiutano a costruire un quadro più dettagliato della malattia e a tracciare la strada allo sviluppo di trattamenti e misure preventive migliori.
Una strategia preventiva delle demenze
L’aver individuato una serie di fattori di rischio modificabili associati alla YOD suggerisce che le demenze potrebbero essere prevenute e non solo gestite con trattamenti terapeutici una volta diagnosticate. Pertanto, i ricercatori auspicano che quando questi dati verranno validati, si potranno incorporare questi ed altri fattori di rischio in una strategia preventiva delle demenze.
Il caso di demenza più precoce al mondo
Si tratta di un giovane di 19 anni di Pechino che ha cominciato a manifestare problemi concentrazione già all’età di 17 anni seguiti da una perdita di memoria a breve termine: non riusciva a ricordare dove aveva messo le sue cose così come gli eventi del giorno precedente. A questi disturbi si sono aggiunte poi altre manifestazioni patologiche come reazioni ritardate e difficoltà di lettura. Successivamente il giovane ha continuato a soffrire di un graduale declino della memoria, faticando persino a ricordare di aver mangiato. Questo lo ha costretto ad abbandonare gli studi. Si tratta del caso di demenza più precoce al mondo, ed è stato descritto sul Journal of Alzheimer’s Disease.
Fonte : Today