Niente da fare, nonostante gli appelli lanciati dalle associazioni dei consumatori il governo non ha cambiato idea sulle penali da pagare nel caso in cui si decida di cambiare un fornitore di energia elettrica prima della scadenza del contratto. Malgrado il passaggio al mercato libero gli oneri di recesso anticipato vengono confermati, con un ulteriore aggravio sulle bollette della luce per tantissime famiglie italiane. “Una vergogna” tuona Marco Vignola, responsabile del settore energia dell’Unione nazionale consumatori (Unc), ma vediamo meglio di che cosa si tratta.
“La nuova tassa”
A partire dal 1° gennaio 2024 i fornitori di energia elettrica hanno la facoltà di applicare un onere a carico del cliente che esercita il recesso prima dello scadere del contratto. Chi deciderà di interrompere “anticipatamente” un contratto a tempo per risparmiare sulla bolletta della luce passando da un fornitore a un altro rischia così di pagare una penale che potrebbe ridurre la convenienza di cambiare operatore. Un aggravio in bolletta dovuto agli oneri di recesso che vale solo per contratti a tempo determinato (solitamente 12 o 24 mesi) o per offerte a prezzo fisso. Nessun costo aggiuntivo quindi per chi ha sottoscritto un contratto a tempo indeterminato o a prezzo variabile. “Una vergogna” commenta Marco Vignola, responsabile dell’energia di Unc mentre il presidente del Codacons Carlo Rienzi la definisce come una “nuova tassa”.
Bollette luce e gas, tutto quello che bisogna sapere per passare al mercato libero
Bollette, la battaglia contro gli oneri di recesso anticipato
Inutili le richieste fatte dalle associazioni dei consumatori al governo sugli oneri di recesso anticipato, con il Parlamento che ha dimostrato di “voler stare dalla parte delle compagnie energetiche che stanno facendo extraprofitti milionari e non da quella delle famiglie, in barba alla libera concorrenza, che prevede la perfetta mobilità del consumatore”, tuona Vignola. “Un fatto ancor più grave se si considera che proprio ora sta per essere eliminato il mercato tutelato e che, quindi, le famiglie, non informate su quello che devono correttamente fare per evitare di pagare di più, non essendo mai partita la campagna informativa, dovrebbero almeno essere lasciate libere di cambiare fornitore in caso di fregature. Insomma, dopo il danno la beffa”.
Insorge anche il Codacons dichiarando che oltre a un ricorso al Tar contro la delibera Arera dello scorso 6 giugno “sta studiando la possibilità di una class action per conto di tutti gli utenti dell’energia ingiustamente danneggiati dalla penale scattata l’1 gennaio. Si tratta di un evidente squilibrio tra le parti, che vede i fornitori di energia in posizione privilegiata rispetto agli utenti ingiustamente danneggiati dalla previsione di penali in caso di recesso dai contratti – spiega il presidente Carlo Rienzi -. Una misura che lede tutti i principi della concorrenza, e avrà ripercussioni economiche per i consumatori, impedendo loro di passare ad altro operatore con tariffe più vantaggiose pena il pagamento di questa nuova tassa”.
Fine del mercato tutelato di luce e gas: cosa succede
La battaglia dei consumatori sugli oneri di recesso anticipato scoppia proprio in concomitanza con la fine del mercato tutelato. A partire dal 1° luglio del 2024 milioni di famiglie dovranno scegliere un’offerta sul mercato libero: o del proprio fornitore attuale o di un altro. Nel caso in cui l’utente non facesse nulla, rientrerà nell’offerta “placet”, che prevede prezzi più o meno in linea con quelli previsti dal servizio a maggior tutela, ma solo per alcuni mesi in vista del passaggio obbligatorio al mercato libero.
Fine del mercato tutelato di gas e luce: cosa succede se non si passa al libero
Esclusi dal passaggio gli utenti vulnerabili (disabili, over 75, chi si trova in una situazione di calamità o di oggettiva difficoltà economica) con “il venditore che continuerà ad erogare la fornitura con il servizio di tutela della vulnerabilità”.
Fonte : Today