Permesso di residenza fino a due anni per chi sceglie di fare della Corea del Sud la base del suo smart working. Ma per ottenerlo occorrerà dimostrare di poter contare su un reddito annuo di 60mila euro. Misura in linea con l’obiettivo di attrarre una fetta appetibile di consumatori contando sulle proprie infrastrutture tecnologiche.
Seoul (AsiaNews) – Seoul inaugurerà l’anno nuovo con l’introduzione di una nuova, particolare, tipologia di visto: il digital nomad visa. L’iniziativa è complementare al più ampio progetto della Corea del Sud di attrarre nuovi turisti per la ripresa economica e va ad affiancarsi a un’altra cinquantina di Paesi che hanno compiuto scelte simili con l’esplosione dello smart working seguita alla pandemia.
Il nuovo tipo di visto sarà destinato esclusivamente a quanti, lavorando da remoto, scelgono di stabilirsi per un breve o medio periodo in un luogo al di fuori del loro confine nazionale. I nomadi digitali costituiscono una fonte di guadagno importante per i Paesi che li ospitano. Essi, infatti, tendono a spendere gran parte dei loro guadagni nelle comunità che li ospitano, supportando le imprese locali soprattutto nel settore turistico e dell’ospitalità, Fino ad ora i cittadini stranieri che decidevano di diventare nomadi digitali in Corea del Sud si avvalevano di un visto turistico per una permanenza massima di 90 giorni. Con il visto per nomadi digitali invece la permanenza potrà essere estesa fino a due anni.
Non tutti i lavoratori da remoto, però, potranno essere considerati idonei per questo tipo di visto. Secondo quanto riportato dal Korea Herald, gli interessati dovranno dimostrare di percepire un reddito annuo di oltre 84,96 milioni di won (circa 60 mila euro ndr). I candidati sono inoltre tenuti a possedere un’assicurazione sanitaria privata con una copertura di almeno 100 milioni di won per garantire il rimpatrio in una situazione di emergenza. Il visto, una volta ricevuto, consente di portare con sé anche eventuali coniuge e i figli (età inferiore ai 18 anni), ma non consente di candidarsi per posizioni lavorative in Corea.
Il visto potrebbe riscuotere un successo significativo per via del clima favorevole che la Corea del Sud offre a quanti lavorano da remoto in professioni dal campo dell’arte o della scrittura fino a quello dell’analisi dati che dipendono fortemente dalle infrastrutture digitali, campo in cui la Corea del Sud è all’avanguardia. Il Paese non solo è uno dei più sviluppati a livello tecnologico, ma si avvale di una delle connessioni internet più veloci ed estese del mondo. Nel Paese è inoltre considerevole la diffusione di Internet cafè o di altre forme di spazi di co-working, molti dei quali aperti a ogni ora ogni giorno della settimana. Il Paese è anche ricco culturalmente rendendo credibile la sua capacità di attrarre coloro che hanno deciso di fare del turismo uno stile di vita.
L’iniziativa potrebbe rivelarsi di importanza strategica per la Corea del Sud che punta entro il 2027 ad ospitare 30 milioni di turisti all’anno e a raggiungere almeno 27 miliardi di euro in entrate legate al settore. Per la realizzazione di questo obbiettivo l’attrazione di nuovo capitale umano risulta fondamentale e oggi i nomadi digitali costituiscono già una fetta di consumatori appetibile e destinata a crescere. I nomadi digitali sono infatti nel mondo già circa 35 milioni, e il loro numero potrebbe raggiungere il miliardo entro 2035, arrivando a costituire oltre il 10% della popolazione globale.
Fonte : Asia