Good Charlotte – The anthem
Questa canzone è un inno di rivalsa per chi, come me, ha sempre vissuto la
sensazione di non appartenere a nessun gruppo. Da ragazzino emarginato, è stata la mia salvezza. Ancora oggi posso cantare con tutta la forza di cui sono capace la frase That I don’t ever wanna be like you, I don’t wanna do the things you do. La cosa buffa della vita è che, sette anni dopo, grazie a un messaggio inviato su Myspace al loro profilo, sono entrato in contatto con Joel Madden, il cantante dei Good Charlotte. Tra una chiacchiera e l’altra, mi ha proposto di collaborare a una canzone insieme. Un sogno che si è avverato. Questa esperienza che mi ha insegnato che, anche quando le cose sembrano andare male, non bisogna mai smettere di credere nei propri sogni. Perché, anche se non lo immaginiamo, anche le cose più improbabili possono accadere. In questo caso, un messaggio inviato su un social network ha portato a una collaborazione con una delle mie band preferite. Un’esperienza che mi ha cambiato la vita e che mi ha fatto capire che, anche se non apparteniamo a nessun gruppo, non siamo soli (Walter).
Blink 182 – What’s my age again
Questa canzone ha rivoluzionato la mia vita. La prima volta che l’ho ascoltata, ero un adolescente in cerca di un senso. Mi sentivo perso e confuso, e non sapevo cosa volessi fare della mia vita. Ero in un momento difficile, e mi sentivo come se non avessi nessuno che mi capisse. Ma quando ho sentito questa canzone, è stato come se qualcuno mi avesse parlato direttamente. Sono corso a comprare una chitarra e ho iniziato a suonare. Ho trovato nella musica un modo per esprimere me stesso, e
per trovare un senso alla mia vita. La musica mi ha aiutato a crescere e a maturare, e mi ha dato la forza di superare le difficoltà. Oggi, sono un musicista professionista, e vivo la mia vita facendo ciò che amo. Sono grato a questa canzone per avermi cambiato la vita, e per avermi dato la possibilità di realizzare i miei sogni (Walter).
My chemical Romance – The black parade
The Black Parade è una svolta epocale nel suono dei My Chemical Romance. La canzone prende ispirazione dall’epicità dei Queen e la trasporta nel mondo sonoro
punk, creando un’esplosione di energia e potenza. Il brano inizia con un riff di chitarra potente e trascinante, seguito da una voce potente e vibrante. Il testo della canzone parla di un’anima in viaggio verso l’aldilà, ma che non è pronta a morire. La canzone è un inno alla speranza e alla rinascita, che ci ricorda che la morte non è la fine. L’immagine del paziente che si prepara a morire è una metafora della vita stessa.
Tutti noi, prima o poi, dobbiamo affrontare la morte. Ma, come la canzone ci ricorda, la morte non è la fine. È un passaggio verso qualcosa di nuovo e sconosciuto. Inoltre, il carisma di Gerard Way, il cantante, è una fonte di ispirazione per me sia come artista che come persona )Walter).
Bad Religion – Sorrow
Sono i pionieri del punk rock californiano degli ann’90, e ancora oggi sono l’emblema di un movimento che, pur non essendo più così potente come un tempo, è ancora vivo e presente. Ho sempre ammirato il loro modo di fondere la critica sociale con melodie potenti e coinvolgenti. Le loro canzoni trattano di temi importanti come la religione, la politica, la società e l’ambiente, e lo fanno in modo intelligente e provocatorio. Le loro melodie, invece, sono catchy e orecchiabili, e riescono a catturare l’attenzione dell’ascoltatore. Spesso, quando sono in studio, mi ispiro a loro per trovare nuove idee melodiche che mi consentano di rendere un pezzo ancora più speciale. Cerco di trovare un equilibrio tra melodia e critica sociale, proprio come fanno i Bad Religion. L’anno scorso sono stato ad un loro concerto ed è stato emozionante poter cantare con loro questo pezzo. Ho cantato insieme a loro Sorrow,
una canzone che ho sempre amato. È stata un’esperienza indimenticabile, e mi ha fatto capire quanto sia importante la musica per me (Walter).
