Neuralink e non solo: il boom delle startup che vogliono collegare il nostro cervello a un computer

A settembre Neuralink, l’azienda di impianti cerebrali di Elon Musk, ha annunciato che avrebbe finalmente iniziato a reclutare volontari per una sperimentazione clinica volta a testare il suo dispositivo. Si tratta di una “interfaccia cervello-computer” (Bci) in grado di captare l’attività elettrica dei neuroni e convertire questi segnali in comandi per controllare un dispositivo esterno, di norma un computer. L’utilizzo di un simile dispositivo è principalmente di tipo medico: l’obiettivo dichiarato dell’azienda, infatti, è quello di consentire alle persone paralizzate di controllare un cursore o una tastiera con il solo pensiero.

La concorrenza

Ma Neuralink non è l’unica società attiva nel settore. Nel 2023, il principale concorrente dell’azienda di neurotecnologie di Musk, Synchron, ha dimostrato la sicurezza a lungo termine del suo impianto. Altre startup hanno poi testato i propri dispositivi su soggetti umani, e diverse imprese si sono affacciate sulla scena. “Può sembrare un anno di svolta, ma in realtà è il risultato di decenni di lavoro nel mondo accademico“, afferma Sumner Norman, ricercatore del California institute of technology e cofondatore e ad della startup Forest Neurotech, lanciata lo scorso ottobre.

Le origini delle Bci risalgono agli anni Sessanta e Settanta, quando i primi dispositivi furono testati su animali da laboratorio. Man mano che i ricercatori hanno iniziato a comprendere meglio il cervello, questi sistemi si sono evoluti diventando più sofisticati e consentendo alle persone paralizzate di muovere bracci robotici, giocare ai videogame e comunicare con la mente. Da attività prevalentemente accademica, le Bci sono diventate l’oggetto dell’interesse di un gruppo crescente di aziende nate dopo la fondazione di Neuralink nel 2016. “La scienza e la tecnologia hanno raggiunto un livello di maturità tale da poter iniziare ad avere effetti reali e sbalorditivi sulla condizione umana – afferma Jacob Robinson, ad e fondatore della startup Motif Neurotech e professore di ingegneria alla Rice University –. Persone come Elon Musk ne hanno riconosciuto le potenzialità e investono capitali nella commercializzazione di questa tecnologia“.

Nonostante le recenti polemiche sul trattamento riservato ad un gruppo di scimmie, utilizzate da Neuralink come cavie, l’azienda di Musk ha recentemente raccolto altri 43 milioni di dollari in capitale di rischio, portando l’azienda a oltre 323 milioni di dollari, secondo i dati depositati presso la Securities and exchange commission statunitense. Anche gli investimenti governativi, in particolare quelli della Defense advanced research projects agency degli Stati Uniti e della Brain initiative del National institutes of health americano, hanno contribuito a far progredire il settore. Quest’ultima ha investito più di 3 miliardi di dollari nella ricerca sulle neuroscienze dal 2014.

Dispositivi più piccoli e meno invasivi

La frontiera più recente di questa tecnologia si concentra sulla creazione di dispositivi più commercializzabili. Con l’obiettivo di rendere accessibili ai pazienti sistemi pratici da utilizzare anche a casa, le aziende stanno sviluppando sistemi wireless con impianti più compatti, flessibili e in grado di registrare una maggiore quantità di dati neurali rispetto al tradizionale Utah array, un dispositivo a pettine utilizzato per rilevare i segnali cerebrali largamente utilizzato come Bci, ma considerato piuttosto invasivo. Synchron, che ha sede a New York, sta sperimentando nuove soluzioni: il suo impianto cerebrale, simile a uno stent, ha già raccolto 145 milioni di dollari dal 2016. E a gennaio 2023, l’azienda ha pubblicato i dati relativi a quattro pazienti paralizzati in Australia su cui ha condotto dei test, dimostrando che il suo dispositivo è in grado di trasmettere in modo sicuro i segnali neurali dall’interno di un vaso sanguigno nel cervello umano senza effetti collaterali rilevanti. La qualità del segnale è rimasta stabile durante i dodici mesi dello studio e il dispositivo ha permesso ai partecipanti di inviare messaggi di testo, email e navigare sul web tramite la sola attività cerebrale. La novità di questo micro dispositivo è che non richiede un intervento chirurgico invasivo per essere impiantato, ma viene invece posizionato attraverso una fessura alla base del collo e infilato nella corteccia motoria, la parte del cervello che dirige i movimenti, attraverso la vena giugulare. Il dispositivo è alimentato da una piccola batteria posizionata sotto la pelle del torace. Synchron ha già impiantato il sistema in dieci pazienti, di cui sei in uno studio di fattibilità negli Stati Uniti sostenuto dalla Brain initiative.

Apparecchi innovativi

Nel 2023 altre aziende sperimentato sugli esseri umani nuovi tipi di dispositivi. In primavera, Precision Neuroscience, con sede a New York, ha impiantato il suo Bci in tre persone per circa quindici minuti. I pazienti si stavano sottoponendo a un intervento chirurgico al cervello per altri motivi e Precision voleva verificare se il suo impianto fosse stato in grado di “leggere”, registrare e mappare l’attività elettrica dalla superficie del cervello. Da allora la startup ha condotto test simili su altri due pazienti e prevede di espandere lo studio nel 2024. Fondata nel 2021 da Benjamin Rapoport, che è stato anche cofondatore di Neuralink, Precision ha sviluppato un array (vettore) di pellicole sottili larghe un quinto di un capello umano che aderisce alla superficie del cervello. La tecnologia è stata progettata per essere meno invasiva di impianti come l’Utah array, che si collocano più in profondità nel cervello. La penetrazione degli array tradizionali, infatti, può causare infiammazioni e cicatrici del tessuto cerebrale, con conseguente perdita di qualità del segnale nel tempo.

Fonte : Wired