L’evasione fiscale in Italia vale 83 miliardi di euro, ma negli ultimi anni sta calando

Nel 2021 l’evasione fiscale in Italia ha tolto allo Stato circa 83,6 miliardi di euro. Ma cinque anni prima, nel 2016, la somma era più alta di 24 miliardi. L’elemento che pesa di più è la sotto-fatturazione, insieme al lavoro irregolare. L’economia sommersa vale 173 miliardi di euro, il 9,5% del Pil.

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Nel 2021, l’evasione ha tolto allo Stato italiano 83,6 miliardi di euro. Questo è il dato più aggiornato e comunicato ieri dal ministero dell’Economia in un aggiornamento della Relazione sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva. Gli 83,6 miliardi sono il cosiddetto tax gap, cioè la differenza tra quanto lo Stato si aspetterebbe di incassare e quanto invece viene versato davvero.

Nel 2021, per la precisione, mancavano 73,2 miliardi di entrate tributarie e 10,4 miliardi di evasione contributiva. Per un totale, appunto, di 83,6 miliardi di euro. Una cifra enorme, che però è più bassa rispetto all’anno precedente: 2,7 miliardi in meno del 2020, con un calo del 3,1%. Certo, il 2020 con l’impatto della pandemia è stato un anno molto particolare dal punto di vista dell’economia. Ma la diminuzione del tax gap è un dato di fatto, anche guardando al periodo pre-Covid. Dal 2016 al 2021, l’evasione complessiva è scesa di ben 24 miliardi di euro.

Nei prossimi anni si capirà se le nuove misure del governo Meloni, che ha deciso di inaugurare un rapporto di “fiducia e collaborazione” tra cittadini e Fisco, aiuteranno a proseguire in questo calo o lo rallenteranno. Per il 2024, la riforma fiscale prevede interventi come il concordato preventivo biennale, l’adempimento collaborativo per le grandi aziende, ma anche nuovi sistemi per effettuare controlli utilizzando l’intelligenza artificiale. L’obiettivo, con i nuovi metodi tecnologici per incrociare i dati a disposizione e con le nuove assunzioni all’Agenzia delle Entrate, sarebbe quello di effettuare interventi mirati dove c’è già rischio di evasione.

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Per quanto riguarda il 2021, sono due i motivi principali che hanno contribuito al valore aggiunto dell’economia sommersa. Da sola, la sotto-fatturazione vale il 52,6% del totale, più della metà. L’impiego irregolare di lavoratori, invece, ha contribuito per il 39,2%: c’è stato l’equivalente di 2,99 milioni di lavoratori a tempo pieno in nero. Hanno avuto un peso molto più ridotto (8,3%) le mance e gli affitti in nero.

In generale, anche l’economia sommersa è ‘ripartita’ dopo la pandemia: il suo valore aggiunto è arrivato a 173,9 miliardi di euro, ovvero 16,5 miliardi in più del 2020. Il sommerso è stato pari al 9,5% del Pil italiano, proprio come nel 2020. È un buon segno, quindi, che l’evasione sia comunque leggermente calata nonostante questa ripresa.

In numeri assoluti, un tax gap che non è sceso è quello dell’Irpef. Al contrario, la differenza tra quanto ci si aspettava e quanto lo Stato ha incassato è salita di circa 2 miliardi di euro. In gran parte, questo è legato all’Irpef che avrebbero dovuto versare i lavoratori autonomi e le imprese in regime di flat tax. Sono migliorate invece le cose per le altre imposte: 3,9 miliardi di evasione in meno sull’Iva, 336 milioni in meno sugli affitti, 135 milioni in meno sull’Imu.

Guardando ai singoli settori, è leggermente sceso il sommerso (-1,2 punti percentuali) in diversi ambiti che normalmente sono critici da questo punto di vista: agricoltura, costruzioni e commercio, ma anche trasporti, alloggio e ristorazione. L’evasione invece è aumentata (+1,2 punti percentuali) tra i servizi professionali, scientifici, tecnici e di supporto alle imprese.

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Fonte : Fanpage