Sum 41 – Still Waiting
Sono una delle mie band preferite di sempre. Ricordo ancora quando uscì Still
waiting: fu una vera e propria rivoluzione nel mondo del punk rock. Ero abituato a sentirli come una band pop punk leggera e spensierata, ma con questo disco mi hanno mostrato un lato più oscuro e profondo. I loro testi, che parlano di rabbia, frustrazione e disillusione, mi hanno fatto sentire meno solo. E la loro musica, aggressiva e potente, mi ha dato la forza di andare avanti. Grazie ai Sum 41, ho capito che la musica può essere una forza positiva, che può aiutare le persone a superare le difficoltà e a trovare la propria voce. Nei miei nuovi brani, cerco di portare avanti la loro eredità. Voglio scrivere canzoni che siano vere, che parlino delle emozioni che tutti noi proviamo. Voglio che la mia musica sia una fonte di ispirazione per le
persone, che le aiuti a sentirsi meno sole e a trovare la propria forza (Walter).
Simple Plan – I’d Do Anything
Ricordo i pomeriggi dell’estate del 2003, in cui ci alternavamo tra la scrittura delle prime canzoni dei Lost e la ricerca incessante di band alle quali ispirarci. Walter ed io avevamo scoperto online la loro esibizione al Jam Des Neiges del 2002, un momento iconico. Vedere cinque ragazzi scatenarsi su un palco, suonando la propria musica, con un pubblico euforico di fronte, rappresentava tutto ciò che la nostra band ambiva. Eravamo affascinati dalla loro energia, dal loro carisma e dalla loro passione
per la musica. Quel video è ancora impresso nella nostra memoria dopo 20 anni, suscitando mille emozioni. Ogni volta che lo riguardiamo, ci sentiamo come se fossimo tornati indietro nel tempo, a quegli anni spensierati in cui sognavamo di diventare musicisti professionisti. Quella esibizione dei Simple Plan è stata una vera e propria ispirazione per noi, e ci ha dato la forza di continuare a perseguire i nostri sogni (Roberto).
Goldfinger – Superman
Avevo 13 anni e, insieme alla diffusione della cultura del punk rock in Italia,
arrivava anche quella dello skateboard. Questi furono i miei anni dell’adolescenza, anni di libertà e di spensieratezza. La canzone Superman dei Goldfinger rappresentava perfettamente quella sensazione di libertà. La sua energia contagiosa e il suo testo ottimista mi hanno sempre trasmesso un senso di speranza
e di possibilità. Ricordo le giornate finite a giocare con la playstation dopo una sessione di prove, facendo a turno per accaparrarsi il successivo e aspettando la solita pizza: era tutto ciò che ci rendeva felici. Quella canzone era il nostro inno, la colonna sonora delle nostre giornate. Ci ha accompagnato nei momenti belli e
in quelli brutti, e ci ha aiutato a crescere e a maturare (Roberto).
Papa Roach – Last Resort
E’ un vero e proprio classico del nu metal, un genere che ha plasmato la mia
formazione musicale. Il riff di chitarra è uno dei più iconici di quel periodo, e ci ho messo mesi a perfezionarlo. Ancora oggi, non sono in grado di suonarlo esattamente come il chitarrista Jerry Horton. Il sound che i Papa Roach avevano creato era qualcosa di nuovo, unendo il rap al rock metal. Era un suono potente e aggressivo, ma allo stesso tempo melodico e orecchiabile. Dopo averli visti dal vivo l’estate scorsa, sono sempre più convinto che siano una delle migliori band in circolazione. La loro energia sul palco è contagiosa, e la loro musica è ancora oggi fresca e attuale (Roberto).
Jimmy Eat World – Sweetness
E’ la mia canzone per antonomasia. Mi basta sentire la prima parola per alzarmi di scatto e, con le braccia tese, urlare tutto il resto del brano. La prima volta che ho sentito questa band dal vivo, mi sono sparato più di mille chilometri in auto, ma ne è valsa la pena. Ho consumato i loro dischi e ho imparato ogni singola canzone con la chitarra. Il mio fanatismo è arrivato al punto tale che ho acquistato il modello di chitarra signature del cantante, Jim Adkins, due volte. È un pezzo che mi ha
accompagnato per tutta la vita, e continuerà a farlo per sempre (Roberto).
The Offspring – The Kids Aren’t Alright
Questa band è stata una delle poche di quegli anni a emergere nel mainstream. Negli anni in cui recuperare dischi punk rock era un’impresa titanica, trovare tra gli scaffali dei negozi Americana era un sospiro di sollievo. Ricordo come se fosse ieri le serate passate nei sedili posteriori dell’auto, rientrando da qualche luogo con la mia famiglia, dividendo le cuffiette con un amico pur di ascoltare il loro disco. Era un momento di complicità e di condivisione, in cui potevamo evadere dalla realtà e perderci nella musica. La canzone, ma in realtà tutto l’album, era una biblioteca di riff e melodie che ti si insinuavano in testa e non ne uscivano più. Erano canzoni che parlavano di vita, di amore, di rabbia e di disillusione (Roberto).
Fonte : Sky Tg24