Italia, dicembre 1983.
C’erano i Covelli a Cortina e ok. Poi c’era Pertini al Quirinale, il duplex nelle case, la Fiat Ritmo nelle strade, pellicce, montoni.
Al cinema caso vuole che in quei giorni usciva pure quell’altra luminaria cinenatalizia che è Una poltrona per due, 007 era Roger Moore, e al primo posto al cinema c’era Il ritorno dello Jedi. Quarant’anni dopo la Forza dei fratelli Vanzina è ancora con noi.
Girato in poche settimane a metà settembre (molta della neve che vediamo è finta), Vacanze di Natale è un’intuizione di Aurelio De Laurentis. Raccontiamo Natale a Natale, istant movie, attori giovani e musica, battuta e musica, battuta e musica.
Quell’anno esplode De Sica, fa il botto Calà, nasce un genere che 10 anni dopo sarà chiamato “cinepanettone”, nasce con un font preciso, un format tutto suo che durerà a lungo: le Feste, Nord, Sud, ricchi, poveri, tantissime corna, poi si perderà per strada “vacanze” nel titolo, la comitiva liceale e resterà solo Natale, in giro per il mondo.
Ma Vacanze di Natale 83 è un’altra cosa. Lo sanno i fanclub in giro per l’Italia, gruppi di devoti della famiglia Covelli che neanche per gli Skywalker. Sarà per la scrittura e la regia semplice ma non facile dei Vanzina, per i capelli biondi della povera Karina Huff che non c’è più, per il milanese di Nicheli (“Alboreto is nothing”), per il faccione di Calà, il clima familiare, il sorrisone di De Sica, il calcio romantico da sfondo (“che farà Tonino Cerezo a capodanno?”), per una goliardia pre woke che col tempo lo ha reso quasi trasgressivo, o sarà per Mike Oldfield, Lu Colombo, Gazebo, Grazie Roma, Lucio Dalla. Una colonna sonora di 22 canzoni che non accompagnano il film, sono il film.
Vacanze di Natale, una fotografia in 4 k degli anni 80
Vacanze di Natale alla fine è una fotografia in 4k degli anni 80: spensieratezza, menefreghismo e, vista oggi, molta tenerezza. I suoi primi 40 anni (altro film di Vanzina) se li porta benissimo, e rivive ogni anno nel campionato dei grandi classici. Calà è un po’ la nostra Mariah Carey, Mariah Gerry con il suo Maracaibo al pianoforte, il nostro Mamma ho perso l’aereo, il nostro Santa Claus a Cortina. Se casa Cupiello era il presepe, casa Covelli è l’albero.
E siamo a Covelli, Garrone, che nel film pronuncia sei o sette parole in croce in un crescendo di sticazzismo sornione che porta a quella frase, quel digestivo collettivo delle Feste che da 40 anni, il 25 sera, ci libera tutti dicendo lui, al posto nostro, che pure sto Natale…
approfondimento
Vacanze di Natale (1983), le curiosità sul film dei fratelli Vanzina
Fonte : Sky Tg24