Vittoria Puccini, presidente di Unita, parla della firma del contratto collettivo nazionale degli attori e delle attrici italiane, firmato lo scorso 20 dicembre. Un momento storico: “Siamo riconosciuti come categoria di lavoratori, eravamo sprovvisti di diritti”.
A quasi due settimane dalla firma del primo contratto collettivo nazionale degli attori e delle attrici italiane, stipulato tra U.n.i.t.a (Unione nazionale interpreti teatro e audiovisivo), i produttori di Anica, Apa e Ape e le organizzazioni sindacali, la presidente dell’associazione Vittoria Puccini racconta al Corriere della Sera quella che, a tutti gli effetti, è una svolta epocale nel mondo dello spettacolo.
Attori e attrici riconosciuti come categoria di lavoratori
“Finalmente siamo riconosciuti come categoria di lavoratori. Fino a ieri di fatto noi attori non esistevamo, eravamo sprovvisti di diritti e tutele fondamentali per tutti” ed è questo senza dubbio il riconoscimento più importante, che sottolinea Vittoria Puccini. Un traguardo che arriva alla fine di un percorso iniziato già diversi anni fa da altri attori di spessore, come Gianmaria Volonté, che hanno provato a regolamentare un sistema caotico come quello dello spettacolo. L’attrice ha evidenziato come, forse, gli attori siano visti come “privilegiati” e ha messo in luce le difficoltà che, invece, la categoria affronta e ha dovuto affrontare in momenti bui come la pandemia:
C’è l’idea che quello dell’attore non sia un lavoro. È bellissimo, è vero, ma è un lavoro. E senza un ccln , la capacità contrattuale della stragrande maggioranza è ridotta all’osso. Si è visto in maniera drammatica durante la pandemia. Tanti si sono trovati senza rete. Chi guadagna bene è la punta di un iceberg, c’è una moltitudine che lavora in condizioni difficili. Con un gruppo di colleghe ci siamo chiesti come fosse possibile che solo il potere contrattuale di ciascuno definisse il modo in cui lavora e non regole comuni. Una lacuna assurda.
La spinta per provare a realizzare qualcosa in quest’ambito è arrivata nel modo più naturale possibile: “Tutto è partito da una chat, poi incontri, nella mia cucina, al ristorante del fratello di Vinicio Marchioni. Poi ci siamo seduti davanti a un notaio a fondare l’associazione di categoria. Da 110 soci fondatori, oggi siamo 1.700″.
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Le tutele dopo la firma del contratto
Con la firma del primo contratto collettivo nazionale gli attori e le attrici italiane possono godere di tutele che prima non gli spettavano e tanti sono i punti che sono stati discussi nei tavoli di trattativa con produttori dell’audiovisivo e sindacati, come racconta la presidente di Unita:
Il contratto regolamenta il lavoro di attrici e attori, definito come professione, e garantisce tutele e garanzie, compresa la parità di salario tra uomini e donne. Le forme contrattuali prevedono un doppio binario: lavoro subordinato e autonomo. Sono garantiti i minimi salariali, e le modalità operative della prestazione. Vengono riconosciuti istituti mai contemplati: disponibilità, prove di lettura, contributo figurativo per le giornate di prove, trucco e parrucco, trasferta, ect
Tema scottante, poi, è stato quello dell’intelligenza artificiale: “Abbiamo definito delle regole di massima: che non si possa campionare voce e volto di un attore per farne altro. Ma si aprirà un tavolo ad hoc per definire meglio i dettagli e monitorare le evoluzioni”. L’obiettivo, adesso, dopo la firma è quello di operare sulla discontinuità del lavoro stesso: “Manca un sistema di welfare pensato per le specificità del nostro lavoro. La proposta del governo è l’ennesimo bonus che non risolve problema. Non parlo per me, io non la percepirò mai, non sono mossa da interesse personale. Non vogliamo di più, vogliamo il giusto”.
Fonte : Fanpage