Hamas, chi era Saleh al-Arouri, il leader politico ucciso a Beirut

Uno dei più importanti dirigenti politici di Hamas, Saleh al-Arouri, è stato ucciso in un bombardamento a Beirut, la capitale del Libano. È la prima figura di spicco dell’organizzazione politico-militare palestinese ad essere assassinata dall’inizio dell’invasione della Striscia Gaza da parte di Israele. Il governo libanese, Hamas e i maggiori media internazionali hanno attribuito l’attacco a Tel Aviv, che non lo ha rivendicato né smentito.

Al Arouri, 57 anni, è stato eletto nel 2017 vice presidente del cosiddetto Politburo di Hamas, il più importate organo politico dell’organizzazione presieduta da Ismail Haniyeh, che ha sede principale in Qatar. A differenza dei leader militari del gruppo, che risiedono principalmente a Gaza, i membri del Politburo si trovano all’estero, da dove coordinano i rapporti internazionali e dettano la linea alle milizie.

A Beirut, al Arouri aveva il compito di gestire i rapporti con Hezbollah, il gruppo armato sciita libanese alleato di Hamas nella guerra contro Israele e responsabile di molti attacchi al confine tra i due paesi, cioè a nord per Israele e a sud per il Libano. È stato anche uno dei fondatori ed ex comandante dell’ala armata di Hamas, le brigate al Qassam e responsabile delle questioni relative alla Cisgiordania, o West Bank, l’altro territorio palestinese oggetto di scontro con Tel Aviv.

Gli Stati Uniti lo hanno classificato neo 2014 come “terrorista globale con designazione speciale”, etichetta che blocca ogni operazione economica della persona in oggetto con il paese così come ogni sua eventuale proprietà, e offerto per anni 5 milioni di dollari di ricompensa per ogni informazione relativa ad Al-Arouri.

La dinamica

In base a quanto riporta Reuters, nel bombardamento che ne ha provocato la morte sono morte altre 5 persone, tra cui due comandanti delle brigate al Qassam, Samir Fendi e Azzam al-Aqra. Per Israele si tratta di un colpo drastico alla dirigenza di Hamas, ma, secondo Euractiv, Al-Arouri sarebbe stato al “centro dei negoziati” con Qatar ed Egitto per il rilascio degli ostaggi israeliani a Gaza e la sua morte ridurrebbe ulteriormente le già scarse possibilità di un cessate il fuoco per scambiare prigionieri e ostaggi.

Israele non ha rivendicato ufficialmente l’attacco, ma parlando alla Msnbc il portavoce israeliano Mark Regev lo ha definito come “un bombardamento chirurgico” compiuto da qualcuno che “ce l’ha con Hamas”, sottolineando come non sia in nessun modo “un attacco allo stato libanese”. Tuttavia, si tratta comunque di un’ingerenza in uno stato sovrano e il timore è che possa causare un allargamento del conflitto già in corso e l’ingresso in guerra di altri stati limitrofi.

Fonte : Wired