Clima, gli alimenti che rischiamo di perdere

Inoltre, spostando le colture in aree più fresche – e quindi lontano dall’equatore – le si allontana dalle regioni in cui vivono la maggior parte delle persone che praticano l’agricoltura di sussistenza. “Ci sarà sicuramente una sproporzione tra i paesi più ricchi che ottengono climi più favorevoli alla coltivazione e i paesi del Sud del mondo che dipendono fortemente dalle coltivazioni per il loro reddito“, afferma Robert Fofrich, borsista post-dottorato dell’Institute of the Environment and Sustainability della Ucla –. Questo ha implicazioni non solo per la sicurezza alimentare regionale, ma anche per l’economia generale“.

Se le colture non possono essere spostate, un’altra possibilità è chiedersi se siano ancora quelle giuste per una determinata area. Anche se gli agricoltori sono sempre al lavoro per migliorare le piante esistenti, ci sono molte varietà che non vengono sfruttate, che in alcuni casi potrebbero avere caratteristiche preziose, come la resistenza ai parassiti o la tolleranza alla siccità.

Prendiamo per esempio il vino. La maggior parte delle varietà dipende da una serie limitata vitigni, e in Francia le “ricette” dei vini prodotti in regioni specifiche sono rigorosamente controllate da appositi enti. Ciononostante, nel 2021 l’Institut National de l’Origine et de la Qualité francese ha dato il via libera all’aggiunta di sei nuove cultivar – ovvero varietà ottenute tramite miglioramento genetico, sviluppate per far fronte al riscaldamento globale – all’elenco approvato delle varietà incluse nella denominazione di Bordeaux. Gli Stati Uniti e altre regioni produttrici di vino come l’Australia non hanno obblighi di questo tipo e questo dovrebbe consentire un maggiore sfruttamento di varietà di uva in grado di adattarsi al clima, commenta Elisabeth Forrestel, ecologista evolutiva e assistente alla cattedra di viticoltura presso la UC Davis.

Un’ulteriore possibilità è quella di trovare colture capaci di adattarsi meglio alle nuove condizioni climatiche. In esempio sarebbe quello del miglio negli Stati Uniti. Poiché ha un periodo di crescita breve, il miglio può essere inserito nella rotazione delle colture con frumento o soia, oltre a poter essere raccolto adattando le attrezzature per la soia, che gli agricoltori probabilmente già possiedono.

Quasi 10 anni fa Schnable e suo padre hanno fondato una startup che produce miglio, Dryland Genetics. La consideravano una risposta al continuo calo di precipitazioni e alla perdita di falde nel Midwest americano. In condizioni ideali, il miglio ha una rendita inferiore a quella del mais o del sorgo, ma in condizioni di siccità produce il doppio dei cereali per unità d’acqua.

Ma il miglio non è l’unica coltura che potrebbe rivelarsi più adatta alle nuove condizioni climatiche; i ricercatori e gli agricoltori del Midwest hanno anche sperimentato la coltivazione di semi oleosi come la colza e i girasoli, di piante come la canapa, di altri componenti del becchime e persino di un altro tipo di miglio, il perlato, che prospera a temperature che uccidono il polline di mais. Sono tutti esempi di come le aree di coltivazione si stiano trasformando, non solo a causa del cambiamento climatico, ma anche grazie agli sforzi di adattamento da parte dell’uomo.

Questo articolo è apparso originariamente su Wired US.

Fonte : Wired