Ritrovato in una tenda nelle zone rurali dello Utah (Stati Uniti) uno studente cinese vittima di un ‘rapimento informatico’ dopo che ai suoi genitori sono state estorte decine di migliaia di dollari. Kai Zhuang “era infreddolito e molto spaventato”, ha dichiarato la polizia americana spiegando che il 17enne si trovava in una tenda, da solo, convinto dai suoi rapitori che se non avesse fatto come dicevano avrebbero fatto del male alla sua famiglia. In pratica è stato costretto ad autoisolarsi in modo tale da permettere ai rapitori informatici di chiedere un riscatto alla famiglia, il tutto senza dover organizzare un vero e proprio rapimento. Ma cos’è e come funziona il ‘rapimento informatico’?
Che cos’è il ‘rapimento informatico’
Zhuang è solo l’ultimo dei numerosi studenti stranieri presi di mira recentemente dai cosiddetti rapitori informatici negli Stati Uniti. Quella del ‘rapimento informatico’ infatti è un nuovo tipo di truffa a cui dover stare attenti. I primi casi sono avvenuti in Messico nel 2013 mentre la stampa americana ha iniziato a parlarne nel 2017. Come funziona?
I truffatori identificano la potenziale vittima assicurandosi che la famiglia possa permettersi di pagare un riscatto, poi convincono i malcapitati a isolarsi e persino a fotografarsi per far sembrare che siano tenuti prigionieri. In realtà però i rapitori informatici non intervengono mai fisicamente, monitorano la vittima tramite FaceTime o Skype. I cyber criminali contattano poi i familiari della vittima per chiedere il riscatto, magari facendo sentire loro la voce della presunta vittima “rubata” con l’intelligenza artificiale.
Lo studente era vivo ma quasi congelato
I parenti di Kai Zhuang sono stati costretti a pagare circa ottantamila dollari per evitare che venisse fatto del male al proprio figlio. Dopo il pagamento il 17enne è stato ritrovato a circa 40 km a nord di Riverdale, vicino a Brigham City, in una tenda, al freddo, semicongelato. Aveva solo una coperta termica, un sacco a pelo, una piccola scorta di acqua e cibo e diversi telefoni che la polizia sospetta siano stati utilizzati per effettuare il rapimento.
Con il ‘rapimento virtuale’ dunque dei cybercriminali mettono in scena un finto rapimento sfruttando le potenzialità dell’intelligenza artificiale, facendo credere al malcapitato che se non farà cosa gli viene richiesto verrà fatto del male ai propri parenti e ai familiari della vittima che se non pagheranno il riscatto non rivedranno più vivo il loro caro. Purtroppo si tratta solo dell’ultima frontiera del cyber crime che mina il mondo online, ma come difendersi?
Come difendersi
Pubblicando meno informazioni possibili sui social specialmente se riguardano figli minori, evitando di accettare amicizie e follower sconosciuti. Nel caso in cui si dovesse ricevere una richiesta di riscatto da un rapitore, prendersi del tempo per verificare se c’è o meno stato un reale rapimento ma soprattutto contattare la polizia.
Fonte : Today