Le migliori app gratuite per generare testi e immagini con l’IA

L’IA corre sempre di più e in un certo senso anche i suoi utenti non stanno più così fermi. Un anno fa, quando è stata lanciata ChatGpt, l’unica possibilità di sfruttare le capacità dell’intelligenza artificiale generativa era quella di accedere attraverso un browser e soprattutto una tastiera fisica.

Da quando le principali aziende che sviluppano IA hanno lanciato le loro app ufficiali, tutto è cambiato. Si possono generare testi e immagini in movimento, senza dover aprire una finestra del browser e soprattutto senza dover perdere tempo a digitare la propria richiesta: ora basta la voce.

Nei prossimi tre anni, dal 2024 al 2027,finiranno sul mercato oltre 1 miliardo di smartphone con a bordo un’intelligenza artificiale generativa simile a ChatGpt.

Ma chi non sa se riuscirà a mettere le mani sul prossimo top di gamma Samsung – il Galaxy S24, primo dispositivo dotato di IA generativa sviluppata dall’azienda sudcoreana – oppure non possiede l’ultimo smartphone Google – il Pixel 8 Pro che ha appena ricevuto un assaggio di Gemini, l’intelligenza artificiale più avanzata di Mountain View – o ancora non può attendere il prossimo iPhone – anche questo, a quanto pare, dotato di una nuova IA sviluppata direttamente da Apple – ha comunque a disposizione numerose app gratuite per sfruttare al massimo l’intelligenza artificiale anche su smartphone non proprio recenti. L’importante è che abbiano un sistema operativo Android o iOS.

L’app ufficiale dell’IA generativa sviluppata da OpenAI mette a disposizione un modello gratuito, ChatGpt 3.5, e uno invece più potente a pagamento, chiamato ChatGpt 4. Chi è abbonato a ChatGpt Plus (il costo è di 20 euro mensili più le tasse) può usare entrambi i modelli. Si accede, in ogni caso, attraverso una registrazione: serve una mail generica oppure un account Google, Apple o Microsoft.

Il valore aggiunto dell’app, per chi usa la versione “free”, è che si può usare la voce per fare domande all’IA: basta cliccare sull’icona a forma di cuffia che si trova in basso a destra, vicino alla barra riservata al testo. Importante: si può “dialogare” con l’app in diverse lingue, tra cui l’italiano.

Chi ha accesso a ChatGpt 4 ha vantaggi ulteriori: può creare immagini a partire da una descrizione testuale anche in movimento, e poi può condividerle con app come Instagram o WhatsApp, Inoltre gli iscritti a ChatGpt Plus possono sfruttare anche su dispositivo mobile la capacità dell’IA di “vedere” e analizzare le immagini che le vengono sottoposte. Su smartphone questa operazione è molto comoda e utile perché si può usare anche la fotocamera del dispositivo per caricare immagini. Per esempio si può fotografare il grafico presente su un libro, e chiedere a ChatGpt di spiegarlo. Oppure si può fare una foto a una stanza della casa per avere idee su come arredarla.

Copilot è l’intelligenza artificiale generativa di Microsoft ed è una valida alternativa per coloro che vogliono provare – gratis – la versione più potente di ChatGpt. Con Copilot infatti si accede a ChatGpt4, la versione più avanzata dell’IA sviluppata da OpenAI, capace di generare testi ma anche immagini, e di farlo nel modo più “creativo” possibile. L’app è gratuita e la registrazione – attraverso la creazione di un account Microsoft – è consigliata: in questo modo si conservano le conversazioni con l’IA e si possono recuperare informazioni preziose.

Anche l’app di Copilot dà la possibilità di effettuare domande con la voce. A differenza di ChatGpt, Copilot è in grado di enunciare il testo che ha generato con una voce virtuale. Se le è stata fatta una domanda in italiano, risponderà nella nostra lingua. Rispetto alla versione “free” di ChatGpt, inoltre, Copilot mette a disposizione degli utenti la ricerca sul web, attraverso il motore di ricerca Bing di proprietà di Microsoft. Tutte le informazioni fornite vengono accompagnate da riferimenti alle varie fonti (vale a dire siti web) utilizzate dall’IA.

Altra particolarità di Copilot: consente, attraverso un plug-in chiamato Suno, di creare brevi canzoni a partire da una descrizione testuale. Fa tutto l’IA: genera i versi, l’accompagnamento musicale e la voce che interpreta il brano inedito.

Poe è una piattaforma creata da Adam D’Angelo, uno dei membri del consiglio di amministrazione di OpenAI nonché il fondatore di Quora. Si accede attraverso una registrazione – anche in questo caso serve una mail oppure un account Google o Apple – e si può usare gratuitamente.

La particolarità di Poe è che raggruppa, su un’unica app, tutte le principali intelligenze artificiali generative in circolazione, anche quelle che non hanno un’interfaccia specifica – come Llama 2 di Meta – e quelle che in Italia non sono disponibili, come Claude 2 di Anthropic, una delle IA più potenti perché è capace di gestire, volendo, un testo equivalente a quello di un breve romanzo (ChatGpt 4, invece, si ferma a circa 8.000 caratteri).

Insomma Poe è un ottimo strumento per sperimentare le varie IA. L’utilizzo gratuito, tuttavia, è limitato a un numero ridotto di domande e risposte giornaliere. In alternativa c’è un piano di abbonamento che prevede un costo di 29,99 euro mensili o 229,99 euro annuali.

Tra tutte le app dedicate all’IA generativa, quella proposta da Inflection – una delle aziende più influenti al mondo nel campo dello sviluppo di intelligenza artificiale – è la più minimalista. Si accede con registrazione – anche attraverso account Google, Facebook e Apple – e di fatto si ottiene un “assistente personale” pronto a rispondere alle domande di tutti i giorni in modo educato e gentile. Rispetto a Copilot e ChatGpt, Pi non ha velleità creative: non può generare immagini, per esempio. Il suo ideatore – Mustafa Suleyman, Ceo di inflection e co-fondatore di DeepMind – ha concepito questa IA come strumento per essere più produttivi. Tant’è vero che, cliccando sul simbolo “Pi” vicino alla barra riservata al testo, si accede alla modalità “ProductivityPI” che aiuta a svolgere diversi compiti, come la scrittura di una mail o la trascrizione di un meeting, o la traduzione di una frase.

Il punto forte di Pi è proprio la semplicità d’uso. È un’IA senza fronzoli, che consente di rimanere focalizzati sul compito che si intende svolgere. C’è anche la possibilità di far leggere all’IA le risposte che ha generato.

Se lo scopo non è generare testi o immagini, ma invece è quello di ampliare le proprie conoscenze e comprendere meglio un concetto o un argomento, allora l’app di Peplexity fa il lavoro migliore.

Perplexity si può definire un motore di ricerca intelligente: comprende il linguaggio naturale e lo usa a sua volta per fornire le sue risposte. Perplexity può attingere ai fatti più recenti per generare le sue risposte. E il suo asso nella manica è il modo in cui “orienta” la conversazione che segue, suggerendo autonomamente tre domande che possono approfondire un determinato tema. A volte è sufficiente lasciarsi guidare dalla IA per fare delle scoperte inaspettate.

In basso, sotto la barra riservata al testo per fare domande (ovviamente anche in italiano), oltre al tasto “Home” che corrisponde alla schermata principale ce ne sono altri due: “Discover” è simile all’omonima IA di Google che propone all’utente notizie sulla base dei suoi interessi; “Library” è invece la sezione che conserva tutte le ricerche effettuate in passato con Perplexity. Per usufruire di questa “libreria” è però necessario registrarsi – gratuitamente – usando una mail generica oppure un account Google o Apple.

Si può usare la voce – cliccando sull’icona che raffigura un microfono – per fare domande all’IA, ma nel caso di Perplexity si ottengono solo risposte scritte.

Fonte : Repubblica